lunedì 6 febbraio 2012

LO SPREAD DIMINUISCE (UN PO') MA LE COSE MICA VANNO TANTO BENE. E IN GRECIA E' A RISCHIO LA DEMOCRAZIA.

Da un lato il  commento da parte di un famoso e apprezzato notista di cose economiche, Giuseppe Turani, che spende, per la prima volta da mesi, una parola di fiduciosa speranza sulla crisi europea, dall'altra  una notizia fresca fresca sulla crisi greca: il governo, in questo assolutamente d'accordo con l'opposizione, dice che altri sacrifici il Paese non li sopporterà, a rischio l'assetto democratico.
Turani, nel suo articolo, sostiene che, a parte qualche Savonarola in servizio permanente effettivo, una certa fiducia è tornata sui mercati e che anzi il timore di un crac europeo non ce l'ha più nessuno.
Grande merito di questo l'avrebbe  il nostro MARIO DRAGHI, il quale, senza tanti proclami, da quanto è diventato Presidente della BCE sta aiutando un po' tutta la baracca tagliando i tassi d'interesse e immettendo liquidità consistenti - ben 500 miliardi di euro - ad un tasso assolutamente allettante : l'1%.
Insomma, la BCE non è ancora una Banca di "ultima istanza" ( come quella di USA, Gran Bretagna, Giappone ecc ) però fa un lavoro "simile", sfruttando altre sue prerogative.
Tutto quello che scrive Turani è vero e in effetti certi fatti sembrerebbero confermare la sua analisi: spread in diminuzione ( per i due malati Italia e Spagna) e borse in rialzo a gennaio.
Non ci illudiamo, conclude il "nostro", la strada è ancora  lunga e impervia, ma il baratro, la fine dell'Unione Europea, tanto temuta da noi tutti (e anche desiderata  da altri...) NON ci sarà.
Nel suo articolo l'economista non dimentica la difficile situazione di Grecia e Portogallo, ma evidentemente le mette nel conto delle gravi, persistenti difficoltà del percorso, non come pericolo "Mortale".
Giuseppe Turani col tempo è diventato più pessimista rispetto al giornalista che conobbi sulla pagine di Repubblica tanti anni fa e poi sempre seguito con attenzione. Anche un po' più "velenoso" nei confronti della parte politica che evidentemente non gradisce, ancorché pensi che si tratti più di avversione per gli uomini che la rappresentano. Resta il fatto che un suo articolo imperniato sulla Fiducia che il peggio, in teso come Disastro, sia alle spalle, ancorché tanto resti da fare e penare, è una cosa da salutare con sollievo.
Peccato che sul Corriere le notizie che appunto vengono dai due paesi citati non siano affatto buone.
Del Portogallo ho letto qualche giorno fa: nonostante il governo sia apprezzato dalla Merkel ( e sappiamo quanto la "maestra" sia severissima!!) per i provvedimenti adottati, questi sembrano non bastare.
La Grecia notoriamente sta peggio.
Così oggi sul Corriere.it

«NO» DEI PARTITI ALLA NUOVA AUSTERITA'

Grecia , rischio default più vicinoMerkel -Sarkozy in pressing su Atene
Papademos spera ancora di convincere i leader politici a sottoscrivere i tagli chiesti dalla Troika. Mercati in attesa

Ore drammatiche in Grecia dove il rischio di defaultsi fa più concreto: nessun accordo sulle nuove misure di austerità è stato sottoscritto domenica dai leader dei grandi partiti al termine del lungo vertice di domenica, durato oltre cinque ore, con Lucas Papademos. Il premier greco prosegue oggi la maratona degli incontri con la speranza di convincere i politici a sottoscrivere gli ulteriori tagli chiesti dalla Troika - Commissione europea, Bce, e Fondo monetario - per sbloccare gli aiuti. Imporre nuovi sacrifici, tra cui la riduzione dei salari, in un paese sull'orlo della disperazione, già in recessione profonda, e con una disoccupazione al 19%, è diventata un'impresa assai ardua. I sindacati hanno già proclamato uno sciopero generale per martedì. I mercati sono nervosi e tendenzialmente negativi in attesa di notizie; lo spread Btp-Bund resta sotto quota 380 (373 punti circa).
MERKEL- SARKOZY: ATENE RISPETTI GLI IMPEGNI- Dai numeri uno di Francia e Germania Angela Merkel e Nicolas Sarkozy è arrivato l'ennesimo ultimatum. «Atene si assuma le proprie responsabilità», «Atene rispetti gli impegni» ha tuonato il binomio da Parigi dove è in corso un incontro bilaterale a sostegno della campagna di Sarkozy per la conferma all'Eliseo («Normale sostenere gli amici» ha ammesso Merkel)
LE TELEFONATE CON DRAGHI E LAGARDE - Tacciono , almeno per ora, Mario Draghi e Christine Lagarde, presidente della Bce e direttore generale del Fmi, ai quali domenica Papademos aveva telefonato in cerca di aiuto, dopo l'esito negativo dei colloqui con i capi dei partiti, Georges Papandreou (socialisti), Antonis Samaras (destra) e Georges Karatzaferis (estrema destra)
LE DESTRE: NO A NUOVA AUSTERITA' «Non consentirò misure che portino a una maggiore austerità», ha detto il conservatore Samaras, mentre Karatzaferis ha affermato di non voler «contribuire all'esplosione di una rivoluzione» accettando le misure proposte dalla Troika. Il piano vede contrario anche l'ex presidente socialista Papandreou. Ue-Bce-Fmi chiedono l'abbassamento dei salari minimi e il taglio delle tredicesime anche nel privato, e un intervento sulle pensioni complementari, punti su cui nemmeno i sindacati non intendono cedere. Inoltre, vogliono nuovi tagli pari all'1% del pil - circa due miliardi di euro - quest'anno, inclusi abbattimenti di costi di difesa e sanità.
IL DOMINO DEL DEFAULT - Senza un impegno scritto su tagli e riforme, la Troika non concederà i nuovi aiuti da 130 miliardi di euro. E senza i nuovi aiuti, la Grecia fallirebbe a marzo, quando dovrà rimborsare bond in scadenza per 14,5 miliardi di euro.

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