Razionalmente le notizie che vengono dalla Germania non sono buone : la nazione che dovrebbe essere guida (contestata) dell'Europa esce dalle urne con la cancelliera e il partito di maggioranza indeboliti e con problemi non piccoli in prospettiva governo.
Ancora una volta nel paese più stabile del continente non si realizza il sogno dei retori italici : ieri sera, e chissà per quante altre sere, non si sa chi formerà il governo.
Certo, la Merkel avrà l'incarico, leader del partito di maggioranza relativa, ma pare che stavolta non ci sarà verso di convincere quelli della SPD, i socialdemocratici, a formare la grossa coalizione : sono stanchi di farlo e poi venire suonati come tamburi alle urne (è la seconda volta che succede, e se continuano a scendere magari la prossima volta si vedono superare sia dalla Linke, la sinistra ultras, che dalla destra estrema). Ma allora l'unico governo possibile sarebbe quello che prevede l'appoggio dei liberali - che non bastano, pur col loro lusinghiero 10% - e dei verdi - che non è che scoppino di gioia di fare una coalizione con le forze di centro destra.
Insomma, ancorchè la cancelliera non si perda d'animo, nonostante il bagno di quasi 10 punti - da noi le urla di dimissioni arrivavano in cielo ! - , stavolta anche un tifoso merkeliano come Danilo Taino, corrispondente del Corsera da Berlino, la vede dura.
Ma dove ha sbagliato la cancelliera di ferro ?
La Germania, nonostante Draghi la "vessi" con il suo quantitative easing (così pensano loro) , nonostante i migranti, nonostante Trump, gli europei indisciplinati, la Deutsche Bank che ha (grossi) problemi, la Volkswagen che viene inquisita per truffa sui valori degli scarichi ecc. ecc, continua ad essere il paese con il più alto reddito pro capite dell'area euro, con una disoccupazione sotto al 5% (praticamente inesistente, anche se la qualità del lavoro pare peggiorata anche da loro). Insomma, se anche i tedeschi, con questi numeri, si lamentano di chi li governa, gli altri che dovrebbero fare ?
Eppure questo è, e tra gli osservatori c'è un coro unanime nell'indicare come fattore negativo determinante l'apertura - poi in parte ritrattata - della Merkel alla politica dell' "accoglienza".
La Germania generosa, invocata dal suo Leader, non ha risposto all'appello, e se è vero che la destra estrema ha più che triplicato i voti proprio grazie all'ostracismo verso i migranti, si capisce che non c'è discreta economia che tenga di fronte alla paura e/o ostilità nei confronti del "diverso".
Da noi parlano di ius soli..., posso immaginare renzino dopo questo voto cosa ne pensi di forzare la questione proprio alla vigilia del voto in Italia !!
La Merkel in difficoltà, senza sponda dell'spd, significa un governo che deve fare i conti contro la rigidità liberale verso un Europa solidale coi soldi tedeschi (così la pensano da quelle parti), e quindi non proprio facilitato ad assecondare i propositi di Macron, che confidava in una stagione di solidarietà e di finanza creativa.
Ovviamente la cosa non è positiva nemmeno vista dalla sponda italiana, anzi.
Eppure, qualche buona notizia da queste elezioni mi viene.
Intanto il ritorno convincente dei liberali in Parlamento.
Poi il fatto che la sicumera della cancelliera abbia preso uno scossone.
Infine il crollo della Spd guidata da quel pupazzone di Schultz, un personaggio che mi è sempre stato sui gioielli.
E se vogliamo dirla tutta tutta, anche che la retorica dell'accoglienza sia rimasta suonata non mi vede contrariato.
Insomma, qualcosa di buono nel voto tedesco c'è, suvvia, anche se Taino non la pensa certo come me.
Elezioni in Germania, la stabilità svanita
La stabilità svanita nel Paese che macina record
Instabile. Così, inaspettatamente, si è scoperta domenica
sera la Germania. Il
Paese che nello scorso decennio di crisi è stato l’àncora che ha permesso
all’Europa di non andare alla deriva, il Paese dal quale fino a pochi giorni fa
non ci si aspettavano sorprese ha votato: e ha messo sottosopra il sistema
politico tradizionale, che in queste ore è in confusione. Soprattutto, ha
sancito che anche nella Germania democratica post-bellica esiste una destra
forte, per molti versi estrema, che raccoglie e dà voce agli arrabbiati.
Il maggiore vincitore delle elezioni è Alternative für
Deutschland, il movimento nazionalista e anti-immigrati nato nel 2013 e
cresciuto nella battaglia contro l’ondata di rifugiati arrivata in Europa nel
2015 e nel 2016.
Angela Merkel rimarrà cancelliera ma paga un prezzo
elevatissimo: il peggior risultato della sua Unione Cdu-Csu dalle elezioni del
1949. Martin Schulz, il suo avversario socialdemocratico, guarda annichilito il
disastro suo e della Spd, al minimo storico. I Liberali rientrano in Parlamento
con un ottimo risultato. Anche i Verdi e la Linke guadagnano qualche decimale rispetto a
quattro anni fa. Sono i due partiti storici, tradizionali, popolari, che nella
legislatura che si è appena chiusa hanno governato assieme, a registrare un
crollo: cristiano-democratici e socialdemocratici.
È il cambio di stagione nella politica della Germania: non è
più esclusiva dei due giganti che l’hanno dominata per oltre sessant’anni, le
rendite di posizione sono finite, la società sottostante è mobile e non premia
più la fedeltà. Questo è un primo elemento della nuova instabilità, che si
vedrà all’opera già nelle prossime settimane quando Merkel cercherà di mettere
assieme una coalizione di governo, operazione difficile: non solo la Spd si è già tirata indietro,
con le parole di Martin Schulz; anche i Liberali e i Verdi, unici partner
alternativi possibili alla continuazione della Grande coalizione, stanno già
alzando la posta. In più, l’eventuale governo tra Unione, Liberali e Verdi è
apprezzato solo dal 23% degli elettori, dal 31% di quelli del partito della
cancelliera. La seconda, e forse maggiore, forza di instabilità è la Alternative für
Deutschland (AfD). Non solo perché il suo successo influenzerà la formazione di
ogni alleanza (anche se nessuno degli altri partiti vuole allearsi con i
nazionalisti).
Soprattutto perché al Bundestag, con quasi novanta
parlamentari, sarà una presenza costante di opposizione, anche con alcuni
deputati palesemente di tendenze di destra molto estrema, non lontani dai
neonazisti. Per la maggioranza dei tedeschi, questa presenza massiccia, non
marginale, è uno choc che non svanirà in poco tempo, che anzi potrebbe dare il
segno all’intera prossima legislatura.
La democrazia tedesca è solida, tra le più solide del mondo
e non corre pericoli. Il politologo Gero Neugebauer ritiene anzi che una forza
come AfD, che è stata eletta democraticamente, è meglio che stia in Parlamento,
dove è costretta a essere trasparente e a rendere conto di ciò che fa. Ciò
nonostante, il voto ai nazionalisti è il segno che una parte del Paese vive un
disagio che alle urne si esprime in arrabbiatura: gli emarginati che si sentono
minacciati dagli immigrati nel lavoro, nella casa, nel salario sono coloro che
hanno dato il loro consenso alla AfD, soprattutto nelle regioni dell’Est del
Paese, ex socialismo reale. Tutti gli altri partiti cercheranno ora, dal
governo o dall’opposizione, di recuperare quei voti. Fatto sta che, almeno per
i prossimi quattro anni, la
Germania non sarà quel Paese politicamente uber-stabile che
ci eravamo abituati a conoscere. E che Angela Merkel non potrà continuare a
governare senza cambiare nulla, non potrà solo guardare avanti ma anche
analizzare quel che è successo nella legislatura appena finita.
Ciò che ha messo la Germania al centro dell’Europa e in un ruolo
rilevante nel mondo non sono state solo la sua economia e la sua posizione
geografica. Sono state anche, forse soprattutto, la sua stabilità sociale e
politica e il ruolo di leadership svolto da Merkel. Bene: dopo le elezioni di
ieri sono caratteristiche meno certe, non scomparse ma meno solide. Un
risultato che ha creato un terremoto politico in Germania e che manderà onde
non indifferenti in tutta Europa. È una Germania più «normale», con problemi
simili ad altri. Un problema per tutti. L’àncora è meno forte.
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