lunedì 11 febbraio 2013

IL PD NON DA' I NUMERI. PERCHé SONO SERI. O PERCHE' NON LI SANNO.



Il PD risponde alle domande di DANILO TAINO del Corriere della Sera che si è messo in testa di applicare ai partiti italiani un sistema proprio delle elezioni olandesi . Anche lì le formazioni politiche "danno i numeri" però , da loro, sono veri e verificabili. O meglio, c'è una società di prestigio riconosciuto dai vari contendenti che raccoglie i numeri dei programmi delle singole formazioni e ne valuta , in modo ritenuto scientificamente attendibile, la ricaduta macro economica sulla spesa e quindi la sostenibilità.
E' una cosa che non è piaciuta troppo a quelli del PD che hanno sì risposto, ma numeri non ne hanno voluti fare. Del resto, è tutta la campagna elettorale che fanno così. Il motivo sarebbe anche apprezzabile : non vogliono buttare lì cifre senza sapere bene....Però questo discorso alla fine suona come un alibi per non impegnarsi e restare vaghi...Senza contare che un partito che pensa di governare, qualche dato dovrebbe già conoscerlo...
Comunque, lasciando il dettaglio al post del Corsera che come al solito riporto, queste le linee guida....
1) Patrimoniale, dicono di no....basta l'IMU, che vogliono però aumentare sulle case di valore catastale di .1500.000 euro. Niente tassazione ulteriore sulle rendite finanziarie (ultimamente, qualcuno lo ricorderà, erano state già aumentate, portandole al 20%, più l'aumento dei bolli sui depositi mi sembra superiori a 5.000 euro  e altre cosucce). . Sarà vero ? Vendola e Camusso due parole sole hanno imparato in campo economico : patrimoniale e evasione fiscale. Non credo molleranno così facilmente.
2) Sulla riduzione della prima aliquota Irpef dal 23 al 20%, o del non aumento dell'IVA di 1 punto già programmato a luglio , non credo valga la pena parlarne. Non saranno fatte nessuna delle due cose. In compenso si ribadiscono i concetti cari della lotta all'evasione fiscale, secondo il metodo Gabanelli : la riduzione del contante (ancora ? aboliamolo no ?!? ).
3) La deduzione degli investimenti...è una cosa non nuova. Però è nella loro ottica. Se l'impresa investe, la sinistra la tollera. Basta che gli utili non vadano MAI in tasca del "padrone"...
4) In compenso, l'articolo 18 non si tocca...mentre si deve rendere più vantaggioso il lavoro stabile rispetto a quello precario...Sarà curioso vedere come. Così come si prende atto che non si vedono idee finalizzate concretamente a ridurre la forbice tra lavoratori protetti oltre ogni limite e gli altri, tutti i giovani, completamente scoperti.
5) L'industrializzazione della PA non ho idea in cosa consista. L'obiettivo non è quello di diminuirne l'ingerenza ma di migliorarne l'efficienza. Anche questo concetto nuovissimo. E si è visto con quali brillanti risultati.
6) Sulla scuola, molte parole e l'idea del biennio unico, per posticipare ad un'età più matura la scelta dei ragazzi. Potrebbe essere giusto...ma anche qui temo si pecchi di astrattezza...Intanto di migliorare il livello dei docenti si parla poco...dando priorità al fatto di "sistemare" il mare di precari che scelleratamente si sono accumulati (e , a lasciarli fare, continueranno a farlo !! ) . E poi , forse, migliorando il livello della scuola dell'obbligo, si potrebbe già capire , in linea di massima, le attitudini agli studi dei giovanotti...Certo che se continua il mito dei licei UBER ALLES....salvo poi pagare ripetizioni su TUTTE le materie principali...
Ad ogni modo, tra pochi giorni il Corriere della Sera pubblicherà i risultati di queste interviste, con i dati elaborati dala Società di Analisi indipendente, Oxford Economics.
Sono curioso.
Intanto, una letta la potete dare




ALLA PROVA DEI FATTI - «FACT CHECKING» DEI PROGRAMMI DEI PARTITI

«Imu più progressiva, deduzione degli utili
e trenta liberalizzazioni»

A rispondere alle nostre domande è il Partito democratico


 di Danilo Taino
Pubblichiamo qua sotto le risposte che il Partito democratico ha dato alle venti domande che il Corriere della Sera ha rivolto - nell'ambito dell'iniziativa «Alla prova dei fatti» - alle coalizioni che partecipano alle elezioni del 24 e 25 febbraio. Le risposte del partito seguono quelle già pubblicate del Pdl (24 gennaio), di Fare per fermare il declino (26 febbraio) e della lista Con Monti per l'Italia (7 febbraio). Le risposte al questionario sono state viste a approvate da Silvio Berlusconi, Oscar Giannino, Mario Monti, Pier Luigi Bersani.
A questo punto, sono state inviate alla società di analisi indipendente Oxford Economics che le introdurrà nel suo modello econometrico per stabilire quali effetti avranno i programmi dei partiti, nel corso dei cinque anni della prossima legislatura, su Prodotto interno lordo, occupazione, inflazione, reddito delle famiglie, deficit e debito pubblici. I risultati verranno pubblicati sul Corriere appena elaborati, tra alcuni giorni.
Pier Luigi Bersani (Ansa)Pier Luigi Bersani (Ansa)
A differenza degli altri partecipanti alla campagna elettorale, il Pd ha preferito non mettere numeri - se non alcuni - nelle risposte. Ha scelto, come si può notare sotto, di parlare soprattutto di politiche e di obiettivi generali. Le ragioni che ha addotto sono più d'una. Per un verso, ritiene di non avere a disposizione l'intera visione dell'andamento dei conti pubblici futuri: promette di «fare chiarezza sull'andamento della spesa» perché immagina che certe uscite siano destinate a essere superiori a quelle previste. Per un altro verso, sostiene che alcuni interventi, per esempio le cessioni di cespiti immobiliari pubblici, non possano essere previsti. In terzo luogo, non considera la riduzione del peso fiscale su cittadini e imprese contemporanea a una riduzione della spesa ma la vede come fase successiva: quindi non parte da questo obiettivo (quantificabile) ma lo vincola ai risultati ottenuti in fatto di lotta all'evasione e di riduzione della spesa.
Con l'iniziativa «Alla prova dei fatti», al contrario, l'intenzione del Corriere è stata quella di domandare a chi chiede voti di prendere impegni misurabili e precisi, tali da consentire di costruire grazie a essi scenari macroeconomici per la legislatura in arrivo. Il modello seguito è quello, famoso, dell'Olanda, dove un centro studi pubblico, il Centraal Planbureau, da decenni analizza e misura in anticipo gli effetti delle piattaforme di tutti i partiti: con grande impatto di attenzione.
Sul piano dei contenuti, il Pd sostiene di essere «il partito più europeista del Paese». Ragione per cui non ha intenzione di rinegoziare il Fiscal Compact europeo e si impegna a evitare che, nella prossima legislatura, sui mercati si deteriori la fiducia nell'Italia.
Prima fascia Irpef al 20% ma non subito
La prospettiva di medio periodo del Pd per quanto riguarda il peso dell'imposizione fiscale è quella di una sua riduzione, prima per i redditi più bassi e per gli investimenti delle imprese e poi per i ceti medi. Ma il partito guidato da Pier Luigi Bersani dice che questa riduzione non può essere fatta prima di «avviare concretamente una battaglia per il recupero strutturale e contabilizzabile in bilancio dell'evasione fiscale». Solo dopo questa fase, un eventuale governo guidato dal Pd potrà «procedere a una revisione delle aliquote Irpef che abbassi il peso del prelievo fiscale sui più deboli e sui ceti medi». Dal recupero dell'evasione dovrebbero arrivare risorse per portare «dal 23 al 20% la prima aliquota dell'Irpef». Successivamente, l'obiettivo è «limare anche la curva sul reddito dei ceti medi». Nel programma del partito, c'è il tentativo di non fare scattare l'aumento dell'Iva del punto percentuale già previsto per il prossimo luglio. Ma non è semplice, dice il Pd, dal momento che nel 2013 il prossimo governo dovrà garantire il pareggio strutturale del bilancio.
Deduzione forte o totale degli utili reinvestiti
Il Pd intende ridurre la tassazione sulle imprese, «in particolare su quelle che danno lavoro». Ma, anche in questo caso, «in futuro, quando ce ne sarà la possibilità, dopo un percorso di risanamento e revisione del bilancio». Più a breve, però, il partito intende «fare uno sforzo» per introdurre «una forma di forte deduzione o addirittura di totale deduzione» degli utili che verranno reinvestiti nell'impresa.
Rimodulazione dell'Imu a favore dei meno abbienti
Il Pd non prevede di introdurre nel corso della legislatura forme di tassazione patrimoniale sui beni mobiliari, «azioni, conti correnti, eccetera». Il partito ritiene che l'imposta sugli immobili Imu vada rimodulata e intende farlo a costo zero per lo Stato. L'obiettivo è favorire i proprietari di casa meno abbienti, «quelli che hanno finora pagato fino a 400-500 euro di imposta». In parallelo, questa perdita di gettito fiscale dovrebbe essere compensata «con una graduale progressività aggiuntiva sulla fascia di patrimonio immobiliare che va da 1,5 milioni di valore catastale (di fatto circa tre milioni di euro di valore di mercato), in su».
«Modello Prodi» per la benzina 
Sempre a costo zero per le entrate statali, il Pd vuole alleviare il peso del costo dei carburanti sul bilancio dei cittadini. Con «lo stesso meccanismo che fu approvato dal governo Prodi». Il problema è questo: in Italia è in funzione un meccanismo sulla base del quale si paga l'Iva sul prezzo industriale della benzina più l'accisa. Cioè si tassa anche una tassa. Il Pd intende sterilizzare la parte di Iva che grava sull'accisa: un meccanismo che consente, in caso di aumenti di prezzo, «di mantenere bloccato o più contenuto il prezzo finale alla pompa senza perdita di gettito per lo Stato».
Lavoro stabile meno oneroso di quello precario
Sulla contribuzione sociale, il Pd parte dall'idea che la situazione italiana corrente, dove il lavoro precario costa meno del lavoro a tempo indeterminato, debba essere cambiata. È una situazione - dice - che incentiva le imprese a preferire forme di precariato. L'obiettivo del partito, una volta al governo, è di rovesciare la situazione, lavorando «sulla quantità dei contributi». Quanto sarà ampio e profondo l'intervento, «dipenderà dalle risorse disponibili». Inoltre, il Pd intende «aggiustare alcune storture provocate nel mondo del lavoro dalla riforma Fornero», in particolare quelle che riguardano i lavoratori a partita Iva.
Fare chiarezza sullo stato della spesa pubblica 
Il Pd mostra un atteggiamento guardingo sullo stato reale e sull'andamento della spesa pubblica. Sostiene che «la spending review, affidata per larga parte alle stesse professionalità che già prima non erano riuscite a evitare gli sprechi, non abbia colto gli obiettivi che il governo Monti si era prefissato». Ritiene che «vi siano poste probabilmente più positive del previsto per il 2013», in particolare sul fronte dei tassi d'interesse sul debito pubblico. Ma che ce ne siano anche di «largamente inferiori rispetto alla realtà»: in particolare le spese per gli ammortizzatori sociali e quelle per i contratti a termine nell'Amministrazione pubblica; alle quali potrebbero aggiungersi gli effetti sul bilancio dello Stato della minore crescita del Pil rispetto al previsto. «Se toccherà a noi governare prima di tutto faremo un'operazione di drastica trasparenza». Detto questo, il Pd non ha intenzione di stravolgere la struttura della spesa pubblica. L'obiettivo è quello di mantenere l'avanzo primario (cioè il surplus di bilancio prima di pagare gli interessi sul debito) anche attraverso la dismissione di «parte del patrimonio immobiliare, contenendo per tale via il debito pubblico e anzi avviandone la progressiva riduzione». Su questa strada, il partito ritiene che si possa ottenere la fiducia dei mercati internazionali e quindi ridurre l'onere degli interessi. Inoltre, il Pd pensa di intervenire sulla crescita anche attraverso una politica industriale: in questo modo - sostiene - il Prodotto interno lordo crescerebbe e si ridurrebbe il rapporto tra debito e Pil.
Industrializzare l'Amministrazione pubblica 
Rispetto alla spesa corrente dello Stato, una volta al governo il Pd intende «avviare una spending review vera, un'operazione di industrializzazione, per così dire, della Pubblica amministrazione». Non solo per ridurre gli sprechi ma per rendere la spesa corrente più efficiente, «generando un cambiamento generale del sistema». Per dire, se la Giustizia funziona meglio, la competitività del Paese ne guadagnano. Così per la scuola e per la razionalizzazione delle società di servizio comunali. Il Pd sostiene che mettere numeri su questa operazione «sarebbe come dare i numeri per giocare al Bingo». Le risorse così liberate, comunque, andranno dirette a impieghi più produttivi, «compresa - se possibile - la riduzione delle imposte».
Pensioni e questione esodati
In fatto di pensioni, il Pd non intende modificare la riforma Fornero. Vuole però affrontare e risolvere nel corso della legislatura il problema degli esodati. Ciò «comporta un costo per gli anni 2015, 2016, 2017». Non quantifica questo costo.
Più efficienza nella Sanità 
Il Pd riconosce i problemi e le difficoltà del Sistema sanitario nazionale. Intende riorganizzarlo ma senza metterne in discussione il carattere «pubblico e universale». Piuttosto, critica come le scelte politiche e gestionali recenti e le manovre finanziare effettuate avrebbero «determinato una frattura con l'intero mondo sanitario e con le regioni». Inoltre, nota il partito, sulla Sanità pesano «la riduzione delle risorse, l'incertezza, il timore di uno scivolamento graduale verso la privatizzazione del sistema». Quindi propone una riorganizzazione che salvaguardi il Fondo sanitario nazionale e avvii la «revisione del modello di governo della salute, con un ruolo più forte e unificante del ministero della Salute». In particolare, pensa di mettere insicurezza le strutture ospedaliere finanziandone i costi anche con «la riduzione del bilancio della Difesa (F35)». Il «programma straordinario di messa in sicurezza di ospedali, scuole e di bonifica del territorio» costerebbe, secondo il partito, «7,5 miliardi di euro in tre anni, da mettere a disposizione, per opere cantierabili in sei mesi, di regioni, province e comuni».
Biennio unico per la scuola secondaria 
Il Pd sostiene che la scuola «ha bisogno di stabilità, fiducia e risorse». Quindi promuoverà una «fase costituente» attraverso una consultazione nazionale. Gli obiettivi di fondo sono: raggiungere il 33% di copertura dei posti negli asili nido; rivitalizzare tempo pieno e modulo a 30 ore con le compresenze nella scuola primaria; aprire anche al pomeriggio le scuole medie; creare un biennio unico alle superiori, «così che la scelta a quale scuola iscriversi non sia fatta in terza media ma maturi dopo i primi due anni della secondaria». Il programma rilancia inoltre l'istruzione tecnica superiore anche legata alle esigenze produttive e territoriali. «Ridare fiducia alla scuola significa tra l'altro garantire un organico funzionale (cioè una dotazione di personale) stabile per almeno un triennio, attraverso un nuovo piano pluriennale di esaurimento delle graduatorie per stabilizzare i precari». Il Pd dice che occorre investire di più nella scuola: non mette cifre.
Investimenti, privatizzazioni e trenta liberalizzazioni
Il Pd dice che chiederà in sede europea, «assieme agli altri partiti progressisti», di escludere alcune spese per investimento (ricerca, infrastrutture, edilizia scolastica e sanitaria, bonifica e manutenzione del territorio, mobilità sostenibile) «dal computo delle spese sensibili ai fini degli obiettivi di finanza pubblica». Non prevede «progetti faraonici» ma «numerose piccole opere di manutenzione». Con «le risorse ci sono». Il Pd pensa a dismissioni, in particolare del patrimonio immobiliare pubblico. «Ma non tiriamo fuori numeri a caso - dice - Li quantificheremo quando saremo riusciti a farlo». Per aumentare produttività e competitività, il Pd intende riprendere e rilanciare il programma Industria 2015, prevede sostegni a ricerca e innovazione, vuole realizzare l'agenda digitale «compresa la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione». Inoltre, sostiene di avere pronte «oltre 30 iniziative di liberalizzazione» per favorire la concorrenza nell'economia. «Questi interventi saranno i primi che prenderemo se toccherà a noi governare». Infine, il Pd reintrodurrà norme sul falso in bilancio, riformerà l'antitrust sulla comunicazione, introdurrà norme più stringenti sulla corruzione e sui conflitti di interesse, varerà norme contro riciclaggio e autoriciclaggio.
Meno contante contro l'evasione
Per combatter l'evasione fiscale, il Pd ritiene che si debba ridurre gradualmente l'uso del contante, per rendere tracciabili pagamenti e movimenti di denaro. Che si debba rendere più efficace l'uso delle banche dati. Che si debba dare «trasparenza sulle ricchezze». Infine, «pensiamo che alcune forme di elusione fiscale siano diventate vere e proprie forme di evasione e che debbano essere affrontate in sede europea». Per quel che riguarda il mercato del lavoro, il Pd non intende «rivedere la riforma dell'articolo 18» ma vuole fare in modo che «i cittadini siano tali anche sul luogo di lavoro», cioè possano riconoscersi «nelle diverse forme di rappresentanza sindacale».


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