giovedì 29 settembre 2011

IL VELENO DI REPUBBLICA , IL GIORNALE PARTITO

La notizia ha perso attualità, ma per due giorni il Cardinale Bagnasco è stato l'eroe della sinistra italiana, in specie esaltato da giornali come Repubblica, il Fatto, l'Unità...
Io gli ultimi due non li leggo , anche se a volte qualche articolo postato su FB mi è capitato di scorrerlo. Repubblica si, per 30 anni. E ancora oggi, che non la compro più, vado spesso a dare un'occhiata alla pagina on line. Quando lo faccio, mi ricordo il motivo principale per cui ho deciso di smettere di acquistare il giornale di Scalfari in edicola : mi avvelenava.
Repubblica non è mai stato un giornale ortodosso, NON voleva esserlo nella sua ambizione di rappresentare una novità nel panorama dell'informazione italiana.
Un giornale di sinistra, moderno, anche nel formato, rivolto ai progressisti, alla intellighenzia del paese, ai giovani laureati. Con un progetto politico : fare del PCI una partito non più schierato a Oriente, post marxista,  ispirato alle migliori forze socialiste - SPD tedesca, il socialismo di Mitterand in Francia, la tradizione labourista Inglese. Con ciò facendo, avrebbe liberato il paese dal fattore K , così definito da Alberto Ronchey, grande giornalista italiano, per descrivere l'impedimento dell'alternanza al governo costituita dal fatto che la maggiore forza all' opposizione fosse anche il più grande partito comunista d'occidente.
A questo scopo, oltre a incoraggiare Berlinguer nella sua traversata nel deserto per abbandonare una ideologia che aveva toccato il suo azimut negli anni 70 e iniziava il veloce tramonto (culminato nel 1989, con la caduta del muro e il dissolvimento dell'URSS da li a poco) , Repubblica flirtò anche con la DC di De Mita, visto anch'esso come un rinnovatore, in grado di proseguire in qualche modo il progetto moroteo.
Repubblica ha sempre avuto bisogno di grandi nemici. Negli anni 80 fu Craxi. FU una battaglia aspra...ma che non arrivò MAI all'ossessione antiberlusconiana.
Ma qui inizia un'altra storia. Repubblica, sconfitta la gioiosa macchina da guerra di Occhetto alle politiche del 1994, prende la bandiera dell'opposizione a Berlusconi, diventa il primo giornale-partito.
A quel punto spazio per confronti,  una dialettica ampia , controversa, all'interno dello stesso giornale, com'era prima e come è ancora sul Corriere della Sera, non ve n'è stato più.
In compenso si è radicato l'aspetto del NOI , i PURI, gli ONESTI, i SANI, contro gli ALTRI. E in questa lotta non c'era che disprezzo per quelli che Scalfari chiamava i "terzisti", annidati soprattutto a via Solferino, quelli che si atteggiavano a finti "imparziali".
Perché così è, se uno è fazioso dichiarato, non tollera che qualcuno dica "io no, io almeno ci provo a dare spazio a voci diverse, a mantenere il mio ruolo tradizionale che è quello di "raccontare" e non di "guidare".
Scalfari aveva molto più in uggia gli editorialisti come Panebianco, Ernesto Galli della Loggia, direttori come Mieli e poi de Bortoli, rispetto a Ferrara, Feltri ....
A quel punto non c'era più posto per i ragionanti , ma solo per i partigiani.
Il rischio di diventarlo anche io, e di diventare berlusconiano proprio in contrapposizione di una ossessione così grande e aprioristica, obbedendo all'ottica "con noi o contro di noi" , e in questo caso sarebbe stato CONTRO, mi ha spinto a lasciare una "terra" ormai avvelenata, per approdare in un quotidiano che in passato mi era sembrato sempre un po' polveroso, grigio.
Per accorgermi di essermi sbagliato. Che il fatto di non gridare non significa NON dire.
Tornando brevemente da dove ero partito, il caso di Bagnasco eroe degli anticlericali doc , come non essere d'accordo con Pierluigi Battista che con fulminante ironia, all'indomani della esternazione del cardinale annotava su FB : "da stamane non si trova più un anti clericale ..." ?
Sempre citando Scalfari, ogni volta, ma veramente  ogni volta che  la Chiesa ha espresso la sua opinione su cose che riguardavano la vita pubblica italiana, (società, politica, cultura, andava bene tutto) alzava il suo tridente e lanciava fulmini contro l'"ingerenza ecclesiastica" verso lo stato laico. L'evangelico "dare a Cesare quel che è di Cesare" risuonava puntuale negli editoriali domenicali di barbapapà.
Questa è l'ipocrisia che Ferrara e Battista ricordavano nei loro articoli odierni.
Aggiungendo opportunamente il secondo :
"la sinistra dovrebbe maneggiare con più cura i nuovi entusiasmi filoclericali , perché quello degli "stili di vita" non è decisamente il terreno più propizio per saldare una duratura alleanza antiberlusconiana con le gerarchie vaticane ....nello stile di vita deprecabile e peccaminoso i vescovi tendono a includere : il riconoscimento delle unioni civili tra omosessuali, l'accettazione delle coppie di fatto eterosessuali non consacrate da un matrimonio,  il testamento biologico...." L'elenco continuava...
Insomma , Bagnasco come il Fini prima della fallita spallata del 14 dicembre...semplice strumentalizzazione politica ad un solo fine.
Sempre lo stesso.


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