mercoledì 15 febbraio 2017

LA TRISTE FINE DELLA FIABA DI LEICESTER . I TIFOSI PLANETARI SPARITI

Risultati immagini per trionfo  del leicester sui giornali

Be' tutti spariti i tifosi planetari del Leicester ?  I romantici affascinati dalla favola ? Dall'ennesima riedizione del mito di Davide e Golia ?  Quelli che celebravano il mite Ranieri contrapposto all'istrionismo esibizionistico di Mourinho ?
Naturalmente anche io rimasi sbalordito dall'impresa dei blues condotti dal perdente garbato del calcio italiano, però ero certo che, esattamente come per le fiabe, non ci dovrebbe essere un seguito al "The End", per poter sognare che veramente "vissero tutti felici e contenti".
Troppi giocatori normali toccati dalla magia di una stagione irripetibile, a cominciare da quel teppistello mancato di Vardy.
Aggiungici la partenza di quei pochi campioni veri, penso a Kanté, ed eccolo là : la favola diventa incubo.
Però così buio nemmeno io lo avevo pronosticato. Mi immaginavo un drastico ridimensionamento, l'impossibilità assoluta di ripetere l'impresa, ma non il tracollo.
Qui è concreta l'eventualità che il Mister osannato dalla cittadina venga esonerato prima della fine del campionato !
E che la squadra campione d'Inghilterra retroceda l'anno dopo il trionfo. 
Già rientrare nella norma dispiace, ma qui si è oltre.
Quasi una nemesi, la vendetta della dura realtà, fatta di fatturati, di bacini di tifosi, di merchandising, di ingaggi e monte premi stratosferici, contro la sporadica, fantastica avventura di un gruppo che, una volta, vince la sfida, normalmente persa.
Fiumi di inchiostro, di osanna, di celebrazioni entusiaste.
Oggi ?
Nemmeno "mi dispiace".
Ebbene, io, che non mi sono estasiato del miracolo, oggi lo scrivo.
Mi dispiace. Non credo alle favole, ma quando finiscono male un po' mi rattristo.
E Claudio Ranieri resta un uomo garbato che non meritava questo risveglio.


Il Corriere della Sera - Digital Edition

Il castigo di Leicester
I campioni traditori contro il re Ranieri

Il tecnico: «Io, troppo fedele a chi ha vinto»

 Risultati immagini per crollo del leicester

Come Enzo Bearzot a Messico 86 e Marcello Lippi al Mondiale 2010 del Sudafrica, anche Claudio Ranieri sta pagando con interessi altissimi un debito di riconoscenza che lo ha avvicinato all’esonero, ormai a un passo. La favola del piccolo Leicester, quotato 5.000 a 1 la passata stagione dai bookmaker tanto era impossibile che diventasse campione d’Inghilterra, si è trasformata nove mesi dopo in un’orrida storiaccia di liti, voltafaccia e tradimenti. Quartultimo in classifica con appena un punto di vantaggio sulla zona retrocessione, strapazzato da 5 sconfitte consecutive e senza neppure un gol segnato nel 2017, il Leicester rischia di eguagliare il record negativo del 1938, quando il Manchester City retrocedette l’anno dopo aver conquistato il titolo.

In città l’atmosfera è spettrale, di nuovo allineata al grigiore dell’anonimo centro inglese. La conquista del titolo della Premier League, El Dorado del calcio moderno, aveva aperto le prime pagine dei giornali mondiali: era la rivoluzione inseguita e vinta dai piccoli sui potenti. A maggio si dipingevano murales con Ranieri, ora il sogno è svanito. La tifoseria è divisa: buona parte invoca l’esonero, pochi gli danno ancora credito, qualcuno intona il suo nome sugli spalti, ma il «Ranieri oh-oh-oh-oh» sulle note di «Volare» sembra una presa in giro.

Una profonda spaccatura, specchio riflesso della tetra atmosfera in spogliatoio. La fronda inglese trama per cacciarlo, come una corte contro il vecchio re stanco. Il bomber Vardy, trasformato da Ranieri da ex galeotto in principe dei goleador, ha chiesto la sua testa. Solo 5 reti quest’anno per Vardy, tornato con Drinkwater e Mahrez, a essere un modesto mestierante. Partito Kanté, che rivincerà il titolo con il Chelsea, la squadra si è sfaldata.

«Forse sono stato troppo fedele a quei calciatori che hanno vinto il titolo — ammette Ranieri —. Quando ottieni qualcosa di così bello, vuoi dare loro una chance, due, tre, ma forse ne ho date troppe».

Le occasioni sono però finite. C’è chi dice che Ranieri sia stato troppo morbido nello spogliatoio, chi accusa i giocatori di essersi montati la testa, di aver pensato davvero di poter reggere il confronto con Ibrahimovic e Pogba, anche perché la conquista della Premier ha portato a triplicare tutti gli ingaggi e Vardy a Hollywood per trasformare la sua storia in film. Vichai Srivaddhanaprabha, il presidente thailandese dal nome impronunciabile, ha confermato la fiducia all’allenatore, ma è una prassi che lascia il tempo che trova. Ne scrivono di tutte su Ranieri, i più buoni rispolverano il soprannome Tinkerman (il pasticcione), i falchi volteggiano già sul «dead man walking» e spingono per l’esonero. Lui è deciso a reprimere la rivolta interna. «Ovviamente devo cambiare qualcosa, non è possibile continuare in questo modo», è il messaggio con cui ha silurato i senatori, sprofondati dopo l’ultima sconfitta con lo Swansea. Il paradosso del Leicester è che rischia di retrocedere, ma per la prima volta nella storia ha disputato la Champions League, si è qualificato da primo nel girone e tra una settimana agli ottavi incontrerà il Siviglia. Chissà se Ranieri ci arriverà, atteso sabato dalla trasferta a Millwall, in Coppa d’Inghilterra. È sospetto però che il tecnico romano abbia rieditato una battuta del suo nemico storico (con cui i rapporti sono stati ricomposti) José Mourinho. «Penso di essere ancora l’uomo giusto per questo posto», ha detto Ranieri. Le stesse parole usate da Mou al Chelsea, proprio dopo la sconfitta con il Leicester che gli costò la panchina. E anche Mourinho era campione in carica. «Dilly ding dilly dong», scampanava Ranieri l’anno scorso. Ma ora quella del Leicester in Premier League è una marcia funebre.

Guido De Carolis

Nessun commento:

Posta un commento