venerdì 1 giugno 2012

BUFFON, CHI TOCCA I FILI MUORE!

Avevo già detto la mia idea su Buffon (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/05/buffon-non-e-coraggioso-solo-tra-i-pali.html): un uomo che non reputo un intellettuale....però nemmeno sciocco come tanti calciatori, capaci di dire solo assolute banalità ( sarà una partita difficile ma faremo di tutto per vincere, giochiamo partita per partita, sono tutte finali, e via così....). In più è coraggioso, fino ad una certa incoscienza. E già perché uno che sa che qualche peccato, ancorché non di rilevanza penale, ce l'ha, non va a stuzzicare il can che dorme, prendendosela coi PM esibizionisti e la parte di giornalismo a questi asservita.
Mario Sconcerti, che non è uno stupido ma è però posseduto da una presunzione che la metà basterebbe per tre bocconiani in fila, spiegava , dopo l'intervento del portiere della Nazionale, che il problema NON è la spettacolarizzazione della giustizia, della gogna mediatica a cui vengono sottoposte persone indagate - e quindi NON colpevoli fino a condanna definitiva, ma questo per il giornalista è un dettaglio -,  il vezzo illegale di notizie  riservate che finiscono sui giornali in barba al segreto istruttorio....Tutte queste sono quisquilie, pinzellacchere direbbe in grande Totò. Buffon, secondo Sconcerti, si dovrebbe preoccupare che nel mondo del pallone si faccia PULIZIA e GIUSTIZIA. Domanda al noto giornalista pallonaro: pretendere che queste due belle cose vengano fatte osservando la Legge e i principi di garanzia e privacy no? Sono INCOMPATIBILI le due cose? Perché se sì siamo messi di fronte ad una scelta mica male!!
La sinistra in cachemire, quella dei salotti, da tempo ha dimenticato che il garantismo era una SUA bandiera, mentre LAW & ORDER erano slogan della destra, dove per Legge e Ordine s'intende poi in realtà che  si realizzi il secondo costi quel che costi, anche a prezzo della prima.
Però sempre da quella parte c'è rimasta gente con la memoria lunga che quella bandiera NON l'ha mollata.
E così sulla rivista GLIALTRI, diretta da quel galantuomo comunista che è Pietro Sansonetti, troviamo due articoli che riporto e che magari qualcuno farò trovare sulla scrivania di qualche collega un po' ruffiano della gente in toga.
Ho sempre detto e scritto che in Italia c’è piena libertà di opinione, di stampa, di espressione delle proprie idee. Mi sono ricreduto. In Italia c’è effettivamente una ampia libertà di critica verso tutti i cittadini e tutti i poteri tranne uno: il potere giudiziario. Il potere giudiziario vive realizzando – per se stesso, cioè a proprio esclusivo vantaggio – un regime fascista su misura. Totalmente illiberale. Chiunque si avventuri a criticare la magistratura (o anche il giornalismo ancillare della magistratura) sa di rischiare la vendetta. Anzi, sa che subirà la vendetta. Forse in tempi brevissimi. Come è successo a Buffon che il mercoledì ha criticato i giudici per la vergogna mediatica costruita intorno al calcio scommesse (e li ha criticati assolutamente a ragione) e il giorno dopo si è beccato una fuga di notizie contro di lui, scientifica, consapevole e squadrista, da parte della stessa magistratura che ha fatto sapere per filo e per segno tutti i fatti suoi, infamandolo e poi trincerandosi dietro la formula assurda: non c’è reato. Ma porca puttana, se non c’è reato perché dai le carte ai giornalisti?
 
Giorni fa, intervenendo a “Servizio Pubblico” e denunciando le feroci lotte aperte dentro la magistratura (mi riferivo a una faida calabrese) mi sono sentito rispondere dal Pm Scarpinato – che tra l’altro, a quanto mi dicono, è uno dei migliori e più seri investigatori della Sicilia – che di queste cose non si deve parlare in pubblico, tantomeno in uno studio televisivo, perché esistono gli appositi organi disciplinari (della stessa magistratura) che possono occuparsene nel modo giusto e con la giusta riservatezza. Sono rimasto basito. 
Capite qual è l’idea? Una cosa è il mondo normale e una cosa diversa la magistratura. La magistratura al disopra del mondo normale, tutto dispone con giustizia, punisce se serve, coi metodi che ritiene i più saggi, assolve, eventualmente, con magnanimità, e non ammette di essere criticata. Una idea molto simile, credo, a quella di Khomeini. Buffon c’è finito in mezzo, come in Iran è capitato a tanti intellettuali laici.

Ugualmente efficace è l'articolo, sempre sulla stessa rivista, di Davide Vari che pure riporto:
Il sondaggio di repubblicapuntoittì già vola: “la nazionale deve restare a casa?”. E sì, da quelle parti sanno bene che il calcio tira e che gli italiani non vedono l’ora di appuntare il proprio insindacabile giudizio sul caso del giorno. Il via alla girandola l’ha dato Prandelli, il ct più perbene della storia: «Se ci dicessero che per il bene del calcio la Nazionale non deve andare agli Europei non sarebbe un problema», ha detto stamane davanti a uno sciame di giornalisti eccitati.
E sì, Prandelli è davvero una brava persona. Fu lui che convocò in nazionale Simone Farina, il giovane giocatore del Gubbio che denunciò un tentativo di combine. E fu sempre lui, Prandelli, che portò Pirlo e company a sgambettare nel campo di Rizziconi, una paesino a due passi da Rosarno e Gioia Tauro. Un borgo ad alta densità mafiosa, come si dice ultimamente. La gita in Calabria doveva servire a dare un messaggio chiaro e forte: un no deciso alla mafia. Poi De Rossi e soci se andarono ma i clan, quelli no, loro sono rimasti lì. Anzi, pare ormai certo che tra gli spettatori della partitella azzurra c’erano molti boss locali.
E oggi ci risiamo. Prandelli l’ha buttata lì: siamo pronti a non giocare gli europei. Una sparata potente ma innocua come la cannonata del mezzodì del Gianicolo. Tutti sappiamo che agli europei l’Italia andrà, eccome. Ma nel frattempo, intorno al calcio, si sta allestendo il palco del melodramma all’italiana. L’impressione è che si continui a giocare l’eterna partita dell’antiberlusconismo. Buffon ha provato a dire la sua, ha provato a spiegare a tutti noi che gli avvisi di garanzia servono agli imputati per difendersi e non ai giornalisti per vendere copie. Ma niente, la dinamica è sempre quella: il pm passa le carte al giornalista di turno accampato nelle sale d’attesa delle procure, il quale copia e incolla sulle colonne del suo giornale un pezzo fiume che chiama inchiesta. Viva l’Italia.
Magari è poca cosa, ma a me rinfranca che certe cose le puoi leggere ovunque, non conta destra o sinistra, a patto di essere "vertical", come dicono in terra di Spagna .

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