venerdì 16 dicembre 2016

I COLLEGHI CHE REGALANO LE LORO FERIE . UNA BELLA STORIA DI NATALE

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Bè, siamo al 16 dicembre, una storia di Natale ci vuole, e quella postata da Gramellini su La Stampa mi sembra utile alla bisogna.
Per di più in un'epoca dove la sensazione, personale ma so diffusa, è che gli italiani si siano inaspriti, immagino perché si erano immaginati di essere diventati ricchi, o comunque tutti benestanti, e hanno scoperto che non è esattamente così.
Io, bambino negli anni 60 del secolo scorso, mi ricordo le vie di Roma piene di luci a Natale, e questo anche in strade semplici, non solo quelle dei grandi negozi.
Ora non è più così.
Eppure sono sicuro che 50 anni non eravamo più ricchi di oggi...
Diversi però sì.
Forse più fiduciosi, forse più semplici.
Un po' migliori dai.
E allora ben venga questa storia di bella solidarietà tra colleghi, anche sconosciuti.
Riscalda.
Buona Lettura


LaStampa.it


COLLEGHI DI NATALE


massimo gramellini

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Il bene non si commenta, si racconta. C’è questa giovane operaia di Marostica con una bimba di sei anni colpita da una malattia degenerativa. Per accudirla servono tanti soldi e tanto tempo. L’operaia esaurisce prima i soldi e poi il tempo: tutto il monte ferie accumulato. Ricorre al congedo previsto dalla legge 104, ma domani scadrebbe anche quello e non le resta che rinunciare allo stipendio, mettendosi in aspettativa. Si trascina dal capo del personale a comunicargli la sua scelta obbligata, ma si sente rispondere che può tornare tranquillamente al capezzale della figlia. I colleghi hanno raccolto 198 giorni di ferie e li hanno infiocchettati per lei. Sotto l’albero le faranno trovare quanto possiedono di più prezioso: il loro tempo. Quand’ero piccolo mia nonna diceva che gli unici regali che valgono sono quelli in cui il donatore rinuncia a qualcosa di suo. Mi sembrava una predica da vecchi. Ora non più, forse sto diventando vecchio anch’io. 
 
Ciascuno ha contribuito alla colletta in base alle proprie possibilità: i neoassunti regalando qualche ora, i più anziani addirittura una settimana. L’aspetto più straordinario di una storia già così poco ordinaria di suo è che l’azienda in cui lavora quell’operaia è piuttosto grande e molti di coloro che hanno rinunciato alle ferie conoscevano la beneficiata soltanto di sfuggita. Alcuni non la conoscevano proprio. Perché lo hanno fatto, allora? Il bene non si
commenta, si racconta. Almeno ogni tanto, per ricordarsi che c’è.  

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