martedì 26 luglio 2011

ARRESTATO UN AVVOCATO POI SCARCERATO PERCHE' INSUSSISTENTI GLI ELEMENTI DELL'ACCUSA.


Dell'avvocato di Misseri avevamo detto a suo tempo : indiziato del reato di "infedele patrocinio" per avere in realtà dato luogo alla volontà del cliente (che secondo i PM di Taranto evidentemente non è in grado di intendere e di volere....).
Oggi su FB ricevo la nota che segue...nel riportarla e dare il mio piccolo contributo di solidarietà alla collega che ingiustamente ha dovuto conoscere la galera, faccio presente che appare ambigua la posizione dei giornali  che pure si dicono garantisti. In essi queste notizie sono o ignorate o nascoste in trafiletti all'interno del quotidiano. Ma è il PRINCIPIO GARANTISTA che dovrebbe essere difeso , portato avanti come una bandiera in una campagna di stampa forte tanto quanto quella dell'informazione "manettara" . Così non accade, ritenendo questi giornali che dare spazio ai singoli amanti dei principi liberali ( e il garantismo è uno di questi) sia sufficiente per assolversi la coscienza.
E invece non basta.




"Dunque anche gli avvocati sono una casta. I giornalisti si sono buttati a corpo morto sulla “notizia” rendendo l’ennesimo servizio ai magistrati (pubblici ministeri) dell’ANM. Un’ottima occasione in Parlamento ci ha sdoganato dal silenzio per darci una lezione e tentare di screditarci (ulteriormente).
Avevo in mente di scriverne, ma vi ho rinunciato: sono bastate le serie repliche di Spigarelli e di Alpa. Non ho voluto correre il rischio dell’ovvietà, non amo unirmi ai cori, credo all’avvocato solitario e rigorosamente indipendente.
            Ma la notizia della scarcerazione di una Collega penalista ad opera del Tribunale del riesame di Brescia mi ha fatto sobbalzare e mi spinge ora ad uscire dal guscio.
            La storia è nota, grazie alla stampa e grazie alla tempestiva  presa di posizione della Camera Penale di Brescia. Si è  arrestato il difensore di un imputato detenuto in attesa di giudizio, accusandolo di aver fatto da tramite per contatti esterni finalizzati al commercio di un “bottino” di stupefacenti. La conferenza stampa dei compiaciutissimi inquirenti ha consentito alla cronaca giornalistica di esordire con questa nota di colore: “in tempo di crisi è sempre più difficile, anche per professionisti come gli  avvocati, riuscire a farsi pagare la parcella dai clienti”.
            Trovato il colpevole, trovato il movente, drogata la notizia, si è decretata la condanna.
            Ora che il Tribunale della libertà ha detto  che non sussistono per niente i pretesi gravi indizi e che dunque nessuna scorrettezza era stata commessa da quel difensore nell’esercizio del suo mandato, restano i cocci dell’amarezza.
            Certo possiamo sostenere che noi lo avevamo detto, certo sarà agevole criticare chi ha superato ogni limite di ragionevolezza, certo reagiremo duramente per misurarci ancora con il “sistema”. Intanto il danno è fatto ed alla giovane Collega nostra iscritta resta l’incertezza fra il credere alla nostra solidarietà ed  l’avvertire tutto il rischio di un sistema di poteri al quale dover sottostare.
            Il punto mi pare questo: la sinergia, espressa dalla  evidente alleanza, tra P.M. e media si è spinta ormai a sindacare l’operato e le scelte, che sono propri del difensore. Ed anche al difensore si  riserva una sostanziale presunzione di colpevolezza.
            A ben vedere siamo all’epilogo della vanificazione del processo accusatorio e del giusto processo. Altrochè terzietà del giudice, men che meno ruolo di parte del P.M., ancor meno rispetto delle regole a presidio del procedimento prima ancora che del  processo. Siamo alla giustizia di piazza: il tarlo del discredito assolve o meglio anticipa la funzione giurisdizionale.
            Non è una novità, perchè si vanno  ripetendo con impressionante costanza episodi di attacco alla funzione difensiva ad opera dei P.M.   Brescia ne è un esempio clamoroso.
            Giù le mani dalla difesa o non ci si potrà più intendere su nulla. Se sino ad oggi abbiamo assistito  ad una pesante  azione di contrasto ad ogni ipotesi di riforma del processo e dell’ordinamento, ora l’attacco mira ad omologare, se non ad eliminare, il contraddittore. Useremo ogni strumento per impedirlo.
            Per ora Vi chiedo un pronto segno di solidarietà alla nostra Collega, direttamente, su questo sito, come vi è possibile, ma fateVi sentire.
            Il fatto è gravissimo e la misura è colma."
Sergio Genovesi

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