giovedì 22 marzo 2012

LA SUPER PERIZIA DI VIA POMA FAVOREVOLE A BUSCO. MA FORSE CHE DOPO 22 ANNI TOCCHI RASSEGNARSI ?

Simonetta Cesaroni (Proto)
Perché esiste la prescrizione? Perché la Società vuole ORDINE. Perché le cose non possono rimanere sospese per troppo tempo, perché ad un certo punto bisogna mettere un punto. Ma i diritti delle vittime? Giusta obiezione, però questo diritto , come tutti i diritti, deve essere comparato ad altri, come quelli che rispondono all'esigenza di ordine sociale sopra descritta. E per questo il nostro ordinamento ha stabilito che solo  alcuni tipi di reati, quelli di sangue per l'appunto o altri gravissimi come la cospirazione contro lo Stato, siano imprescrittibili. Il passare del tempo comporta un altro serissimo problema: il pericolo dell'ERRORE.
Più ci si allontana dai fatti, dagli eventi, e più tutto diventa nebuloso, possibile ma non probabile arrivare alla verità, ad un colpevole "ogni oltre ragionevole dubbio".
I lettori di gialli, gli appassionati di Thriller avranno sentito centinaia di volte la frase per la quale sono le prime 48 ore essenziali per raccogliere gli elementi decisivi per la soluzione di un caso di omicidio.
Raniero Busco durante il processo in cui è stato condannato a 24 anni (Proto)Ok, un luogo comune. Ma 20 anni ??????????? Anzi quasi 22...tanti ne sono passati dall'omicidio della povera Simonetta Cesaroni. Dopo un tempo inverosimile, alla fine si arriva ad una condanna di primo grado di 24 anni al fidanzato di allora , Raniero Busco che ha suscitato la perplessità di tantissima gente, anche tra i colpevolisti di professione : troppi i punti interrogativi lasciati irrisolti. E infatti, a differenza del processo Meredith, dove il supplemento di perizia, poi decisivo per assolvere la ragazza americana e Raffaele Sollecito , fu contestato e contrastato con fin troppa veemenza dalla Procura di Perugia, qui a Roma, molto più civilmente e "garantisticamente" sia l'accusa che la parte civile nulla hanno obiettato rimettendosi alla decisione della Corte d'Appello.
E da quello che si legge oggi, questa perizia, redatta da tre professori universitari di città diverse, conclude per la non compatibilità dell'impronta rilevata sul corpo di Simonetta , ritenuta in primo grado come il morso di Raniero Busco. Questa la prova regina, e pare che sia FASULLA.
Quei segni, spiegano i super esperti, non si capisce bene cosa possano essere, ma certo non sono un morso!
Anzi, questa che è stata una delle prove determinanti della condanna, viene definita il frutto di "consulenze odontoiatriche forensi affascinanti e suggestive"
Bene, con queste suggestioni , ancorché affascinanti, un uomo è stato condannato a 24 anni di galera.....
Anche il DNA sul corpetto di Simonetta, non è prova certa....In primo luogo, su quello stesso corpetto vengono rilevati "campioni" genetici di altri due soggetti di sesso maschile oltre a Busco. Quindi perché su questo basare la colpevolezza ? Perché lui lo abbiamo identificato e gli altri due no ? Perché lui era il fidanzato , magari la tradiva e questo si sa, per il popolo dei mercati rionali, è praticamente una prova di per sé ?.
Oltretutto, spiegano i docenti periti, nulla si può nemmeno affermare circa la natura del campione biologico dell'imputato. Il test infatti "NON ha dato esito positivo".
E proseguiamo. In merito alla traccia ematica individuata sul lato interno alla porta della stanza dove fu trovata priva di vita, Simonetta Cesaroni, «è attribuibile ad un soggetto maschile di gruppo sanguigno A e di genotipo 1.1/4 al locus Dqalfa e quindi certamente non all'imputato Raniero Busco». Quanto alla traccia di sangue trovata sul lato opposto della stessa porta è attribuibile «con certezza alla vittima. Frammisti, vi sono quantitativi minimi di Dna in relazione ai quali non è possibile eseguire qualsivoglia comparazione». Anche il sangue trovato sul telefono della stanza teatro del delitto è dello stesso gruppo sanguigno e quindi «non può essere attribuito né alla vittima né all'imputato».
ORA DEL DELITTO - È leggermente spostata in avanti l’ora del delitto di Simonetta Cesaroni dagli esperti nominati dalla Corte d’Assise d’Appello. I periti, in particolare, affermano come «la cronologia della morte si può collocare tra le ore 18 circa e le ore 19 circa, con qualche piccola variazione adattata sulla scorta degli elementi circostanziali». Nelle motivazioni della sentenza di primo grado i giudici della III Corte d’Assise avevano invece sostenuto: «Può fondatamente ritenersi che l’orario della morte vada a collocarsi dopo le 17.15-17.30 e prima delle 18-18.30».   Secondo i periti non sarebbero rilevanti le valutazioni fatte in passato facendo riferimento ai contenuti gastrici dello stomaco di Simonetta, aspetto per la valutazione dell’ora del delitto, ritenuto «estremamente infido». Sarebbe stata invece fondamentale la rilevazione del «raffreddamento del corpo in rapporto alla temperatura ambientale», cosa che invece non fu fatta.
Ultime considerazioni. Raniero Busco, nonostante sia stato accusato di omicidio e sia stato anche condannato in primo grado, non è mai stato in prigione. Questo è un merito degli inquirenti, e se , come a questo punto si prevede, Busco sarà assolto in appello, si avrà la dimostrazione del perché vada salvaguardato il principio di presunzione d'innocenza fino alla condanna definitiva. Oltre a Busco ringrazierà lo Stato, per una volta NON tenuto all'indennizzo per ingiusta detenzione. 
Il Presidente della Corte D'Assise d'Appello di Roma è il Giudice Lucio D'Andria. Fu giudice a latere di mio padre per diversi anni. Non mi stupisce che si sia fatto lo scrupolo (DOVEROSO) di dare luogo ad  «una perizia medico-legale e genetica» per, «tra l'altro», puntualizzare «l'orario della morte, la natura e l'epoca delle lesioni riportate da Simonetta Cesaroni sul seno sinistro e in regione sterno-claveare, nonché le modalità di conservazione dei reperti e la loro attribuibilità», nel giusto intento di  «riesaminare le contrastanti prospettazioni dei consulenti» dell'accusa e della difesa emerse nel processo di primo grado. Questo fanno i Veri Giudici.
Anche perché non credo che a Simonetta e alla sua famiglia serva la condanna di UN assassino (qualunque sia), ma DELL' ASSASSINO, cioè di colui che veramente 22 anni fa uccise in via Poma.
 

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