L'autore del Camerlengo, gli amici lettori più affezionati lo sanno, ha avuto un padre magistrato. Credo che la cosa in cui sia riuscito meglio nella sua vita sia stata proprio la sua professione, condotta con serietà, preparazione, umanità e grande discrezione.
Sarà per questo che mi sono fatto una visione distorta di come debba essere un giudice e sono un fiero avversario della magistratura odierna, in particolare di certi "campioni" di essa che si accingono alle candidature in parlamento : Ingroia, Matone (!!!!!!!), Grasso.
Del lotto, devo dire che il terzo lo guardavo con più stima, cessata nel leggere che nel suo programma di riforma della giustizia ci sarebbe la conservazione del presente per quanto riguarda l'incestuosa unione tra pubblici ministeri e giudicanti e la struttura (inefficiente quando non peggio ) del CSM.
Ho scritto più volte che reputo male minore che un cattivo magistrato entri in politica che non che continui nella sua professione. Come dimostrano tanti ex giudici e pm, da semplici parlamentari finiscono per essere inutili e inoffensivi : Mantovano, D'Ambrosio, Carofiglio, chi ha notizie di costoro in parlamento ?
Proprio D'Ambrosio, in una intervista al Corriere, si lamentava appunto sostenendo che di ben 7 sue proposte di legge NON una era stata presa seriamente in considerazione...E meno male !! Che se sono tutte del tenore quale l'ammissibilità dell'appello solo in caso di nuove prove (come se in primo grado fossero sempre degli infallibili a giudicare le vecchie ! ) e la prestazione di una congrua cauzione per la ricorribilità in Cassazione che andrà persa in caso di rigetto del ricorso, non c'è che da congratularsi coi colleghi dell'onorevole D'Ambrosio che hanno ignorato le idee del fine giurista...(per inciso, in campo civilistico certe idee, sia pure non nei termini espressi dall'ex PM, potrebbero anche essere valutate , ma in campo penale, dove c'è in ballo la libertà delle persone, proprio NO ).
Spero dunque che anche Ingroia, in Parlamento, ammesso che ci arrivi (se non si federano con nessuno gli arancioni certo a Montecitorio non entrano, con il loro misero 2% ) , finisca finalmente disinnescato.
Grasso preoccupa un po' di più, perché si vocifera di una nomina quale Ministro della Giustizia. Con le idee appena sentite, non c'è di che stare allegri.
In ogni caso, sono uno di coloro che sostiene che un magistrato che intenda la sua professione non come applicazione e osservanza delle Leggi ma come impegno e di lotta civico e sociale, è bene che cambi mestiere ed entri appunto in politica. Il guaio è che questa gente sfrutta la toga come trampolino di lancio.
Problema vecchio, che riaffiora di continuo ma che non viene mai risolto perché di volta in volta fa comodo trasversalmente avere ex giudici di fama da mettere in lista.
Sul tema si sono espressi molti colleghi e in senso sia pure blandamente critico anche l'attuale presidente dell'ANM, il Dott. Sabelli ( che mi sembra comunque persona migliore di Palamara e altri predecessori, ancorché mi si dirà che non ci voleva molto ).
Li riporto consigliandone la lettura, con particolare attenzione all'intervento dell'Avv. e caro amico Domenico Battista ( ormai noto come Il Maestro...).
Buona Lettura
ALLARME DEMOCRATICO PER LA DEGENERAZIONE DEL RAPPORTO
POLITICA / MAGISTRATURA. di DOMENICO BATTISTA
Esiste - ed emerge in modo sempre più vistoso - un
serio problema di democrazia. La discesa (o salita) in campo di un numero
crescente di magistrati - per lo più impegnati in delicate funzioni negli
uffici di Pubblico Ministero o in indagini in grado di fornire grande
visibilità mediatica - non può essere ulteriormente considerato un fatto
casuale o riferibile alla "scorrettezza" dei singoli (non essendo
qualificabile diversamente l'uso improprio della toga per fini personali e/o di
carriera politica). Vi sono ampi settori della magistratura che da tempo usano
del loro potere per scopi diversi da quelli istituzionali (protetti da ANM,
espressione delle varie correnti politiche, e dal CSM , condizionato al proprio
interno da quelle medesime correnti ). Sempre più numerosi sono i magistrati
"fuori ruolo" (quasi sempre scelti per meriti acquisiti all'interno
del sindacato di categoria) che, in barba alla crisi ed alla lentezza della
giustizia, abbandonano "legalmente" le funzioni proprie per occupare
ruoli espressamente politici all'interno di tutte le istituzioni politiche ed,
in particolare, del ministero della giustizia (il cui ufficio legislativo è il
centro nevralgico nella formazione ed elaborazione di praticamente tutte le leggi
di rilievo). Il ritorno "in ruolo" , spesso dopo anni di
"inquinamento" nel potere esecutivo o legislativo, costituisce
inevitabilmente il proseguimento in toga del "nuovo" ruolo ed abito
politico. Un vulnus democratico, oggi espressamente riconosciuto anche dal
fondatore (oggi pentito) del "partito dei magistrati" , Luciano
Violante. Oggi questo partito esce allo scoperto e da "concorrente
esterno" o da "collaboratore" occulto o, peggio ancora, da
"condizionatore" delle scelte politiche, si trasforma ulteriormente,
per tentare di assumere direttamente il "potere". Lo scopo finale ,
neppure troppo nascosto, anzi nel caso di Ingroia espressamente rivendicato con
la ricerca del consenso della piazza alle proprie inchieste politiche, è la
trasformazione dello Stato di Diritto in Stato etico . Una operazione eversiva
ed anticostituzionale , alla quale troppi partiti, o per la presenza di
scheletri negli armadi o per la necessità di pagare cambiali di riconoscenza o
per totale carenza di linea e di cultura del processo e dei diritti
fondamentali , finiscono per cedere in una sorta di abbraccio mortale.
Mauro Anetrini
......................
Io non ho mai pensato di privare dei diritti connessi alla
cittadinanza i magistrati; credo, piuttosto, che, qualora ritengano di
partecipare attivamente alla politica, sarebbe opportuno un periodo di
purgazione. Dite voi quale. Anche perchè, sennò, saranno costretti a portarsi
addosso il fardello dell'Ufficio ricoperto e a subire quotidianamente le
contumelie di chi li accusa di avere strumentalizzato il ruolo per ottenere
visibilità e, quindi, cariche; o di chi, guardando all'indietro, afferma che,
allora, anche prima....
Abbiamo dimenticato troppo in fretta i classici: semel
sarcerdos, semper sacerdos. Pensateci: con che occhi lo guarderete? E che cosa
penserete di Ingroia?
Eppure, i portavoce servili del nuovo che avanza dicono che
va bene così.
Rodolfo Sabelli, Pres.te ANM
"Grasso in politica? Nulla quaestio. Da sempre in
Parlamento siedono magistrati. Però, una norma che regoli la discesa in campo
in politica delle toghe ci vorrebbe". Rodolfo Sabelli, presidente
dell'Anm, in un'intervista a Repubblica, pur non trovando nulla di strano nella
candidatura del procuratore nazionale antimafia, non fa mistero che il
passaggio dalla magistratura alla politica possa "creare nell'immaginario
collettivo un problema di immagine"."Parafrasando il generale
prussiano Carl von Clausewitz secondo cui 'la guerra è la continuazione della
politica con altri mezzi', bisogna evitare - spiega - di dare l'impressione che
l'attività politica del magistrato sia la prosecuzione con altri mezzi
dell'attività giudiziaria. La sovrapposizione tra funzione giudiziaria e
attività politica potrebbe incidere sull'immagine di imparzialità, indipendenza
e autonomia". Secondo Sabelli, "la normativa dovrà da una parte
evitare di frustrare il nostro diritto passivo di candidarsi. Dall'altra, però,
occorre disciplinare la candidatura e il rientro in ruolo dopo l'esperienza
elettiva".
Non credo che il giusto auspicio del Dr. Sabelli avrà seguito (non è tema nuovo, lo abbiamo detto ), però, nel dubbio, sarà il caso che anche il buon Woodcok si sbrighi ad aggiungersi alla lista dei "discesori".....
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