giovedì 7 marzo 2013

BERLUSCONI, L'UOMO PIU' INTERCETTATO DEL MONDO, E' ANCHE L'UNICO AD ESSERE CONDANNATO PER VIOLAZIONE DEL SEGRETO ISTRUTTORIO


Quando la realtà giudiziaria sfida il senso del ridicolo....Oggi è arrivata la sentenza di primo grado per il processo contro Berlusconi per la violazione del segreto istruttorio, perpetrato attraverso la pubblicazione su IL Giornale di parte di un colloquio telefonico tra Fassino, oggi sindaco di Torino, allora esponente di spicco dei DS, e Consorte, allora presidente Unipol (il famoso "abbiamo una banca !'" ).
Ora, mi sfuggono gli aspetti tecnici, e quindi non saprei dare un giudizio di " mero diritto", come si suol dire.
Annoto solo qualche fatto conosciuto da tutti :
1) Il segreto istruttorio in Italia è un COLABRODO. Gli avvocati, notoriamente, non hanno nemmeno più bisogno di chiedere copia dei verbali di interrogatori e di intercettazioni, perché se li ritrovano già belli che trascritti su paginate intere all'interno di tutti i quotidiani.
2) Quando si è cercato di inasprire (perché come vedete il reato già c'è...basta solo trovare il colpevole "giusto" ) le pene per questo scempio , che nuoce sia al processo che alla vita privata delle persone, i giornali hanno avuto buon gioco ad aizzare il popolo viola (famoso per l'intelligenza ) che tuonò slogan rimasti famosi per demenza : "intercettateci tutti !" , "no alla legge bavaglio". 
3) Nonostante le polemiche roventi, gli appelli anche di palazzi nobili e terzi, come quelli provenuti dal Colle, allo scandalo delle intercettazioni finite direttamente dalle procure ai media non è stato posto argine. E non ci sono nemmeno processi con le vecchie norme, tranne appunto quello odierno...Non conosco editori e/o direttori condannati per il reato oggi attribuito a Berlusconi (che tra l'altro, all'epoca dei fatti, 2006, e tuttora, non si occupa di editoria).
4) La Procura , stranamente, in questo caso aveva richiesto l'ARCHIVIAZIONE, ritenendo che non ci fossero elementi per un processo. Stavolta è stato il GIP a essere più "realista" della pubblica accusa e il rinvio a giudizio l'ha disposto di sua iniziativa, come del resto è proceduralmente previsto.
La conclusione di tutto questo, piuttosto grottesca, è che l'uomo che SENZA DUBBIO ALCUNO, è la maggiore vittima della storia della repubblica italiana del reato di violazione del segreto istruttorio, è anche l'UNICO noto a subire una condanna per lo stesso.
Qualcosa non torna...
Ecco la notizia sulla cronaca della Stampa.it




Il Cavaliere condannato per
la vicenda dell’intercettazione Fassino-Consorte. Due anni
e tre mesi al fratello Paolo

PAOLO COLONNELLO
Nessuno sconto e conferma delle richieste del pm: il processo in primo grado a Silvio Berlusconi e al fratello Paolo per la pubblicazione sul giornale di famiglia nel 2005 della famosa intercettazione Consorte-Fassino (”abbiamo una banca?”) per il Cavaliere si conclude nel peggiore dei modi, con una condanna a un anno di reclusione per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio. Due anni e tre mesi invece per Paolo Berlusconi, accusato oltre che del reato contestato al fratello, anche di ricettazione e millantato credito, queste ultime, imputazioni da cui è stato assolto. Il giudice Oscar Magi ha riconosciuto alla parte civile Piero Fassino, difeso in aula dall’avvocato Carlo Federico Grosso, un risarcimento di 80 mila euro, notevolmente inferiore al milione chiesto dal suo avvocato. 

La vicenda è quella della registrazione di un dialogo tra l’allora presidente di Unipol Gianni Consorte e l’allora segretario del Pd Piero Fassino a commento della scalata di Bnl da parte del colosso assicurativo. Un’intercettazione che non era nemmeno stata ascoltata dai pm e che venne portata da Roberto Raffaelli, amministratore delegato d Rcs, la società incaricata delle registrazioni per conto della Procura, la sera della vigilia di Natale del 2005 ad Arcore nella villa del Cavaliere, all’epoca Presidente del Consiglio. In questo modo Raffaelli intendeva garantirsi l’appoggio del Premier per una commessa in Romania. Dopo averla ascoltata, secondo le accuse, Berlusconi diede l’ok alla pubblicazione su Il Giornale. Cosa puntualmente avvenuta cinque giorni dopo, con un articolo che però riportò solo una parte una telefonata (il dialogo risultò penalmente irrilevante) creando un grave danno alla campagna elettorale del Pd nel 2006. In seguito, un ex socio di Paolo Berlusconi, Fabrizio Favata, condannato poi per tentata estorsione e tramite di Raffaelli, chiese dei soldi. Non ottenendoli, ci rivolse ad alcuni giornali facendo emergere la vicenda, denunciata infine da Antonio Di Pietro.  

Inizialmente la Procura aveva chiesto l’archiviazione di Silvio Berlusconi ritenendo che non fosse provata la sua consapevolezza circa l’illiceità dell’intercettazione, ma il gip Donadio ne ordinò l’imputazione coatta. Secondo la difesa del leader del Pdl, che questa mattina contrariamente a quanto aveva annunciato ha preferito non presentarsi in aula per dichiarazioni spontanee, si è trattato di un verdetto «che non sorprende, trattandosi di Berlusconi e del tribunale di Milano». «Sono però costernato - ha aggiunto l’avvocato Piero Longo - perché credo che gli elementi a carico fossero insufficienti, contraddittori se non del tutto mancanti. E credo sia la prima volta che si condanni per violazione del segreto istruttorio. fra un mese ci sarà la decisione sulla ricusazione di un giudice di questo collegio e in questo caso la sentenza verrà a cadere». 

Soddisfatto l’avvocato di parte civile Carlo Federico Grosso: «Quella vicenda aveva creato un danno rilevante e il fatto che il giudice abbia riconosciuto un risarcimento neri ore alla richiesta dimostra solo che si è rientrati nei circuiti fisiologici per questo tipo di condanne e di reati».  

Unipol, un anno a BerlusconiDue anni e tre mesi al fratello

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