E veniamo alle due storie.
La prima è di Mirko, un amico di FB. Qualche suo sfogo lo avevamo già pubblicato. "dovrò andarmene fuori, qui da noi impresa non si può più fare". L'ha fatto. In realtà non ha delocalizzato l'impresa, se n'è andato di persona, per togliere, così mi ha scritto, il peso di uno stipendio all'azienda di famiglia che annaspa e portare invece soldi "buoni" a sua moglie e i suoi figli. E' arrivato fino in India per questo, esportando la sua esperienza e capacità in un paese in "grande crescita", visto che il nostro non cresce più.
E questo è il racconto di come le tigri asiatiche vincono ogni competizione nell'economia globalizzata .
L'India x quanto si dice e un paese che sta vivendo una seconda givinezza con crescita a cifre doppie e capitali dove tutti vorrebbero andare a visitare,adesso io ti descrivo quello che ho visto con i miei occhi in una di queste tigri asiatiche,una poverta inimmaginabile,lavoro dentro una cartiera con 6000 persone,tutta recintata,con gente che mi fa da mangiare e mi lava e stira,fantastico neanche a casa mi trattano cosi bene,ma fuori è un incubo,fuori dalla cartiera esiste una vera e propia favela (una favela e un quartiere residenziale a confronto)x fare 280km abbiamo impiegato 7 ore con una viabilita che giocare alla play è una barzelletta,le persone sono veramente molto educate e disponibili ma la cosa che mi ha lasciato piu perplesso è il tipo di lavoro e x cosa lavora qui la gente. La paga di queste persone è esclusivamente una casa, acqua,cibo,poi il loro datore di lavoro puo fare tutto quello che vuole. Sono dei moderni mezzadri, non ti dico x arrivare cosa ho visto,cose veramente difficili da accettare x noi europei,o forse si puo accettare meglio sapendo che esiste veramente chi sta peggio di te e io li ho visti! "
LAVORO MINORILE IN INDIA |
Le conclusioni di Mirko è che il grande sviluppo asiatico si fonda sulla "schiavitù moderna" .
Nulla di nuovo direte, e avreste ragione, ma meglio ricordarlo.
Mirko, che da quando era piccolo respirava carta e cartone nella azienda familiare, è , come detto, un esperto del settore e questa competenza all'altro capo del mondo oggi gliela pagano bene : tre volte quello che prendeva a casa, come stipendio. Non è difficile, visto che chi lo paga certo non versa né tasse né contributi, e non solo a LUI, straniero, a NESSUNO (senza contare che gli indigeni, semplice manodopera, il suo salario se lo sognano ).
Bisogna accettare la sfida del mondo globale, la concorrenza. Belle parole. Poi però da noi un operaio specializzato guadagna 1.500 euro al mese, alla sua azienda ne costa il doppio mentre quello indiano ??
In Cina è lo stesso. Poi la loro roba sarà anche di poca qualità, ma costa un decimo della nostra !
E il discorso dei prodotti non qualitativi nel medio periodo finirà anche quello, che quella è gente che ha voglia di imparare.
E passiamo all'altra storia. Su La 7, alla trasmissione Piazza Pulita, si parla dei "Tartassati". Strano, in genere da Ballarò in giù si tratta solo l'argomento TASSE in relazione all'evasione, MAI del livello assurdo raggiunto dall'oppressione fiscale nel nostro paese ( a fronte di ???? ). Ieri però ad un certo punto è stata data la voce ad un piccolo imprenditore, il sig. Andrea Zucchi.
Sposato, due figli, originario di Fidenza, nel piacentino, ha due punti vendita di occhiali. Intervistato in esclusiva da L’Indipendenza, giornale on line, aveva lanciato un appello: “cerco un paese al mondo in cui io sia gradito. Azienda, magazzino, macchina… cedo tutto quello che ho allo stato. Mi bastano solo i vestiti che ho addosso. Voglio un passaporto nuovo, di un Paese qualsiasi, dove l’imprenditore non sia un nemico. Un Paese dove possa crescere i miei figli, perché qui non è possibile”.
A La 7 ha cercato di spiegare al segretario Pollillo così la sua voglia di andarsene : " Mica per colpa della crisi: “Ho chiuso i bilanci in pareggio, senza debiti con le banche, anche perché a me, le banche, non hanno mai dato un soldo. Peccato che mi sia arrivata una lettera dall’INPS con minacce d’arresto perché non avrei pagato tutti i contributi, benché io sia in credito d’Iva e attenda dallo stato più soldi di quelli che mi chiede. – chiarisce Zucchi – E consideri che il mio settore non andrebbe neanche male. Si potrebbe fare bene, creare posti di lavoro… il problema è che in Italia c’è una cultura generalizzata che porta a considerare gli imprenditori dei ladri, mentre sono quelli che mantengono tutti, compresi gli statali. Gente che è convinta di pagare le tasse, mentre in realtà le loro tasse sono solo una partita di giro”.
ANDREA ZUCCHI |
Alla fine del suo intervento si avvicina all'imbarazzato rappresentante del governo e gli consegna le chiavi dei suoi negozi. Con garbo contesta a Pollillo che il governo Monti ha fatto le cose di sempre, aumentare le tasse, e non si azzarda a tagliare la spesa pubblica. Imbarazzato, il segretario annuisce e dice che certamente è tra le cose da fare, ma c'erano urgenti esigenze di bilancio, con lo spread fuori controllo da far abbassare. Come se ormai non avessimo capito che quello è sceso per la vagonata di un trilione di euro che Draghi ha dato alle banche. Certo, i cordoni sono stati allentati DOPO che i vari paesi - Italia, Spagna, Portogallo - avevano "iniziato a fare i compiti" ...ma in USA , GB, Giappone usano la stessa ricetta, discussa dai liberisti, cioè inondare di liquidità il mercato, senza alzare le tasse, o almeno NON così.
Zucchi ricorda come siano in tanti ormai ad aver fatto quello a cui lui pure si sta rassegnando: trasferire l'attività all'estero, e lui di Piacenza ritiene che sia già sufficiente arrivare in Austria per poter lavorare a condizioni più sostenibili e civili.
Dove l'impresa è guardata come una risorsa da tutelare e non una bestia da soma da sfruttare finché non stramazza a terra.
E poi facessero gli scioperi la Camusso e Bersani nelle fabbriche vuote!
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