giovedì 10 novembre 2011

IL RILANCIO DELL'IDEA DI EUROPA DEVE PASSARE PER LA POLITICA

EMMA BONINO 
Pubblico di seguito il messaggio di Emma Bonino ad un convegno del movimento federalista Europeo tenutosi a Ferrara il 7 novembre scorso.
Gli inventori del partito transnazionale (una delle molte invenzioni pannelliane senza grosso successo) non possono che essere europeisti convinti delle prima ora, e quindi nulla da rimproverare ai radicali in questo campo. La Bonino poi, diminuite per ragioni di età le forse eccessive esuberanze femminili-ste, ho avuto modo di apprezzarla in molte occasioni, registrando in particolare con favore  la svolta liberale, meritocratica e anti statalista del PR negli ultimi anni (la stessa che invece gli rimproverano quelli della sinistra più conservatrice).
Nel suo intervento che leggerete appresso la Bonino ribadisce quello che è sotto gli occhi di tutti: non ci può essere una vera Europa Unita rimanendo solo nel campo economico e finanziario, specie ora che la nostra parte di occidente sente il peso dell'invecchiamento e la lentezza imposta da un sistema di regole e di diritti sicuramente all'avanguardia civile ma di grosso intralcio nel reggere la concorrenza dei cosiddetti paesi emergenti che saranno pure bravissimi, ma certo la parole welfare e garanzie (dei lavoratori i primis) non sanno nemmeno come si scrivono.
Bisogna lavorare di fantasia , farsi venire idee nuove, nell'ambito della POLITICA, e poi spiegarle bene per ricreare una fiducia ed un desiderio di Europa che solo nei giovani resta un'idea prevalente.
E l'EUROPA, notoriamente, non è un paese di giovani...
Buona Lettura

"Si dice che le crisi sono allo stesso tempo opportunità. Aggiungo che se i due termini sono anche in proporzione diretta, l’Europa ha un’opportunità enorme, perché appunto di enormi proporzioni è la crisi fiscale, finanziaria ed economica che stiamo attraversando.
Il mio messaggio, o meglio il mio appello, al vostro convegno di oggi è perciò molto semplice: non sprechiamo questa crisi.
Non sprechiamola puntando a soluzioni tecnocratiche, di ingegneria – o presunta tale – finanziaria che i cittadini europei non capiscono e che i mercati non comprano. Non sprechiamola puntando al solito minimo comune denominatore che sembra mettere d’accordo tutti mentre invece non accontenta nessuno. Non sprechiamola attraverso il solito metodo di fare – o meglio: di illudersi di fare - l’Europa a tentoni, a passi talmente piccoli che la speranza non confessata è che non se ne accorgano proprio coloro in nome dei quali dovremmo farla: i cittadini europei.
La visone funzionalista del fare l’Europa attraverso l’economia, sulle sole gambe di un’elite tecnocratica, è arrivata al capolinea – se non altro perché questa economia europea non è più in grado di spingere nulla in avanti e rischia semmai di travolgere nel suo riflusso quel poco che siamo riusciti a costruire in questi decenni, cioè il mercato interno e l’unione monetaria.
Credo fermamente che sia arrivato il momento di ripristinare il primato della politica nel processo di integrazione europea, di parlare ai cuori e alle menti dei cittadini europei, di costruire una immagine positiva attorno agli Stati Uniti d’Europa, che dica apertamente cosa c’è da perdere nella non Europa e cosa c’è da guadagnare nella costruzione di un’Europa federale. Alla luce dei rischi che stiamo correndo, gli esempi davvero non mancherebbero"

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