Ovviamente, nonostante Berlusconi non sia più Premier (e meno male, se no chissà cosa sarebbe accaduto!!) , la sentenza che dichiara prescritto il processo è la notizia del giorno e tutti i giornali schierano i loro commentatori principe. Sul Corriere della Sera sono schierati Luigi Ferrarella e Pierluigi Battista. In questo post riporto l'articolo di Battista, in un altro parlerò di più dei commenti di Ferrarella, anche perché voglio confrontare il suo De PAsquale (il PM pervicace nel cercare a tutti i costi una sentenza di condanna, per quanto inutile) con quello descritto invece da Filippo Facci.
Qui mi limiterò a dire come sia solare quando un giornalista è apertamente partigiano e quando invece è sereno. Battista appartiene alla seconda categoria, in genere. Poi ci sono anche per lui dei temi più sensibili dove si vede che fa un po' più fatica, ma lo sforzo di obiettività lo vedi sempre presente, ancorché a volte abbia maggiore successo. Ferrarella appartiene senz'altro alla prima categoria. Sul Corriere scrivono entrambi (come del resto scrivono Sartori e Panebianco o Ernesto Galli della Loggia, Mucchetti - bella e graffiante la sua intervista a Marchionne, peccato che con Befera fu azzerbinato... - e Piero Ostellino), in una garanzia di pluralità di voci che un tempo anche Repubblica cercava di fornire , con alterna fortuna, per poi abbandonare completamente il tentativo per accogliere solo giornalisti "amici" alla fede del giornale.
Battista, nell'articolo che segue, ricorda molte cose giuste e ne sottolinea una: con tutti i suoi difetti, Berlusconi ha accettato il suo defenestramento con basso profilo, senza dare luogo a quel "apres moi le deluge", o peggio al muoia Sansone con tutti i filistei" che Moretti aveva descritto nel finale del suo film "Il Caimano".
I motivi per cui lo abbia fatto possono essere ipotizzati e comunque molteplici, ma questo è.
E come dice spesso Scalfari, coi fatti non si può polemizzare.
Buona Lettura
“LA GUERRA INFINITA DA ARCHIVIARE” di PIERLUIGI BATTISTA
I giuristi si impegneranno nelle dispute di dottrina e di giurisprudenza che spettano loro per legittimo dovere professionale. L'accusa e la difesa sosterranno le rispettive ragioni in punta di diritto. Ma per la politica italiana il proscioglimento di Silvio Berlusconi è un giorno di svolta. E anche la possibile rimozione di un macigno gigantesco che ha sinora ostruito la strada per una pacificazione dell'infinita guerra tra magistratura e politica che ha provocato l'infarto della Prima Repubblica e l'avvelenamento di tutta la Seconda. «Possibile» indica un auspicio, più che una previsione. In pochi mesi lo scenario politico ha subito una metamorfosi radicale e l'uscita di Berlusconi da Palazzo Chigi ha reso il processo Mills la testimonianza di un'epoca sepolta, il ricordo conflittuale di un'Italia che nel frattempo ha voltato pagina. Fuori dalle aule del tribunale, il processo Mills era il simbolo di un'Italia divisa tra chi voleva estromettere «il Caimano» dal comando del Paese e chi, pur di difendere il proprio leader impigliato in infinite traversie giudiziarie, ha subordinato ogni altra considerazione di interesse generale alla costruzione di una trincea ad personam per salvaguardare la figura del premier. Il cronometro era diventato un'arma letale usata da entrambi i contendenti: i tempi processuali da accorciare, accelerare, stressare per l'accusa che voleva arrivare al verdetto con una fretta febbrile e impaziente, oppure da allungare a dismisura, da dilazionare oltre ogni ragionevolezza per disinnescare un verdetto potenzialmente devastante. In mezzo le tifoserie scatenate che hanno fatto del Palazzo di giustizia di Milano il palcoscenico di un duello di piazza che con la giustizia dei tribunali e delle procedure dello Stato di diritto hanno davvero poco da spartire. Ma i tempi del cambiamento politico hanno anticipato quelli della sentenza, svuotandone la carica dirompente e ridimensionando l'attesa di una decisione inevitabilmente traumatica. Berlusconi non è più il premier da scalzare ma oramai il leader di un partito che, assieme alla principale forza dell'ex opposizione, contribuisce in modo determinante alla maggioranza parlamentare che sostiene il governo tecnico di Mario Monti. Dopo anni di clima bellicoso e incandescente, il tempo della tregua, legittimata da una crisi che aveva portato l'Italia sull'orlo dell'abisso, non può che rafforzarsi con una sentenza senza vinti e vincitori, salomonicamente equidistante forse, ma destinata a produrre effetti decisamente meno destabilizzanti di un'eventuale sentenza di condanna. Ciascuno resterà della sua opinione: i detrattori del «Caimano» continueranno a considerarlo come un corruttore impunito e i suoi seguaci come la vittima di una persecuzione politico-giudiziaria. Ma le rispettive convinzioni non dovranno più misurarsi con un presidente del Consiglio da spodestare o da difendere allo stremo, perché oggi Berlusconi non occupa più lo stesso ruolo che aveva reso così determinante l'esito del processo Mills. E non occupa più quel ruolo, bisogna ammetterlo, smentendo il finale apocalittico ed eversivo di un «Caimano» disposto a scatenare l'inferno pur di evitare la detronizzazione. Il clima di tregua non può dunque che essere rafforzato dal verdetto milanese, al di là del suo, controverso, profilo giuridico. Un incoraggiamento in più per cambiare pagina e mettere fine alla guerra perpetua tra politica e magistratura.
Domanda (vera e non polemica)alla quale desidererei una risposta serena,competente e non partigiana.
RispondiEliminaStante il fatto che, a leggere le cronache, il povero cittadino, che per sua fortuna è lontano dalle aule giudiziarie, che non ha studiato legge, e che tenta di informarsi leggendo gli scritti di autorevoli giornalisti (Battista, Facci, Ferrarella, Scalfari, Sartori ecc. e quelli, per me più utili in assoluto, del Camerlengo)non riesce assolutamente ad avere una idea chiara sulla Giustizia giusta.
Nella fattispecie la domanda è: Mills è colpevole o è un perseguitato a causa delle sue relazioni con Berlusconi?
Le possibili risposte le conosco ma non riesco a trarne interpretazioni giuridicamente valide.
Mills è innocente: quindi truffaldine le tre sentenze della Giustizia Italiana e quindi come potrebbe essere anche solo imputato Berlusconi?
Mills è colpevole: quindi onesti e corretti i tre gradi di giudizio e le loro conseguenti sentenze e quindi come potrebbe essere innocente Berlusconi? Grato a chiunque voglia chiarirmi le idee. UNCLE