Tra le varie cose che non mi piacciono dei grillini, per cui non appartengo a quegli elettori di centro destra che, in odio a renzino, votano ortottero ai ballottagi, due sono esiziali :
1) il loro giustizialismo. Sono gli eredi del "popolo dei fax", dei "girotondi" delle "sciarpe viola", quelli de "intercettateci tutti" "buttate via la chiave", sta roba qui... Gente per la quale Tortora...chissà se poi era veramente innocente ! Per loro le garanzie sono degli orpelli, anzi i cavilli utili a quei senza etica degli avvocati per tenere fuori di galera i criminali. Adesso che i loro politici stanno facendo un po' di carriera, magari scopriranno che "presunzione di innocenza" non è una bestemmia, e dimettersi per un avviso di garanzia nemmeno quella gran figata che finora hanno pensato, saltellando come canguri al grido di "onestà, onestà".
2) il reddito di cittadinanza. Non lavori ? Non fa nulla, sei nato e tanto basta perché lo Stato di debba campare... Ora, io capisco tutto : la globalizzazione e la digitalizzazione hanno creato grossi problemi di occupazione soprattutto al ceto medio basso - quindi la maggioranza - e trovare un lavoro non è semplice nell'occidente di oggi. Lo risolviamo come ? Io, prima dei grillini, avevo sentito proposte non facili da realizzare ma sensate, prese copiando i soliti, più efficienti, modelli del Nord Europa : introduzione di una VERA indennità di disoccupazione, e corsi di formazione finalizzata al ricollocamento di quelli che avevano perso il posto.
Roba fantascientifica da noi, e anche costosa, ma almeno conservando un principio fondamentale : lavorare si deve. E quindi, se non accetti il lavoro che l'ufficio di collocamento ti propone PERDI l'assegno di disoccupazione, così come se non frequenti i corsi di aggiornamento. Insomma solidarietà ed aiuto al disoccupato incolpevole, ma niente per il nulla facente.
Certo, difficile far passare un principio del genere in un paese dove alcuni, troppi, giudici, mantengono assegni di mantenimento a figli trentenni che rifiutano lavori "non adeguati" alle loro aspirazioni... Ultima considerazione, prima di lasciarvi a Sergio Romano - il quale, rispondendo ad un lettore, ricorda come 'sto reddito di cittadinanza, al momento, non è applicato da nessuna parte nel mondo ! - : ve la immaginate, nel paese del trionfo dell'assenteismo, delle false malattie, delle pensioni di invalidità truccate, una legge che ti soccorresse con un reddito assegnato solo sulla base che esisti e non hai un lavoro ?
Qui mica siamo in Svizzera, dove oltre il 70% ha respinto come balzana una simile idea.
Quindi, anche immaginando, come confido, che mica saranno del tutto folli, che siano previste un minimo di regole stringenti per accedere e, del caso, perdere questo diritto, sono certo che sarebbero raggirate e stravolte per creare semplicemente un nuovo modo per sperperare soldi (tantissimi in questo caso) pubblici.
Non sono due piccole cosette. Ci pensino quegli amici, garantisti e/o liberali, che so aver ceduto alle lusinghe delle sirene grilloidi.
Reddito di cittadinanza Chi lo vuole,
chi lo teme
Può darsi io non l’abbia capita, ma la proposta di «reddito di cittadinanza» reiterata fino alla nausea dal Movimento 5 Stelle mi sembra quanto di più immorale si possa concepire: pagare i cittadini, addirittura l’intera popolazione, senza che svolgano
alcun lavoro? A parte che dal punto di vista economico si arriverebbe rapidamente alla bancarotta dello Stato, che fondamento etico avrebbe una società in cui si guadagna senza lavorare? Lei che ne pensa? Negli altri Paesi europei qual è la reale situazione riguardo questa questione?
Caro Peres,
Alla domanda con cui lei conclude la sua lettera rispondo che l’Ubi (Unconditional basic income, incondizionato reddito di base) non esiste in alcun Paese europeo e che gli elettori svizzeri, qualche settimana fa, ne hanno respinto la proposta con il 77% dei no contro il 23% dei sì. Ma l’idea continua a circolare ed è stata discussa durante un incontro di esperti di mercato del lavoro organizzato dalla Commissione di Bruxelles nello scorso aprile. Secondo alcuni studiosi, la voglia dell’Ubi è provocata da fenomeni frequentemente denunciati negli scorsi anni: il precariato e la drammatica crescita del divario fra ricchezza e povertà registrata in tutte le economie industriali avanzate.
Lord Robert Skidelsky, professore emerito di politica economica e autore di una monumentale biografia (tre volumi) di John Maynard Keynes, ritiene che all’origine del rinnovato interesse per il salario di base vi sia l’uso dei robot per un numero sempre maggiore di attività manuali. Esistono previsioni che danno per possibile l’automazione, nell’arco di vent’anni, di una percentuale dei mestieri oscillante fra il 25 e il 30 per cento. Ma vi sono anche correnti di pensiero per cui il lavoro è sempre una costrizione che offende la dignità umana. Se l’automazione aumenterà il reddito delle imprese e la ricchezza nazionale, perché non dovremmo utilizzare i nuovi mezzi per assicurare a tutti un salario di base? A chi sostiene che l’Ubi, comunque, non sarebbe finanziabile, Skidelsky risponde che molto dipende da quali e quanti servizi sociali, ora assicurati dallo Stato, verrebbero eliminati. L’introduzione dell’Ubi, infatti, dovrebbe essere accompagnata da una revisione dell’intero Stato sociale, dalle pensioni ai sussidi di disoccupazione, dai crediti di imposta al sistema sanitario nazionale.
Resta naturalmente, caro Peres, il problema etico. Il lavoro non è soltanto costrizione. È anche formazione della propria personalità, impegno morale, creazione. Prima del referendum svizzero è apparso sui muri di alcune città un manifesto su cui era scritto: «Se lo Stato si occupasse del vostro reddito, che cosa fareste?». Secondo gli oppositori dell’Ubi, la risposta generale sarebbe «Niente».
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