giovedì 9 maggio 2013

AL DI LA' DELLE CONVINZIONI OPPOSTE, UN PROBLEMA BERLUSCONI ESISTE E VA RISOLTO


I commenti letti finora sulla condanna di secondo grado comminata a Berlusconi per frode fiscale sono direi contenuti, parlando di Media e TV( Corriere, Stampa ma anche Repubblica...il Fatto non so, non mi interessa). Ma anche sulla rete non ho visto toni tonitruanti . Mi sono interrogato su questa cosa  e ho fatto delle ipotesi :
1) La sentenza non costituisce una sorpresa. Tutti se l'aspettavano (Ghedini si era scommesso "contro" ). Ormai, a Milano, fanno scalpore le assoluzioni di Berlusconi, non le condanne. Questa era una tappa scontata, la partita vera si giocherà in Cassazione, tanto è così che il Cavaliere ha già ingaggiato il fuoriclasse per eccellenza di quel tipo di giudizio, l'avv. Franco Coppi ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/05/e-berlusconi-cambia-avvocato-via.html ).
2) Molta gente, anche tra coloro che non votano Berlusconi e ce l'hanno in uggia senza però arrivare all'ossessione "contro", da tempo ha iniziato a pensare che in effetti questa storia della persecuzione giudiziaria in fondo in fondo....Certo, sicuramente il Cav, non è un santo, ma, come ha scritto proprio su FB una ragazza che premetteva di avere sempre avuto in "odio" Berlusconi , "Se gli operatori della giustizia avessero messo lo stesso accanimento per far luce sui criminali assassini mafiosi, in Italia la mafia non esisterebbe più."
Insomma, è palese anche agli affetti da nevrosi berlusconiana  l'accanimento di certa magistratura (poi ci sono gli psicotici, ma quella è altra categoria) e questo stride col principio, giusto anche se antipatico, che un avversario politico si batte attraverso il consenso elettorale e non per via giudiziaria. In Italia c'è un solo e pessimo precedente che non sarebbe il caso di ripetere.
3) Tranne le curve, specie quella di sinistra che sogna che Letta cada e venga sostituito dalla alleanza tra PD e Grillo, quella tanto inseguita da Bersani e al tempo affossata dai guru degli ortotteri, il resto d'Italia spera che questo governo duri un tempo utile a fare alcune cose buone in campo economico e fiscale, oltre che qualche cosa giusta a livello istituzionale (le solite : riduzione del finanziamento ai partiti e delle prebende ai politici, cose che facciano risparmiare sia soldi che travasi di bile). Non 5 anni dunque, ma almeno i 18 mesi immaginati da Letta sì. Questa Italia io sono certo sia maggioritaria. Perché è vero che le anime di sinistra radicale, sia del PD che dei 5S sono molto rumorose, ma rappresentano un terzo circa dei loro partiti (fonte Ilvo Diamanti, direttore di Demos & Pi ) .
Ciò posto, il problema Berlusconi è reale e bisognerà risolverlo. Davide Giacalone lo spiega molto bene nel suo articolo scritto alla vigilia della facilmente prevista condanna.
Buona Lettura


Vigilia penale




Siamo alla vigilia di due sentenze penali, per Silvio Berlusconi. Quale sarà il loro segno lo sapremo, ma è fin troppo evidente che il rilievo politico sarebbe ineludibile ove si trattasse di due condanne. O anche di una sola. Credo sia utile ragionarne in anticipo.
Il cittadino Berlusconi resterebbe comunque un presunto innocente, perché nessuna delle due (ipotetiche, non lo ripeterò più) condanne sarebbe definitiva. Nel nostro sistema il “processo” è uno solo, e si compone di tre possibili gradi, senza l’ultimo non ci sono né condanne né assoluzioni, ma solo tappe verso la conclusione. Ovvio che essere assolti è assai più gradevole. Egli, però, non è solo un cittadino, ma un leader politico che oggi regge il governo. Non ha cariche istituzionali, ma ciò non diminuisce la carica istituzionale di quelle sentenze. Allora: che succederebbe, se venisse condannato?
Ci sono due errori, eguali e contrari, che devono essere evitati. Il primo consiste nel dire: non importa, è irrilevante, l’uomo è il catalizzatore di un vasto consenso elettorale, quindi chi se ne importa, dato che il giudizio del popolo prevale su quello dei giudici. Il secondo consiste nel dire: si tolga di mezzo, è finito, con questi verdetti il suo ruolo politico è insostenibile, faccia ricorso, ma si faccia anche da parte. La terza via, cui spesso ricorrono quanti sperano di non dovere affrontare i problemi, consiste nel puntare a un “salvacondotto”, che salverebbe la prima tesi dal giudizio penale e la seconda dalle conseguenze politiche. Ma tale istituto non esiste, nel nostro diritto, sicché chi ne parla non sa quel che dice.
Anziché mettere in evidenza quel che non torna, delle due tesi, proviamo a ragionare su quel che di vero contengono: a. non è saggio far fuori per via giudiziaria un leader politico che rappresenta una fetta vasta dell’elettorato (l’Italia ha già commesso questo errore e ancora ne paghiamo le durissime conseguenze); b. non è saggio immaginare che a governare, o a candidarsi al governo, sia chi potrebbe trovarsi a dover scontare una pena. Messa così è più sensata. Ma ancora complicata.
Si tratterebbe, allora, di porre nel centro destra il tema della leadership, perché l’elettorato che fa capo a quel raggruppamento preesisteva all’ingresso di Berlusconi in politica e gli sopravviverà. Immagino che non potrà essere raccolta da chi pensi di approfittare dell’azzoppamento dell’attuale capo, come anche da chi non ha saputo fare altro che ripetere le cose che lui diceva e dice. Una rottura è necessaria, ma dovrà essere fatta a partire dai contenuti e dalla rappresentanza degli interessi, davanti all’opinione pubblica. Non a partire dalle correnti e nel chiuso di stanze che sembrano vacanti, sia d’idee che di persone. E si tratterà di porre, al centro sinistra, la necessità di chiudere una stagione senza che, ancora una volta, come ricorrentemente capita nella nostra storia nazionale, un pezzo dell’elettorato debba sentirsi estraneo, se non avverso, a quel che poi succederà. Ciò comporta lasciare il cittadino Berlusconi al suo destino giudiziario, quale che sia (ed egli crede sarà roseo), ma prelevare il leader dalla competizione elettorale e collocarlo in una posizione più neutra. Francesco Cossiga seppe farlo con Giulio Andreotti, nominandolo senatore a vita. Quel posto è vacante.
Considero scontato che le vestali della contrapposizione, da una parte e dall’altra, giudicheranno oltraggioso e inaccettabile questo ragionamento. Ciò non di meno, a me pare che sia un ragionamento. Mentre quello di cui sono capaci le vestali può essere variamente definito, ma sarebbe ardito considerarlo frutto del ragionare.

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