domenica 19 febbraio 2012

L'UNIONE EUROPEA COME LA VECCHIA URSS? PER QUALCUNO NON E' UNA BESTEMMIA

L'Euro entusiasmo,  merce assai diffusa nel nostro paese ben più che in molti altri pur facenti parte dell'Unione, è in crisi : non più di un italiano su due è tuttoggi iscritto al partito "europeista"...un tempo eravamo 8 su 10, o giù di lì.
Del resto l'Europa è negli ultimi quindici anni che ha iniziato a far vedere l'altra faccia della medaglia.
Prima c'erano state cose "fighe" come l'abbattimento delle dogane (insomma, già quello per molti fu un problema, campato bene come avevano fatto con il protezionismo doganale), la libera circolazione dei cittadini Europei con la sola carta d'identità, i corsi Erasmus per gli studenti. Poi sono iniziate quelle con meno appeal....e quindi i regolamenti sovranazionali, con le sanzioni ai paesi trasgressori (a noi Italia ci tocca spesso...ci adeguiamo sempre con troppo lentezza alle normative comunitarie, e per questo veniamo multati), le norme anti trust e il divieto di ostacolo alla concorrenza tramite l'aiuto statale alle aziende nazionali in difficoltà (Alitalia, per dire un nome moto a tutti).
Con il serpente monetario prima e la moneta unica poi il gioco si è fatto pesante con i patti di stabilità, i vincoli sul debito pubblico, l'impossibilità di ricorrere alla svalutazione della PROPRIA valuta per ridare competitività e quindi fiato all'export e intralcio all'importazione.
In tempo di economia normale (non in crisi), queste cose hanno fatto i loro danni, ma ce ne siamo accorti gradualmente (a parte il cambio traumatico dalla lira all'euro, con il sostanziale dimezzamento del valore di stipendi e pensioni) e settorialmente.
Ma ora , con gli organi europei (commissione e Banca centrale) a dettare condizioni e regole delle politiche finanziarie dei vari paesi, con un conflitto inedito e cruento con i parlamenti nazionali costretti a votare misure impopolarissime pur di ottenere i prestiti indispensabili per pagare i debiti, l'EUROPA è diventata definitivamente matrigna per i più.
Come detto, noi italiani, famosi europeisti (anche perché assai carenti di amore e di senso patrio, per motivi che sono stati tante volte ricordati nel 2011 proprio in occasione del 150° anniversario della Unità nazionale), siamo in caduta libera ma ancora un 50% di europeisti convinti li vantiamo. Provate a passare per i paesi del nord Europa, senza parlare della Grecia...
Tra l'altro anche gli euroentusiasti oggi lamentano degli errori fatti nel work in progress: un'Europa tutta economia e finanza, poco politica. La moneta unica, non sostenuta da una Banca centrale tradizionale (cioè in grado di garantire le emissioni dei titoli di stato dei paesi membri), priva di un sistema di federalizzazione del debito (i cd. eurobond) ha consentito la speculazione aggressiva che in estate ci ha massacrato.
Ora sono lì che auspicano che gli errori saranno corretti, che l' Unione dell'Europa sarà più politica e meno economica, ma segni concreti in questa direzione al momento non se ne vedono.
Viceversa prendono fiato coloro che nella UE hanno sempre creduto poco, pensando semmai, alla De Gaulle, più ad un'Europa della Patrie, che non ad una Unione federale, con forte decentramento dei poteri nazionali.
E questi euroscettici ricordano come già molti anni fa, al momento del crollo dell'URSS, importanti dissidenti di quel regime mettevano in guardia dal pericolo di inquietanti similitudini tra la dittatura caduta e la strana creatura europea che stava crescendo.
Tra questi Vladimir Bukovsky  che già nel 2000 così ragionava: "abbiamo visto la bestia (l'Unione Sovietica n.d.c) contorcersi e morire sotto i nostri occhi. Ma invece di essere felici, siamo andati a crearci un altro mostro, straordinariamente simile a quello appena seppellito....chi governava l'URSS? Venti persone non elette che si sceglievano tra di loro...." l'URSS, continuava Bukovsky,  si fondava sulla forza militare ma anche sul ricatto finanziario, con le repubbliche costrette a unirsi sotto la minaccia economica. Ricorda qualcosina no? In teoria le repubbliche sovietiche avevano il diritto di secessione, che per 70 anni nessuno osò esercitare. In Europa nemmeno è prevista una procedura di uscita.
In URSS, concludeva il dissidente, per i non allineati c'era il Gulag. In Europa c'è l'isolamento sociale e intellettuale per chi non si uniforma la pensiero unico europeista.
Parole durissime, di un uomo probabilmente iper sensibile ad ogni egemonia non controllabile democraticamente, ad ogni limitazione (in URSS soppressione) dei diritti e delle libertà individuali, sacrificate alla prevaricazione delle nomenklature e degli apparati statali e anche, ora, sovra statali.
Insomma il parallelo URSS e Unione Europea può apparire blasfemo, ma anche nelle denunce più estreme possono trovarsi parole di verità sulle quali riflettere per poi cambiare magari strada.
E che la costruzione europea debba cambiare rotta, ormai dubbi NESSUNO.

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