martedì 16 ottobre 2012

A RITIRARE IL NOBEL PER LA UE MANDIAMOCI IL SINDACO DI SARAJEVO. O DI SREBRENICA


Grande sorpresa e molto sarcasmo ha suscitato la notizia del premio Nobel per la pace assegnato quest'anno all'Unione Europea. La rete era piena di battute su questo, anche se qualche europeista stizzito ha osservato che se non si è contenti dell'Europa si può sempre andarsene...che non mi sembra una cosa intelligentissima da dire, visto che criticare una cosa non significa non conoscerne i pregi (meglio sarebbe dire le "convenienze" ) se, soprattutto comparati agli altri. Certo, meglio essere nati in Europa che in Asia o in Africa (ed eviterei anche l'America del Sud ), però Nuovo e Nuovissimo Mondo per certi versi appaiono migliori, e poi non è questo il punto. Qui si contesta che un premio simbolico e per decenni ritenuto importante (da parecchio è in declino, e già con premi andati ad Arafat .- un terrorista o un guerrigliero, come volete, ma certo pacifico...- o ad Obama, appena insediato alla presidenza degli Stati Uniti)  ha confermato di non avere più alcun senso. Con la UE abbiamo raggiunto un altro vertice di comicità.
E' vero infatti che in Europa dal 1945 non ci sono state più guerre, se vogliamo ignorare quelle della ex Jugoslavia (là, fare finta di nulla, lo abbiamo fatto sul campo, consentendo la vergogna di Sarajevo e Srebrenica, e quindi perché non farlo in generale ? ) ma il merito è dell' "Unione" ??????
O forse dell'ombrello americano, sotto le spoglie dell'alleanza Atlantica ? Fino al 1989 il continente europeo era quello più armato, specie di missili a testata nucleare, e se nelle varie crisi - le più critiche entrambe a Berlino, prima quando fu chiuso l'accesso alla città (che si trova nella parte centro orientale della Germania, allora quindi DDR ) , e ci fui il più grande ponte aereo della storia per garantirne il sovvenzionamento, poi quando fu eretto il muro - non si arrivò al peggio, lo si decise a Washington e Mosca, mica a Bruxelles, o  a Parigi , Londra o (figuriamoci) Roma .
Se c'è un campo nel quale la UE mostra la sua più assoluta  inconsistenza è proprio la politica estera, dove non si muove MAI. Del resto non esiste un esercito europeo, esiste la Nato, e costituirne uno costerebbe assai...di questi tempi..meglio rimandare. La Ashton dovrebbe essere il "Ministro" degli Esteri, il Segretario della UE nel Mondo, come lo è la Clinton per gli USA...La maggior parte degli Europei lady Ashton manco sa chi è, e sono anche fortunati...
E' vero che gente di assoluto valore come De Gasperi, Schumann, Adenauer si spesero molto per la nascita di una comunità europea che, tramite trattati commerciali, dialogasse continuamente ed evitasse che soprattutto Francia e Germania potessero di nuovo venire alle armi (come tre volte dal 1870 al 1939, le ultime due con milioni di morti ). E a loro il Nobel per la Pace sarebbe stato meritato e applaudito.
Alla UE ? E chi ci va a ritirarlo ? Von Rumpey ? Barroso ?
Riporto stralci di interventi critici sul tema dei due bravissimi opinionisti, Giacalone e Battista.
Buona Lettura

PIERLUIGI BATTISTA

  “La pace immaginaria dell'inaffidabile Ue”

ANGOLI DI SARAJEVO 

La posizione dell'Unione Europea sulle «primavere arabe»? Non se lo chiede mai nessuno: semplicemente perché non c'è. Nel duello tra Obama e Romney invece l'argomento è decisivo. Ma gli Stati Uniti hanno una politica estera, prendono delle decisioni, esercitano un peso. L'Europa no. L'Europa che conquista imprevedibilmente il Nobel per la pace è inesistente, politicamente irrilevante. Cosa vuole fare per la Siria? Non pervenuto. Una sola parola per la bambina pakistana che i fanatici hanno tentato di uccidere per punirla perché va a scuola? Nemmeno una. Taciturna, terrorizzata da tutto, incapace di una politica comune, l'Europa incredula deve ora decidere chi andrà a Oslo a ricevere l'inopinato riconoscimento. Sarà un evento storico, perché per una volta l'Europa dovrà decidere qualcosa.
E dovrà addirittura sforzarsi di dire qualcosa. Davvero uno sforzo inaudito. Sui diritti umani fondamentali, l'Unione Europea è inaffidabile e assente. Nelle Nazioni Unite ogni tanto gli Stati Uniti accennano a qualche protesta quando a capo di una commissione per la difesa dei diritti umani vanno rappresentanti di tirannie specializzate nella cancellazione di qualsiasi diritto, nella loro Nazione-prigione. Gli europei mai. Raccontano che in questi sessant'anni l'Europa ha mantenuto la pace interna. Davvero? L'Europa, dopo la Seconda guerra mondiale, non era una, ma almeno due. Una, verso Est, ha conosciuto una pace non precisamente invidiabile e i carri armati a Budapest e a Praga erano l'immagine di società repressive dominate da una dittatura ideologica che aveva fatto delle Nazioni comuniste delle grandi caserme. L'altra ha conosciuto uno sviluppo economico favoloso, ma ha mantenuto la sua pace interna, l'integrità dei suoi confini, la prosperità delle sue società grazie alla tutela politica, militare e nucleare degli Stati Uniti d'America. Quando qualche Paese europeo ha voluto far da sé, come l'Italia nei confronti del mondo arabo, di solito ciò è avvenuto al prezzo dell'appoggio esplicito o almeno di cordiali rapporti con regimi autoritari e militaristi che della pace, della difesa dei diritti umani, di tutto ciò che dovrebbe essere l'essenza spirituale di un «Nobel per la pace» sono stati e continuano a essere quanto di più lontano e antitetico. Anche il Kosovo è Europa e quando l'Ue ha deciso di intervenire è stato solo perché gli Stati Uniti di Clinton e della Albright hanno voluto dare il colpo decisivo. Anche Srebrenica e Sarajevo sono Europa, ma gli europei hanno assistito impotenti ai massacri tutti europei che lì si consumavano. L'Europa si è aggrovigliata nelle sue incertezze. Ha pensato che una moneta unica potesse sostituire una politica estera unica e ha sostituito una politica estera inesistente con i silenzi e gli accomodamenti. Quando si è mossa, come in Libia, l'ha fatto in modo goffo e disunita. Si muoverà ora, per la delegazione ufficiale che dovrà raggiungere l'europea Oslo. Che colpo.

DAVIDE GIACALONE
IgNOBEL 
17 ANNIVERSARIO VITTIME DI SREBRENICA 
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Gli esimi accademici riconoscono che noi europei stiamo facendo fronte a una crisi grave e pericolosa, ammirando la condotta. Quale? Al momento ci sono Paesi che lucrano sul differenziale dei tassi d’interesse, talora finanziando gratis i propri debiti, nel mentre lasciano gli altri affondare sotto i colpi della speculazione. Per carità, c’è chi sconta colpe proprie, e noi fra questi. Ma c’è anche un sovrappiù di concorrenza illecita, che proprio non pare il riassunto della migliore pace possibile. 
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Forse si potrebbe chiedere il Nobel alle buone intenzioni, sperando di non prendere quello per le frittate riuscite male.
In quanto a pace, l’Unione è riuscita a portarla altrove, in ossequio all’amore fra i popoli e all’affermazione della democrazia? Non mi pare proprio. Quando questo è successo il protagonista dell’operazione non è stata l’Ue, ma la Nato
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il premio Nobel potrebbe avere  un livello di lettura più malizioso: affermare non solo l’indipendenza (ovvia), ma anche la separatezza dell’Ue dall’Alleanza atlantica e dagli Usa. Nel qual caso vale il richiamo di Collodi: ti conosco, mascherina. Il terzopolismo eurocentrico altro non è che un residuato della propaganda sovietica (come si chiamavano quei tre signori al soldo dell’est, capaci di montare una gran cagnara contro i benedetti euromissili? Eurocomunisti), oppure un fossile del nazionalismo. In entrambe i casi si tratta di idee figlie di quel che portò alle guerre e le trascinò per decenni, distruggendo prima i popoli, poi la ricchezza, in ogni caso negando la libertà.
Siccome quel premio puzza da lontano di una tale impronta culturale, da europeo e da europeista lo rifiuto. E se proprio si deve ritirarlo, a farlo non mandiamo i vertici della burocrazia inutile, a sua volta incarnazione di quel che deve cambiare, o di un Parlamento che è tale solo di nome, o di un governo che nessuno ha eletto. Mandiamoci il capo del governo Israeliano, quale promessa di una vera politica estera europea.




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