sabato 11 giugno 2011

QUATTRO NON VOTO

Vissi il referendum storico del divorzio con passione di adolescente. MI appassionai. IL dibattito fu grande, durò mesi, se ne parlava ovunque e anche nelle scuole. Poi ci fu quello altrettanto serio e civilmente appassionante sull'aborto. Purtroppo i radicali , che ebbero i loro meriti nel promuovere e sostenere questi due referendum storici, fecero di questo strumento di democrazia diretta, valido e importante finché non abusato, la loro bandiera identitaria....Inondarono il paese di referendum su più temi, vari . complessi e , anche se su questioni rilevanti certo MA NON coinvolgenti come i due citati. Il risultato fu che gli italiani si disaffezionarono all'Istituto.
Altro colpo grave fu inferto dai governanti e dai politici che iniziarono anche a IGNORARE il responso rererendario, facendo POI leggi che ne svuotavano il risultato. Responsabilità civile dei magistrati ? Finanziamento Pubblico dei partiti ? Si plebiscitari con quali conseguenze ? Nessuna. I giudici personalmente continuano a NON rispondere dei loro errori (risponde lo Stato...e con grande grande fatica...) e i partiti (e anche i giornali di partito) prendono soldi pubblici. Ben 27 volte il quorum non fu raggiunto. E il PD si è in passato impegnato a far si che questo avvenisse invitando a NON votare e sostenendo   "Non votare un referendum inutile e sbagliato è un diritto di tutti" (l'ultima volta nel 2003, mica cento anni fa) . 
Con buona pace del Presidente della Repubblica,  che scomoda il suo "dovere di cittadino". Che lui vada a votare , va bene, che voglia dirlo per spronare gli italiani a farlo, mmmm è sospetto ( e dell'ARBITRO non si dovrebbe mai dover sospettare no ? ).. Che sia un dovere.....perché mai ? E la mia libertà di esprimere in modo CONCRETO il mio NO non andando a votare e dandomi una possibilità di non far vincere i SI dove la mettiamo Presidente ?.
Certo l'istituto è fatto male...perché di volta in volta chi vuole il NO si avvale delle astensioni comunque fisiologiche. Ritengo che un correttivo - letto da più parti certo maggiormente autorevoli - potrebbe essere elevare il numero delle firme necessarie per promuoverli - 500.000 veramente poche - , diminuire (non abolire) il quorum dei votanti richiesto per la validità dell'esito e aumentare le materie NON sottoponibili a referendum (da sempre  la materia fiscale per esempio, e ti credo !!!!!) . 
Intanto ci sono questi. Ho già detto che NON andrò a votare, andando  avrei votato 4 NO.
Acqua pubblica si acqua pubblica no è demagogia. Nessuno "vende" l'acqua. L'acqua è un bene universale che noi siamo fortunati ad avere in abbondanza. E per questo la SPRECHIAMO. Nel Lazio nella misura del 40%, al Sud si raggiungono picchi del 70 e passa per certo (Puglia, Sicilia, Sardegna...). Per far cessare tutto questo si pensa che la fornitura di servizi idrici possano partecipare imprese private che immetterebbero capitali freschi assolutamente necessari per modernizzare le strutture (servono, ho letto, decine di miliardi....spero di aver letto male) e potrebbero migliorare l'efficienza della distribuzione. L'intento è questo : liberare le casse pubbliche da certi oneri - e quindi le nostre tasche sotto forma di tasse - confidando che venga reso un servizio migliore. Chi vuole l'abrogazione di questa norma pensa che PUBBLICO sia GRATIS....o quasi. Fuor di polemica, che in questa materia NON ci si debba guadagnare, non ci debbano essere costi destinati ai profitti. Cosa che evidentemente ai privati non si può chiedere. Bisogna vedere se quello che si risparmia in no-profit non si paghi, aggravato, sotto forma di disservizi , per il cattivo stato delle strutture , e tasse finalizzate a metterle finalmente a posto. Senza contare che gli ecologisti e co. non dovrebbero dormire la notte pensando alle percentuali di spreco che NON si vedono ma ci sono.
Posizione di destra ? Certo , nella misura in cui Di Pietro è un uomo di destra opportunisticamente schierato a sinistra (cosa che mi pare evidente vista biografia e atteggiamenti dell'uomo) e che Prodi e Bersani possano pensare cose di DESTRA. 
E già perché Di Pietro ha ammesso pubblicamente, ( e che poteva fare poveretto, di fronte a documenti pro privato da LUI sottoscritti ? ) di aver "cambiato idea", e  sono tanti i link che girano su internet con  Bersani che predica e difende la privatizzazione dell'acqua quando era ministro del governo Prodi (il discorso di Bersani che pubblico è PERFETTO, esemplare, sensato) : 
"mi limito a ricordare che il PD, che ora suggerisce di votare si a entrambi i quesiti , ha depositato un ottimo progetto di legge che consente l'ingresso dei privati e la remunerazione del capitale investito, ciò che invece il secondo quesito esclude . Perché questa contraddizione ? " Si domanda Michele Salvati sul Corriere di oggi                         
La risposta sinteticamente è l'opportunità politica. Abrogare per referendum una serie di norme promulgate dal governo, specie poi il legittimo impedimento , sarebbe interpretabile e cavalcabile, dopo la recente sconfitta elettorale alle amministrative, come la conferma della deriva del governo e riuscire a farlo cadere. Obiettivo legittimo, e anche  se si usano i referendum impropriamente non è poi un delitto. La Politica è anche questo, nessuno scandalo.
Però per fare questo, osserva Salvati, e modestamente anche io, la scommessa fatta dai cosiddetti riformisti è rischiosa. Cavalcare la pancia della gente non è senza costi. Si libera una forza, forse non la migliore, non la più sensata, che , passando al governo, non sarà poi facile da far ritornare in riga. 
Oggi fa comodo dire NO al nucleare assecondando la paura delle persone, parlando retoricamente di energie alternative senza spiegare quanto costano e quanto coprano del fabbisogno energetico italiano (e intanto compriamo energia derivante dall'atomo dalla Francia, pagandola tanti tanti soldi),  fa comodo eliminare le leggi ad personam  senza mettere mano al problema dello sbilanciamento dei poteri, ormai da quasi 20anni pendente a favore di quello giudiziario contro quello esecutivo e parlamentare.
OGGI, che si sta all'opposizione.  Governare è altra cosa. Difficile, in Italia pare impossibile.
Lo diceva Mussolini (governare gli italiani è inutile) , lo ribadì più democristianamente Andreotti :  gli italiani non si possono governare, solo amministrare.
http://i1.ytimg.com/vi/tCULZ48ECk4/default.jpg

Nessun commento:

Posta un commento