martedì 29 gennaio 2013

LE LISTE PER LE ALLODOLE (SCEME)


a ciò preposta, formata da magistrati, per violazione del criterio di parità, avendo messo in lista più donne che uomini...Ora, io diffido sempre di questi scoop...perché di fronte all'ingiustizia e all'idiozia penso sempre che non possa essere vero...E' per questo che quando parlo del mio cinismo, lo definisco di "approdo" e non congenito...Insomma, NON ci sono nato.
Non mi risulta - ma questo non significa che non ci possa essere, visto il florilegio psicotico dei nostri legislatori - che esista una norma che stabilisca un obbligo di parità di genere . Le quote rosa, oltretutto al 50%, non mi pare esistano nella legge elettorale. Tra l'altro, il criterio, che non condivido assolutamente, di quota rosa stabilisce un numero "minimo" da assicurare alle donne, non un livello massimo...
 Leggo anche che a fronte della correzione dei Radicali (alla fine che devi fare ? se questi so scemi uno si adegua....) , la Commissione avrebbe osservato che ormai era fuori tempo. E questo ci riporta in qualche modo alla querelle di quando furono le liste del PDL ad essere escluse per un problema di tempi...
SI parlò di regole, che vanno osservate. Il che è giusto, come principio. Il problema è che di regole in questo cavolo di paese ce ne sono TROPPE, ingarbugliate, non infrequentemente illogiche, spesso implicanti la difficoltà dei cittadini di esercitare i loro diritti.
Questione vecchia e nota .
Ciò detto, Davide Giacalone scrive un articolo sempre sul problema delle liste, commentando due aspetti di gran moda : pulizia delle stesse, maggiore presenza di giovani e donne.
Tutte cose banalmente giuste, se non fosse che quando si passa dall'opportunità e dal merito, al MUST, perché questo va di moda, poi i risultati non possono che essere negativi.
Infatti, come conciliare la giusta aspettativa che chi si candida sia persona sufficientemente onesta da essere degna del ruolo di rappresentante dei cittadini, con due problemi non piccoli quali i diritti di garanzia (per cui ciascuno è considerato non colpevole fino ad una sentenza definitiva ) e , soprattutto, il pessimo funzionamento della giustizia italiana  (strapotere delle procure, durata infinita non solo dei processi ma anche della fase preliminare agli stessi, per cui si può rivestire il ruolo di indagato per un tempo illogico )  ?
Esistono già le norme che sanzionano l'incandidabilità di persone condannate a determinati reati , il problema è che la loro applicazione è ritardata fino alla sostanziale inefficacia causa i ritardi sopra detti.
Allora da noi cosa si fa ? Siccome non riusciamo a concludere i processi in tempi efficienti e ragionevoli, ne ANTICIPIAMO i possibili effetti, Così l'uso smodato del carcere preventivo (con biasimo e ora condanna da parte della Corte Europea dei diritti dell'uomo, vista la situazione delle nostre carceri, dove UN TERZO dei detenuti NON sono stati ancora condannati in via definitiva, e molti nemmeno processati in primo grado ) ,  l'incandidabilità di persone che hanno una sentenza contraria , a dispetto del suo gravame, l'allungamento dei tempi della prescrizione...
Legiferiamo non per riformare un sistema non funzionante e farlo funzionare, ma per tappare le falle più evidenti. E lo facciamo MALE.
Quanto alla presenza di più giovani e più donne, EVVIVA, se i partiti hanno scoperto che c'erano tante persone di questa età e di questo sesso MIGLIORI dei più anziani.
Ma NON può essere la carta d'identità, o il genere, un elemento qualificante di per sé ; assisteremmo ad una discriminazione uguale e contraria a quella che, di FATTO, e non certo per Legge, si è realizzata finora.
Insomma, al solito l'errore è voler far entrare la normazione statale in tutti i campi della vita sociale, il DIRIGISMO soffocante e totale.
I criteri non dovrebbero essere quelli legali, in certi campi, ma quelli di MERITO, OPPORTUNITA' POLITICA,  anche buon senso.
Non le quote, o l'eticità (più spesso moralismo d'accatto ) per legge.
Faccio un esempio conosciuto da tutti : Grillo dice che non si candida per coerenza, essendo stato condannato per omicidio colposo (un incidente stradale). Io non voterò Grillo, dice alcune cose giuste ( che dicono un po' tutti ) , e altre sbagliate. Soprattutto, non mi convince un voto di mera protesta, se poi non condivido l'idea di governo prospettata. Detto questo, troverei assurda la norma che esclude la candidabilità di Grillo per una colpa di questo genere, che con l'onestà e la capacità politica non c'entrano nulla. E infatti , per quanto riguarda la seconda cosa, Grillo ne è la prova lampante : guardate cosa è riuscito a mettere su in pochi anni e senza tv o giornali al seguito. Quanto all'onestà, non so se il comico e leader (è tutte e due le cose) genovese sia o meno una persona "onesta"...ritengo che un reato colposo in genere non investa l'etica di una persona, almeno nella maggior parte dei casi. Ma comunque, perché non farlo decidere agli ELETTORI ?? L'importante è che le cose si sappiano : tizio ha fatto questo, è indagato di quest'altro, e sotto processo per quell'altro (magari stabilendo anche che chi sbaglia, poi risarcisca...).
Dopodiché sia l'elettore a decidere.
Ecco comunque le osservazioni di Giacalone, Buona Lettura


Liste ipocrite



La chiamata di Enrico Bondi a supervisore delle liste montiane (tutte e tre, come fu allora specificato) suscitò grande interesse e qualche entusiasmo. Noi, con rispetto, avanzammo due dubbi: a. distogliere Bondi dal tagliare la spesa pubblica inutile e utilizzarlo per tagliare i candidati meno presentabili era uno spreco; b. la sua azione sarebbe stata un fiasco, perché mancante di criteri oggettivi e priva di forza politica. Il lavoro fatto dalla Fondazione Hume, per La Stampa, non solo ci da ragione, ma sottolinea un dato eclatante: la lista in cui avranno maggior peso gli eletti con guai giudiziari è proprio una lista montiana, quella dell’Udc.
Condivido l’opinione di Luca Ricolfi: chi ha pendenze giudiziarie non dovrebbe essere mai candidato, giacché l’essere mondi dal sospetto è una pre-condizione del rappresentare gli altri. Ma Ricolfi deve tenere conto che tale assunto vale in un sistema normale, mentre l’Italia non lo è. Se lo si adotta e si esclude dalla vita civile e politica chi è sotto inchiesta o processo, posto che durano due o tre lustri, alla fine, quando saranno assolti, il danno più grosso non lo avranno subito loro, ma la collettività. Saranno state le procure a stabilire chi può essere eletto, non gli elettori. E, del resto, il nostro sistema è così potentemente anormale che lo stesso Ricolfi non ricomprende fra gli “impresentabili” coloro che hanno “solo” ricevuto un avviso di garanzia (evviva, sono passati venti anni da quando si andava all’inferno), ma quanti hanno sulle spalle un rinvio a giudizio, o, almeno, una richiesta in quel senso (con ciò assolvendo la lista Ingroia, che un indagato ce l’ha). Peccato, però, che per il nostro diritto gli avvisati, i richiesti di rinvio, gli imputati, come anche i condannati in via non definitiva, rientrano tutti nella medesima categoria dei non colpevoli. Morale: un Paese è civile se funziona la giustizia, non se ciascuno decide per sé, circa il peso della malagiustizia.
Spostiamo ora l’attenzione dalle questioni giudiziarie a quelle anagrafiche: avremo il Parlamento più giovane d’Europa. Evviva? Evviva un corno. Che mondo è quello in cui si misura il progresso sulla base della presenza dei giovani fra i commercialisti e delle donne fra gli avvocati? E’ un mondo di scemi. Una versione da rotocalco. Un concorso per quiz televisivi (con domande sempre più deficienti). A me serve un commercialista competente e un avvocato in gamba, per non dire del chirurgo. Che sia giovane mi fa piacere per lui, che sia donna non so per chi mi debba far piacere e ometto gaffes. Certo, è bene che non ci siano assemblee sessiste o conservazioni gerontocratiche, ma queste degenerazioni vanno combattute con la meritocrazia, non con i certificati anagrafici. E siccome una delle malattie epidemiche d’Italia è l’ipocrisia, diciamola tonda: spesso i capi scelgono i giovani e le donne proprio perché non contano nulla e non obbiettano alcunché. A destra e a sinistra, sopra e sotto. Silvio Berlusconi, poi, farebbe trionfare la crasi.
Tutto questo è possibile non solo a causa della legge elettorale, che toglie qualsiasi peso al candidato e ne consegna uno retorico alle classifiche di giovanilismo e falso-femminismo, ma anche perché il Parlamento è una macina che non produce farina, ma solo esaltazione di meccanismo, sede e guarentigie. In questo modo non è dato sapere chi ha bene operato e chi no, restando solo qualche passaggio d’interviste fugaci, nel corso delle quali ci si chiede come alcuni degli eletti abbiano mai fatto a essere promossi. Non alle elezioni, ma a scuola.
Tutto questo, sia detto di passaggio e per rimanere alla moda delle citazioni mussoliniane, spiega non perché un mascelluto socialista, incamiciatosi di nero, abbia potuto dire della Camera che era un’“aula sorda e grigia”, ma perché quelli se lo fecero dire. Le democrazie non crollano perché arriva un mazziere stivalato, reuccio della retorica popolana, ma perché il trasformismo fa marcire le istituzioni e un Facta le incarna rendendole esangui. Non è senza significato, del resto, che anche allora la “giovinezza” fu considerata valore. Ora vi lascio e trono all’ospizio per soli maschi. 


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