Ho partecipato all'inaugurazione dell'interessante Master che si terrà alla Link Campus University, oggetto l'Anticorruzione, direttore scientifico l'amico Massimiliano Annetta. Se ne parlerà su L'Opinione e poi sul blog.
Intanto, a pranzo, Max mi dà una buona notizia : Davigo, l'attuale leader della anm, tra un anno andrà in pensione. Questa sarebbe un'ottima cosa per i cittadini italiani, tutti colpevoli in pectore. Benissimo che un giudice che coltiva la certezza della colpevolezza - il problema antipatico è provarla, ma con la giurisprudenza creativa si può superare - a dispetto del principio costituzionale che recita esattamente l'opposto, smetta di andare in aula. Ed è bene che un simile provocatore lasci la presidenza di un posto che è già abbastanza fazioso di suo senza bisogno di boss siffatti.
Il Maestro Domenico Battista mi esorta ad esprimermi su una divertente metafora calcistica proposta da Mauro Anetrini, che immagina l'Unione Camere Penali in stile Atletico Madrid, e quindi difesa arcigna e perfetta per poi colpire in veloci contropiede, contro lo strapotere offensivo del Barcellona - anm.
Mi diverte, ma non la vedo del tutto. Francamente non capisco chi sia il trio delle meraviglie nella anm, e mi rifiuto di assimilare Davigo a uomini che hanno il pregio di far divertire la gente con il loro talento (penso a Messi e Neymar). Posso invece essere d'accordo che gente dal temperamento del Cholo Simeone sia più adatta ad affrontare lo strapotere magistratuale, sempre e particolarmente in questo momento che lor signori si sono dati un capo guerrafondaio.
Francamente, l'attuale guida dell'Unione non mi pare adatta alla bisogna.
Di Anetrini mi è piaciuto di più un post precedente, che infatti riporto, nel quale si mette in dubbio la "terzietà" di un giudice come Davigo.
Fatta la captatio benevolentiae di rito sull'intelligenza e l'onestà intellettuale del magistrato- sicuramente sincera, ché Mauro non è uomo di blandizie - ineccepibili sono le dure contestazioni mosse al dr. Davigo : può uno che predica, anche nelle scuole, la convinzione che esistano solo colpevoli essere un giudice sereno e "terzo", equidistante tra le ipotesi di accusa e difesa. Avrà mai un "dubbio", ragionevole che sia, un uomo siffatto ?
La domanda è retorica, come forse la mia : chiudete gli occhi e rispondete con sincerità, vorreste mai essere giudicati in un processo da un uomo che la pensa così ?
Attenzione, un pizzico di scaramanzia è d'uopo, che magari mentite a voi stessi e un domani vi ci ritrovate...
E ancora, è proprio utile che nelle scuole vadano in giro persone siffatte ? Le famiglia italiane sono già impastate di giustizialismo pancista senza bisogno che si aggiungano pessimi maestri.
Buona Lettura
MAURO ANETRINI
Una ne fa e
cento ne pensa. Non c’è niente da fare, il presidente dell’Associazione
Nazionale Magistrati è fatto così: un giorno va in televisione e dice che
questo è il Paese in cui i ladri ed i corrotti sono (degli) impuniti e che la
prescrizione è una iattura tutta italiana; il giorno dopo, partecipa ad un
incontro con i giovani nelle scuole e se la prende con gli avvocati,
trasformati in voraci moltiplicatori di contenzioso inutile, grave ostacolo all’affermazione
della Giustizia; tra un incontro e l’altro dice che la pubblicazione del
contenuto di intercettazioni coperte da segreto o irrilevanti non è un danno e,
se lo è, rappresenta un danno rimediabile.
E il terzo giorno? Che cosa fa il terzo giorno? Riposa, forse? No. Fa il Giudice. Mette in pratica, devo presumere in termini di assoluta coerenza, le cose che dice quando è in giro per l’Italia. Fa il Giudice e decide il destino delle persone. Lui che sostiene le idee che ho appena sintetizzato, fa il Giudice, vale a dire mette i panni di un soggetto che, secondola
Costituzione , deve essere terzo ed imparziale.
Sulla imparzialità di Piercamillo Davigo non ho nessun dubbio. La sua onestà
intellettuale è fuori discussione, come la sua preparazione e la sua
intelligenza. Quando parliamo di lui, non dimentichiamo mai che ci riferiamo ad
una persona seria, preparata, corretta e capace.
Qualche dubbio - anzi: molti dubbi - ho sulla sua terzietà, Secondo l’Enciclopedia Treccani, “ il giudice terzo è quello che si pone in una posizione di assoluta indifferenza e di effettiva equidistanza dalle parti contendenti”.
E il terzo giorno? Che cosa fa il terzo giorno? Riposa, forse? No. Fa il Giudice. Mette in pratica, devo presumere in termini di assoluta coerenza, le cose che dice quando è in giro per l’Italia. Fa il Giudice e decide il destino delle persone. Lui che sostiene le idee che ho appena sintetizzato, fa il Giudice, vale a dire mette i panni di un soggetto che, secondo
Qualche dubbio - anzi: molti dubbi - ho sulla sua terzietà, Secondo l’Enciclopedia Treccani, “ il giudice terzo è quello che si pone in una posizione di assoluta indifferenza e di effettiva equidistanza dalle parti contendenti”.
Do per
scontato che non faccia il tifo per l’Accusa (che, a lungo, ha sostenuto); non
mi fido delle sue idee, che non condivido e che non mi piacciono affatto.
Qualcuno dirà: quando giudica, se ne spoglia. Non ci credo. Perchè, un uomo, dovrebbe appendere sull’attaccapanni soprabito e bagaglio culturale quando fa il Giudice? Qualcuno è disposto a credere che sia così?
Piercamillo Davigo dice che non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti. Lo dice, sono certo, perchè lo pensa, come pensa le altre cose che dice. Sarebbe illogico presumere che egli cambi idea quando varca le soglie del palazzaccio di piazza Cavour.
E, dunque, se non cambia idea, le mie perplessità sono quantomeno giustificate.
Io distinguo l’uomo che fa politica da quello che fa il Giudice. Quando parla come Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, credo parli a nome dei Colleghi che lo hanno investito della carica. In questo caso, contesto le sue idee e accetto il confronto.
Quando, invece, siede dietro lo scranno, il gioco si fa più complicato. Mica possiamo intavolare un dibattito e dircene di tutti i colori. Sarebbe inelegante e sconveniente.
Allora che cosa mi resta da fare? Aprire una bella discussione sugli articoli 36 e 37 del codice di procedura penale. Chiedere, a chi di dovere, di dare una lettura costituzionalmente orientata di quelle norme e dirmi se la condizione di terzietà prevista dall’articolo 111 della Costituzione può dirsi davvero rispettata.
Qualcuno dirà: quando giudica, se ne spoglia. Non ci credo. Perchè, un uomo, dovrebbe appendere sull’attaccapanni soprabito e bagaglio culturale quando fa il Giudice? Qualcuno è disposto a credere che sia così?
Piercamillo Davigo dice che non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti. Lo dice, sono certo, perchè lo pensa, come pensa le altre cose che dice. Sarebbe illogico presumere che egli cambi idea quando varca le soglie del palazzaccio di piazza Cavour.
E, dunque, se non cambia idea, le mie perplessità sono quantomeno giustificate.
Io distinguo l’uomo che fa politica da quello che fa il Giudice. Quando parla come Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, credo parli a nome dei Colleghi che lo hanno investito della carica. In questo caso, contesto le sue idee e accetto il confronto.
Quando, invece, siede dietro lo scranno, il gioco si fa più complicato. Mica possiamo intavolare un dibattito e dircene di tutti i colori. Sarebbe inelegante e sconveniente.
Allora che cosa mi resta da fare? Aprire una bella discussione sugli articoli 36 e 37 del codice di procedura penale. Chiedere, a chi di dovere, di dare una lettura costituzionalmente orientata di quelle norme e dirmi se la condizione di terzietà prevista dall’articolo 111 della Costituzione può dirsi davvero rispettata.
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