Enrico Costa è uno dei "traditori" del Popolo delle Libertà, che trasmigrò nel nuovo centro destra inventato da Alfano per raccogliere i sostenitori del governo Letta -e poi Renzi, e poi Gentiloni...- quando il Cavaliere aveva deciso di ritirare la fiducia, causa voto al Senato per la sua decadenza da senatore (in realtà lui poi anticipò l'esito di quel voto, dimettendosi prima, se non ricordo male).
Sappiamo le giustificazioni degli alfaniani : senso delle istituzioni, l'Italia bisognosa di stabilità...
Sono più o meno sempre le stesse le ragioni dei "responsabili".
Il fatto che siano stati eletti con voti che mai avrebbero avuto se non perché schierati con la formazione che abbandonano non li sfiora.
Poi però le elezioni tornano, malgrado loro, che ovviamente non farebbero rivotare mai gli italiani, e allora scatta il terrore che gli elettori non abbiano capito, e quindi apprezzato, quel "profondo senso dello stato" che li ha convinti a cambiare bandiera, e quindi non li rieleggeranno, accusandoli piuttosto di poltronismo inveterato.
DI qui il panico di una parte, che sa che mai sarà accolta (o riaccolta) su sponde più sicure, e l'agitarsi di altra che spera nel "perdono".
Le posizioni di Costa su varie questioni - stepchild adoption, riforma del processo penale, ius soli, mi hanno visto e mi vedono d'accordo con lui, e lo ritengo il "meno peggio" dei transfughi.
Ma il fatto resta, e la lettera che gli dedica un amico vero, sodale di idee liberali, Mauro Anetrini, merita di essere letta e meditata
Lettera ad un amico.
Caro Enrico,
credo che la nostra vecchia amicizia legittimi me a rivolgerTi due parole e consenta a Te di prenderle per quello che sono, lo sfogo di un amico affezionato e sincero....
Tu hai sbagliato; hai sbagliato due volte. La prima, quando, pur eletto con i voti del centrodestra, hai scelto di sostenere direttamente ed in prima persona il Governo dei nostri avversari. Non ho mai pensato, neppure per un solo istante, che tu abbia seguito Angelino Alfano per occupare una poltrona: ho troppa stima di Te e so bene che faresti mai mercimonio delle Tue idee per guadagnarTi un posto al sole. L'errore è stato politico, perché sei andato a sedere in un Consiglio dei Ministri nel quale si tentava (sic! ed inutilmente) di realizzare un programma del tutto incompatibile con le idee Tue e dei Tuoi elettori.
Hai sbagliato, poi, una seconda volta, quando hai deciso di fare marcia indietro, indossando i panni del figliol prodigo che torna alla casa del Padre, dopo avere dilapidato il patrimonio delle idee, consentendo all'avversario di farsene scudo per giustificare azioni del tutto illiberali.
Questo, perdonami, amico mio, è l'errore più grave, che non sarà né compreso né scusato da coloro che, come me, Ti hanno voluto e continuano a volerTi bene. E' un errore politico che dimostra quanto fosse inutile e politicamente dannosa la scelta di saltare il fosso e quanto sia, a questo punto, inspiegabile il Tuo appello ai principi liberali. Che del PD tutto possa predicarsi meno che l'adesione alle nostre idee è addirittura superfluo ricordare: è un partito che nasce dalla fusione di tristi epigoni democristiani e comunisti alla disperata ricerca di un autore in grado di scrivere un copione da portare in scena. Noi, quel copione, lo avevamo già e sapevamo fin dall'inizio che in quei lidi sarebbe stato ignorato, se non sdegnosamente cestinato.
Non mi dire, per favore, che il Paese aveva bisogno di stabilità e che occorre avere senso istituzionale. Raramente ho visto tanta incertezza e mancanza di senso della Repubblica.
Ho detto della Repubblica e non dello Stato, perchè, come sai, a noi la parola Stato fa venire l'orticaria.
Ti auguro che il Padre Ti accolga e sia munifico con Te. Ricorda, se puoi, le pagine finali del capolavoro di Orwell – 1984 - e sappi che affidarsi anima e corpo al giudizio di chi hai abbandonato sarebbe il terzo errore. Quello letale.
Con immutato affetto.
mauro
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