Lo andava dicendo da mesi e mesi, a qualunque giornalista gli capitasse a tiro : sono stato io a uccidere mia nipote Sarah, mia figlia Sabrina è innocente. La procura non gli crede, e infatti Michele Misseri è accusato "solo" per il reato di occultamento di cadavere nel processo che si sta celebrando davanti la Corte di Assise di Taranto.per l'omicidio della nipote appena quindicenne, nel quale invece imputate sono la moglie, Cosima Serrano, e la figlia dei due. L'aveva messo pure per iscritto, su un memoriale, ma niente, i PM non gli credono, ritengono che lo faccia solo per scagionare le sue donne.
Inevitabilmente, suscitando clamore ma non direi sorpresa, appena ha potuto Michele Misseri la sua "confessione" l'ha ribadita davanti alla Corte , approfittando dell'interrogatorio del difensore della figlia, niente meno che l'Avv. Coppi (ma come lo pagano i Misseri ??? non mi sembrano così facoltosi ! ) .
A questo punto, questo sì è un po' un colpo di teatro, il difensore di Misseri, l'avv. Armando Mendolito ha preso cappello, anzi toga, e se n'è andato, rinunciando al mandato. "Non era questa la linea di difesa" avrebbe dichiarato. Beh, immgino...però è quello che il suo ex cliente ha sempre detto da molto tempo in qua. A questo punto, ricordato sempre che i processi non si fanno in tv, sui giornali e tanto meno sui blog, avendo la fortuna di avere tanti amici tra i colleghi che fanno penale (divertente un passo di una bellissima nota proprio di Coppi sull'avvocatura di un tempo, con la definizione di noi civilisti come di cugini poveri...sempre meglio però di quelli che fanno amministrativo, che secondo la vecchia guardia forense, non sono proprio parenti, nemmeno alla lontana ! ) domando loro come ci si comporta in questi casi, come si gestisce una situazione del genere.
Oltretutto il processo appare particolare anche per le peripezie dei collegi difensivi : la difesa legale di Sabrina Misseri è affidata, lo abbiamo ricordato, al noto collega Franco Coppi, che entrava nel collegio difensivo con gli avvocati Emilia Velletri e Vito Russo, successivamente costretti a rinunciare al mandato, ai sensi dell'art. 5 del Codice Deontologico Forense , in quanto indagati nello stesso giudizio per soppressione di documenti, intralcio alla giustizia e favoreggiamento personale. Stessa sorte toccava all'avvocato difensore di Michele Misseri, costretto anch'egli a rimettere il mandato dopo essere stato indagato nel medesimo procedimento dell'assistito
Nel novembre del 2011 l 'avvocatessa Velletri, a seguito di
giudizio abbreviato, è stata assolta dalle accuse per insussistenza del fatto,
e l'avvocato Russo, che invece aveva optato per il rito ordinario, prosciolto
in udienza preliminare da due capi di imputazione sempre per insussistenza del
fatto-reato. Contemporaneamente, venivano assolti a seguito di abbreviato gli
altri due avvocati imputati nello stesso processo, sempre con la formula
dell'insussistenza del fatto. Insomma, la solita figura di palta della procura, ma l'intimidazione non è ormai pratica desueta mi pare di capire da parte degli uffici dell'accusa (Taranto poi...di questi tempi è famosa per irrequietudine ...).
In ogni caso, la vicenda la vedo intricata per la Corte d'Assise, in un processo dove contro le accusate ci sono vari indizi, ma non autentiche prove ( ricordo che ci si può formare comunque un convincimento di colpevolezza nel caso di indizi plurimi, concordanti e gravi ) , e d'altro canto esiste un "reo confesso" che si accusa al posto loro. Una confusione creata ad arte ? Sono mere ipotesi. Come spesso accade, ho notato, gli imputati hanno una caratteristica che non gli giova : sono "antipatici". Sabrina Misseri e la madre lombriosianamente (uno dei padri della criminologia , famoso tra l'altro per aver asserito che i criminali avevano delle vere e proprie caratteristiche fisiognomiche ) sono colpevoli, senza dubbio. Però, per fortuna, quei criteri sono stati abbandonati e l'antipatia, anche forte, non è indice di colpevolezza (salvo eccezioni, vedi Sallusti).
Ecco l'ampio articolo riportato dalla redazione del Corriere on line
Michele:«Ho ucciso Sarah con la corda»
E il suo legale rimette il mandato
TARANTO - «Ho ucciso io Sarah, questo rimorso non lo posso
più portare dentro di me». Lo ha detto Michele Misseri nel corso della sua
deposizione in Corte d'Assise per il processo Scazzi. Subito dopo il suo
difensore, Armando Amendolito, ha rimesso il mandato. La Corte d'assise ha
disposto una pausa di cinque minuti. «Non è stata Sabrina ad uccidere Sarah» ha
continuato Misseri in lacrime rispondendo a Franco Coppi, difensore di sua
figlia Sabrina accusata dell'omicidio di Sarah Scazzi. «Quindi a provocare la
morte di Sarah è stato lei, lo sta dicendo davanti alla Corte d'Assise», ha
insistito il legale: «Sì, sono stato io».
Michele Misseri dopo la rinuncia di Armando Amendolito. Il
legale è stato individuato tramite il call center del sistema informatizzato.
L'udienza prosegue perché il nuovo difensore e il suo assistito non hanno
chiesto termine per consultare le carte processuali. Prima di Latanza era stato
contattato l'avvocato Giovanni Rana, che ha comunicato la sua indisponibilità
trovandosi fuori città.
MICHELE SI AUTOACCUSA, MA PARLA AL PLURALE - Io voglio
andare in carcere e pagare per quello che ho fatto. Sarah non riposerebbe mai
in pace con delle persone innocenti in carcere». Lo ha detto Michele Misseri
nel corso del processo aggiungendo di non voler coprire responsabilità della
figlia Sabrina. «Se fosse stata lei - ha spiegato - le avrei detto che aveva
sbagliato e avrei chiamato un medico». L'avvocato Franco Coppi, difensore di
Sabrina Misseri, ha chiesto al teste di riferire delle lettere e dei memoriali
scritti nei mesi scorsi. «Era l'unico modo per sfogarmi e dire la verità. Per
questo - ha precisato - ho scritto a Sabrina prima di Natale, per scusarmi». Il
contadino ha sostenuto di non aver mai molestato alcuna donna, neppure la
cognata Dora, che invece aveva raccontato di un tentativo di approccio del
parente, pur se risalente a moltissimi anni fa. Misseri ha ricordato anche i
due episodi in chi minacciò la moglie Cosima, la prima con un'accetta, la
seconda con una pietra. In questa seconda circostanza, la moglie se ne andò con
l'auto lasciandolo solo in campagna. «Quando fece buio - ha detto Misseri -
chiamai Sabrina e mi vennero a prendere lei e Sarah». Dopo una breve
interruzione dell'udienza, Michele torna a raccontare i dettagli del delitto ma
quando parla dell'oggetto utilizzato per uccidere la ragazzina, rispondendo a
una domanda dell'avvocato Coppi, si esprime nuovamente al plurale, come già
fece durante gli interrogatori fatti dagli inquirenti nelle prime fasi del suo
fermo, e dice: «Quando abbiamo spostato il cadavere». Il contadino ha
sottolineato di aver utilizzato una corda per strangolare la nipote e che era
stata la criminologa Roberta Bruzzone a dire, invece, che era stata usata una
cintura. «Buttai la corda, insieme alle scarpe, in un cassonetto», ha ricordato
il teste.
IL RACCONTO DEL DELITTO - «Ho stretto Sarah con forza e a un
certo punto ha cominciato a squillare il telefonino, che è caduto per terra.
Non avevo visto che si era rotto, poi l'ho raccolto e messo nell'auto». Lo ha
detto Michele Misseri, ricostruendo le fasi dell'omicidio di Sarah Scazzi. Il
contadino ha aggiunto di aver premuto leggermente con le dita sugli occhi di
Sarah. «Era una tecnica che avevo appreso in un corso che avevo seguito in
Germania. Quando schiacci con il dito, se l'occhio si muove la persona è ancora
viva, ma non si muoveva niente». Misseri ha poi sottolineato di aver cercato
più volte di far trovare il telefonino di Sarah. «L'ho lasciato davanti alla
caserma dei carabinieri - ha affermato Misseri - perché volevo che mi
scoprissero, che era inutile girare e che ero stato io, ma non avevo il
coraggio di confessare. In un secondo momento l'ho portato in una stazione di
servizio di Manduria, dove c'erano due pietre grandi, ma nemmeno lì lo
trovarono». «La terza volta - ha detto ancora - lo lasciai nei pressi di un vecchio
autolavaggio dove poi ho scoperto che abitava Ivano. Quando lo trovarono tra
gli arbusti mi misi a piangere: anche quello era un modo per far cadere le
attenzioni su di me». «Quando lo seppe Sabrina - ha detto infine - mi disse:
«se lo hanno lasciato lì, ti vogliono incastrare, ma ovviamente non sapeva che
ero stato io». Il contadino ha dichiarato che in occasione del sopralluogo nel
garage con gli inquirenti era stato «drogato», riferendosi a degli psicofarmaci
che gli sarebbero stati somministrati mentre era in carcere. L'avvocato Franco
Coppi, difensore di Sabrina Misseri, ha fatto presente al testimone che «nel
caso, diremo alla Corte d'assise di recarsi sul posto e lei farà vedere come
sono andate le cose». Michele Misseri ha ricostruito quanto avvenuto il 26
agosto del 2010 a
partire dalla prima mattinata, quando si recò a un Consorzio per acquistare due
lattine di olio e in seguito andò in campagna con il fratello Carmine. Al
ritorno passò dalla banca per depositare un assegno. «Quel particolare l'ho
ricordato in un secondo momento. Il bancario - ha sottolineato zio Michele - mi
disse che ci voleva la firma di mia moglie. Risposi che sarei tornato ma lui mi
consentì di firmare al suo posto perché ci conoscevamo da tanto tempo». Misseri
ha poi precisato che quel giorno aveva un forte mal di testa e che al suo
ritorno a casa stava facendo un incidente stradale. «L'auto ha sbandato e stavo
finendo fuori strada. Non so nemmeno io come sono riuscito a rimettermi in
carreggiata. Peccato - ha detto piangendo - perché sarebbe stato meglio, la
bambina si sarebbe salvata».
LE RESPONSABILITA' DELLA FAMIGLIA - «Di quello che avevo
fatto non lo sapeva nessuno, nemmeno Cosima e Sabrina. Loro mi vedevano
piangere quando vedevo in tv le immagini di Sarah - ha continuato Michele in
aula - mi stavo suicidando con un potente veleno - ha aggiunto - ma in questo
modo però non avrebbero trovato il corpo della ragazza». Il contadino ha poi
parlato nuovamente dell'omicidio ribadendo che Sarah gli aveva tirato un
calcio. «Da lì- ha precisato - è partito tutto. Per questo mi è venuto il
calore alla testa». Rispondendo alle domande dell'avv. Franco Coppi, alla
ripresa dell'udienza sospesa per la nomina di un difensore d'ufficio, Misseri
ha detto che tutte «le versioni in cui ha accusato Sabrina sono false». Misseri
ha consegnato alla Corte una lettera anonima di minacce nei suoi confronti e
ricordato che alcuni giorni prima qualcuno avvelenò i suoi 8 gatti. Inoltre, ha
detto che il suo ex difensore Daniele Galoppa gli impedì di raccontare la
verità, anche quando, dopo l'incidente probatorio, si era «pentito di aver
raccontato cose non vere».
L'UDIENZA - Trentesima udienza del processo per l'omicidio
di Sarah Scazzi, incentrata sulla deposizione di Michele Misseri, lo zio della
vittima, che consentì il ritrovamento del cadavere la notte tra il 6 e il 7
ottobre 2010. Misseri, che si era avvalso della facoltà di non rispondere
quando era stato chiamato a deporre in qualità di imputato, ha accettato (ora
nelle vesti di testimone citato dalla difesa di Cosima Serrano e Sabrina
Misseri) di rispondere alle domande. Il contadino di Avetrana inizialmente
confessò di aver ucciso da solo la nipote Sarah perché aveva respinto le sue
avance sessuali, poi chiamo in correità la figlia Sabrina, a cui addossò tutte
le colpe nel corso di un incidente probatorio. Il contadino, affrancato
dall'accusa di omicidio, ora risponde solo di concorso in soppressione del
cadavere. Dopo essere tornato in libertà zio Michele è tornato ad autoaccusarsi
dell'omicidio, ma fino a questo momento lo ha fatto solo nelle interviste
televisive. In aula è presente Concetta Serrano, la mamma di Sarah Scazzi.
CARO Stafano,... Se commetto errore correggi.
RispondiEliminaPossono essere sopraggiunte leggi diverse.!!!
La regola in Italia quando non si riesce a stabilire il colpevole ... la Giustizia non condanna nessuno.!
Nella Svezia (forse anche in altri stati) ecc... ecc... quando è impossibile stabilire con certezza chi è il colpevole di tutti i coinvolti- La Giustizia condanna Tutti.-
Dunque, caro Ulisse ( scherzo, gioco sul nome che usi), per quanto riguarda la Legge italiana hai ragione. E credo che francamente sia giusto così.
RispondiEliminaIn Svezia non saprei. Nel caso della povera Sarah , secondo Te in Svezia condannerebbero padre madre e figlia Misseri nell'impossibilità di sciogliere il dubbio ? Mi sembra strano.
AD OSLO E COPENAGHEN ci sono stato circa 40anni fà... Parlando con dei commensali (Colleghi di altre Nazioni); ogni cosa scivolava sulle differenza della "gestione" - fra le quali quella da me sopradetta= Non ho elementi certi. A loro dire : Il colpevole sarebbe venuto fuori primo o dopo.== Non era nostra materia.!!(Solo la serità dei colleghi)
EliminaUna cosa era certa a quei tempi -prima che fosse "Trovato" il DNA. ... L'Impossibilità di stabilire il padre di un nascituro dei coinvolti. ... In ugual misura condannati al mantenimento. Le eccedenti di un singolo, gli altri versato alla Istituzione orfani.!!...
Ora, con il DNA, sicuramente modificato)
Una "morale" estesa a tutti i fatti ... Si deduce che tutti contribuiscono alla accertamento della verità e non di come purtroppo accade da noi. "negarla.!" (( Non cero. non ho visto niente - non sò niente ))
Da Noi; Testimoni -ed altri- a bizzeffe per "dirottare" i fatti da una parte all'altra ai fini "Procedurali.!!!" e non per la Verità ai fini di Verità e Giustizia.-
La morale suddetta è da Noi applicata alle Assicurazioni RCA. Stornano una percentuale degli incassi. Per i danneggiati dai Pirati della strada introvabili.!- ... A carico collettivo, assicurati.!!!
Purtroppo è una amara verità diffusa... consolidata anno dopo anni fino alla paralisi del vivere socialmente con tranquillità.!!!