Dopo gli interventi di Ernesto Galli della Loggia ( https://ultimocamerlengo.blogspot.com/2017/08/minniti-e-galli-della-loggia-contro-la.html ) sulla questione ONG e Migranti, con inevitabile polemica per i signori della retorica umanitaria tipo Saviano e Giannini, ecco quello, sempre sul Corsera, di Paolo Mieli il quale, in sostanziale sintesi, sottolinea :
- ha ragione Galli della Loggia : non ci possono essere posizioni "terze" tra Stato e scafisti, con la scusa di salvare i migranti. Bisogna collaborare con le forze di polizia e combattere il traffico dei migranti
- la ricetta Minniti, con il codice imposto alle ONG e gli accordi, più o meno stabili, in virtù della caducità delle autorità (??) di quelle terre, con i libici sembrano portare risultati
- sicuramente tutto è migliorabile, però chi contesta le soluzioni adottate è pregato di suggerirne altre che portino al risultato : l'esodo migratorio VA FERMATO.
Se continuiamo così, non servirà essere xenofobi per salutare con tragica soddisfazione la notizia di navi costiere, spagnole o italiane che siano, che sparano sui barconi.
Buona Lettura
Risultati concreti e Domande
di Paolo Mieli
Parlano i risultati. Qualcosa di positivo si era messo in
moto già prima, ma da quando il ministro dell’Interno Marco Minniti ha
aggredito con decisione la questione dei migranti, il fenomeno è andato via via
assumendo dimensioni meno tragiche di quelle annunciate. A luglio di quei fuggitivi
ne sono giunti in Italia 11.192 contro i 23.552 dello stesso mese nel 2016.
Dall’inizio di gennaio ai primi di agosto gli arrivi si sono ridotti del 3,24%.
È diminuito — ed è ciò che più conta — il numero dei morti in mare. Qualcosa a
riguardo si muove (in positivo) anche negli apparati — se così li possiamo
chiamare — statuale e militare libici. La maggior parte delle navi che fanno
capo alle Ong, dopo qualche esitazione iniziale, ha accettato le regole imposte
dal governo italiano e ratificate dal nostro Parlamento. Intendiamoci, il più è
ancora da fare. Ma, dopo una lunga stagione in cui l’universo dell’emigrazione
appariva in preda al caos, si può dire che abbiamo adesso le idee più chiare su
quale sia la strada da percorrere per affrontare quello che appare ad ogni
evidenza come il problema più importante della nostra epoca. Tenendo per fermo
il principio esposto su queste pagine in modo impeccabile da Ernesto Galli
della Loggia: mai nell’affrontare tale emergenza possiamo permetterci di essere
neutrali tra la legge e l’illegalità, nello specifico tra le organizzazioni
criminali nordafricane e le forze italiane di polizia incaricate di contrastare
il crimine. Mai.
V a aggiunto che la politica interventista impostata dal
ministro dell’Interno riserva — come ogni politica «concreta» — molte
incognite. Alcune obiezioni a tale concretezza appaiono ispirate da alti e
nobili valori. Altre dal desiderio di mettersi al riparo dalle incognite di cui
s’è appena detto. E anche dalla probabile «scomunica» che verrà dalla Chiesa di
papa Francesco al primo incidente riconducibile in qualche modo all’intervento
italiano. È oltretutto evidente fin d’ora che presto Minniti perderà l’appoggio
strumentale dei partiti d’opposizione (come è naturale che sia, alla vigilia di
una campagna elettorale) ma anche quello di molti dei suoi. Cattolici e non.
Ogni iniziativa, ogni intervento in un campo pieno di
insidie come è da sempre quello delle migrazioni si presta a rilievi,
riconsiderazioni, messe a punto. Ma dovremmo imparare a distinguere rilievi,
riconsiderazioni e messe a punto che hanno come scopo il miglior funzionamento
dell’impresa da quelli che hanno l’evidente obiettivo di riportare ogni
discorso al punto di partenza. Una distinzione che non comporta il ricorso a nessun
genere di processo alle intenzioni. Ma che ci renda duttili, capaci di prendere
in considerazione tutte le critiche che offrono alternative. Alternative che
siano in grado, beninteso, di tenere in piedi l’impianto di un collaudato
sistema di intervento che ha già portato ai risultati di cui si è detto
all’inizio.
Facciamo un esempio: nei salvataggi ci sono comportamenti
che si ripetono e sono stati documentati in modo inoppugnabile sui quali è
doveroso consentire lo svolgimento di indagini, le più minuziose. Qui non
stiamo parlando dei cenni di saluto o di intesa tra membri delle Ong e
trafficanti che potrebbero essere poco significativi sotto il profilo
giudiziario. Quanto piuttosto della restituzione ai mercanti di profughi — dopo
il trasbordo dei profughi stessi — di scafi e motori che a ogni evidenza
saranno utilizzati per nuovi viaggi d’identico genere. Quegli scafi (o gommoni)
e quei motori hanno un valore per i trafficanti. Un valore che produce a sua
volta valore. E si ha l’impressione che su quello scambio si possa intervenire,
si possa fare qualcosa di più di quanto si faccia ora. Nessuno può imporre ai
volontari delle Ong di darsi da fare per distruggere quegli scafi o quei motori
così da impedirne la riutilizzazione. Ma si può chiedere loro di non impedire
ai nostri rappresentanti della legge di conoscere ogni singolo dettaglio circa
lo svolgimento di quelle operazioni. In tempo reale, ovviamente.
Un’ultima osservazione: fino a oggi ogni discorso in tema di
migranti andava a concludersi con un appello all’Europa perché si assumesse le
proprie responsabilità in merito a una crisi che ci vedeva avamposto per
ragioni geografiche dell’intero sistema continentale. Un’esortazione legittima
ma che nel tempo si dimostrava sempre meno incisiva (peraltro a dire il vero
non lo era mai stata). A peggiorare le cose con il trascorrere del tempo
sembrava ogni anno di più che l’Italia chiedesse delle mance a compensazione
degli sforzi cui era sottoposta. Il vantaggio di un’estate in cui abbiamo fatto
«da noi» tutto ciò che era possibile fare, ci pone in una condizione diversa,
più dignitosa, meno postulante, di fronte ai nostri interlocutori di Bruxelles.
Sarà anche per questo che qui da noi per qualche giorno si è registrata — al di
là del battibecco ufficiale — una percettibile sintonia di fondo tra Pd, Cinque
Stelle, Lega e Forza Italia che è un assoluto inedito per la politica italiana.
Non durerà come qualche mese fa non durò l’accordo sulla legge elettorale. Ma è
un dato sorprendente di cui è bene prendere nota .
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