giovedì 16 giugno 2011

PRIMI BENEFICI DEL REFERENDUM


Dopo il referendum, il conto di Hera:
giù in borsa e stop agli investimenti

Congelati i 70 milioni per rete idrica e tre depuratori
Il titolo giù del 10% in un mese, bruciati 190 milioni

I comitati per i referendum sull’acqua hanno giustamente esultato per il raggiungimento del quorum e per la vittoria del sì, ma è bene sapere che i bolognesi pagano un conto salatissimo per l’esito della consultazione. Hera ieri ha confermato che non firmerà più la convenzione con gli enti locali che prevedeva investimenti per 70 milioni di euro sulla rete idrica. Ma, soprattutto, dall’inizio del mese ad oggi (l’1 giugno ci fu il via libera della cassazione al quesito sul nucleare), proprio per la probabile vittoria dei sì al referendum, Hera ha perso in borsa circa il 10% del suo valore, bruciando per strada circa 187 milioni di capitalizzazione. Una flessione che vale circa 25,5 milioni di euro per il Comune di Bologna (che ha il 13,6% delle quote) e circa 35 milioni di euro complessivamente per i comuni della Provincia che hanno il 18,8%. Hera, che ieri ha chiuso in lieve calo a 1,54 euro (-0,52%) fa notare che sulla flessione in Borsa ha inciso anche lo stacco dal dividendo, ma è un fatto che il referendum abbia fatto perdere i titoli delle multiutilities. Periodicamente qualcuno invita a dismettere una parte delle azioni di Hera, che sono di fatto dei bolognesi, per finanziare il welfare, la scuola o le infrastrutture. Da giorni quelle azioni valgono sempre di meno.
AUMENTI - Infine la bolletta crescerà del 10% ma per una decisione già presa che non ha niente a che vedere con la situazione attuale. Domani a Palazzo Malvezzi ci sarà un doppio vertice per affrontare la situazione. Prima si vedranno i comuni all’interno dell’ufficio di presidenza dell’Ato e poi ci sarà un confronto con Hera. Si cercherà di capire come si può trovare una via d’uscita al congelamento di circa 70 milioni di euro di investimenti per il biennio 2011-2012. Il secondo referendum ha infatti eliminato quella parte della normativa che prevedeva che nella determinazione della tariffa dell’acqua fosse inserita anche la remunerazione del capitale investito dalle multiutilities (7%). Dalla holding non sono arrivate dichiarazioni ufficiali, ma è stato confermato che a questo punto la convenzione è carta straccia e che senza remunerazione non ci saranno investimenti. «Ci limiteremo — hanno fatto sapere da Hera — agli interventi di manutenzione ordinaria e aspetteremo di sapere dagli enti locali come intendano finanziare gli investimenti previsti».
INVESTIMENTI A ZERO - A fare il punto della situazione è l’assessore provinciale all’Ambiente della Provincia di Bologna, Emanuele Burgin, che aveva sollevato l’allarme a poche ore dal referendum e che, mosca bianca tra gli amministratori del Pd, ha votato contro al secondo quesito sull’acqua. «La questione — allarga le braccia — è molto semplice: serve una nuova legge nazionale perché ora siamo in una situazione di stallo. Il problema è nazionale perché se a Bologna si fermano 70 milioni di investimenti con tutte le conseguenze che si possono immaginare anche in termini economici e di occupazione, il dato nazionale è pari a 6 miliardi». Difficile però pensare che governo e Parlamento rispondano a questa esigenza in tempi brevi. Quindi? «Quindi — dice Burgin — non sappiamo come fare. I soldi gli enti locali non li hanno per fare investimenti di questa portata e anche se li avessero non potrebbero spenderli per via del patto di stabilità. Rispettiamo la volontà espressa dal referendum che ha abrogato una norma di fatto introdotta dal governo Prodi ma bisogna anche dire con altrettanta onestà che il ricorso ai privati era l’unico modo per finanziare investimenti che il pubblico non può fare».
COSA SI BLOCCA - Ma cosa c’era in quei 70 milioni di euro che ora si bloccano? «Ci sono tante voci — afferma Burgin — a partire dagli interventi sulla rete per contenere le perdite. Ma per fare degli esempi concreti posso dire che si bloccheranno gli investimenti per realizzare i depuratori a Lizzano in Belvedere e a Molinella che servivano per essere in regola con la normativa europea. Ci saranno dei problemi anche con il depuratore di Corticella, i finanziamenti stanziati per adeguarlo e migliorare la situazione del canale Navile che d’estate diventa una fogna a cielo aperto non ci saranno».
Olivio Romanini
14 giugno 2011

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