lunedì 15 aprile 2013

"IL MALE ERO IO" . PIETRO MASO E' LIBERO, E CON LUI ESCE ANCHE IL SUO LIBRO...


Pietro Maso torna ad essere un uomo libero. Un ragazzo, oggi 41enne, che ha fatto rabbrividire l'Italia per la sua spietata freddezza di fronte ad un crimine feroce, da arancia meccanica, perpetrato insieme ad altri tre coetanei, tutta gente con meno di 20 anni, con però una differenza non da poco: le persone uccise non erano i loro genitori. Ma di Pietro Maso sì.
Li uccise per entrare in possesso dell'eredità, volendo una vita di agi che non sapeva pagarsi e che pensava di ottenere in questo modo. Talmente convinto da rivendicarla assurdamente anche in carcere, durante il processo !. Fu il difensore a convincerlo che era meglio smetterla con questa assurda rivendicazione, se non voleva l'ergastolo
Ha preso 30 anni, che sono diventati 22. In realtà, dal 2008 era in semilibertà, cioè tornava in carcere per la notte. Di giorno era fuori, aveva trovato un lavoro (ebbene sì).
All'uscita del carcere, ha trovato ad aspettarlo una delle due sorelle, figlia del padre e della madre che lui aveva ucciso in modo malvagio. Evidentemente lo ha perdonato. Anche l'altra sorella lo ha fatto.
Lo fece il papà di Erika, l'ingegnere De Nardo, con tantissima gente talmente sbalordita da tanto amore nonostante l'atrocità commessa dalla figlia, che non pochi insinuarono il sospetto che il padre c'entrasse qualcosa con quell'incredibile delitto (Erika uccise, insieme al giovanissimo fidanzato, la madre e il fratello di sette anni..., anche lei è uscita da poco ).
Perché per molte persone è così. Il perdono non è contemplato. Invece è difficile, ma i più bravi riescono.
Pietro Maso si è sposato, da tempo. Aveva da scegliere, perché furono migliaia le lettere di donne affascinate dal Male (del resto, ricordate Vallanzasca ? ).
Adesso che è libero, esce il suo libro.
L'articolo del Corriere ne riporta un breve stralcio, che un brivido te lo fa venire.


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  • Milano 




LA PENA SCONTATA AD OPERA

Pietro Maso libero dopo 22 anni di carcere

Massacrò i genitori il 17 aprile del 1991 nella loro casa in provincia di Verona. Le due sorelle sono venute a prenderlo

 E' un uomo libero. La prima giornata ha scelto di passarla in casa della moglie Stefania, a Milano, in viale Regina Giovanna. Pietro Maso, dopo aver scontato 22 anni di pena per l'omicidio dei genitori - avvenuto il 17 aprile del 1991 a Montecchia di Crosara, in provincia di Verona - è uscito lunedì mattina dal carcere di Opera, a bordo di un suv bianco. E' venuta a prenderlo la sorella Laura, accompagnata da un'altra donna (forse la sorella Nadia) e da un uomo. Il ragazzo che massacrò i genitori, oggi 41enne, è «un cittadino come tutti gli altri e così dovrà essere considerato»: così ha spiegato Roberta Cossia, il magistrato di sorveglianza che ha firmato il fine pena. Maso è stato condannato a 30 anni di reclusione, ma grazie a tre anni di indulto e 1800 giorni di liberazione anticipata è uscito dal carcere. Nel 2008 ha ottenuto la semilibertà e si è sposato con Stefania.
Pietro Maso torna in libertàPietro Maso torna in libertà    Pietro Maso torna in libertà    Pietro Maso torna in libertà    Pietro Maso torna in libertà    Pietro Maso torna in libertà
LA SORELLA - «Mi spiace, non faccio commenti, non rilascio interviste, dovete lasciarci in pace». Così al telefono ha risposto dalla sua casa di San Bonifacio (Verona) Nadia Maso, dopo il rientro a casa. La donna non ha voluto nemmeno confermare se era presente con la sorella Laura ad attendere il fratello fuori dal carcere di Opera.
ALL'USCITA - Appena uscito dal carcere, Pietro Maso ha abbracciato la sorella e poi è salito sul suv bianco per andarsene, cercando di sfuggire ai flash dei fotografi e alle riprese delle tv senza dire una parola, nemmeno da dietro i finestrini dell'auto, dai quali però si intravedeva il volto con un leggero sorriso. Maso, in abiti sportivi, è uscito dall'istituto di pena alle porte di Milano poco dopo le dieci di lunedì. Per evitare cronisti, fotografi e operatori tv ha adottato lo stratagemma di farsi venire a prendere in auto, auto che è in sostanza fuggita, anche grazie a un uomo che ha urlato di andarsene il prima possibile, quando i rappresentanti della stampa hanno tentato di avvicinarsi per «rubare» un'immagine. Da quanto si è saputo, prima di lasciare definitivamente la casa di reclusione Maso ha salutato gli operatori ringraziandoli.
 Pietro Maso in un'immagine del 1993, ripresa durante il processo a Mestre.Pietro Maso in un'immagine del 1993, ripresa durante il processo a Mestre.
«IL MALE ERO IO» - Martedì uscirà il libro di Pietro Maso «Il male ero io» in cui racconta di come ha massacrato, con la complicità di due amici, i genitori Antonio e Mariarosa per impossessarsi della loro eredità. «Sono in piedi accanto ai loro corpi. Morti. Una linfa gelata mi è entrata dentro, nelle vene, nelle ossa, nel cervello». E il racconto dell’assassinio: «Vado in bagno. Devo lavarmi. Apro a manetta l’acqua calda, tengo la testa bassa. Fisso le macchie sul dorso delle mani. E’ sangue. E’ il sangue di mio padre. E’ il sangue di mia madre. Ci è schizzato sopra, sulle dita». Per il giovane veronese l’impatto con il carcere, dopo una giovinezza vissuta tra amici, begli abiti e discoteche, è un autentico choc. «Chi avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe accaduto - spiega - l’omicidio, il carcere. Di lì a poco non avrei avuto neppure un paio di slip per cambiarmi. Per anni ho avuto addosso solo i vestiti unti e consumati che qualche detenuto mi lasciava per pietà».

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