giovedì 23 maggio 2013

E ANCHE PER QUESTA LEGISLATURA I GARANTISTI SI POSSONO METTERE IL CUORE IN PACE...


Filippo Facci è persona bellicosa, che non ama mezze misure, diplomazie. Ha nemici "mortali" come Di Pietro, Ingroia, Travaglio. I primi due oggi sono in disgrazia, il terzo naviga senza più le vele gonfie di un tempo. E' curioso che un personaggio così sia un garantista di ferro. Magari dipende dalle brutte cose viste nel 1992, quando era un giovane giornalista agli esordi e assistette alla stagione poco gloriosa - oddio, per i manettari fu formidabile...sempre una questione di punti di vista - di mani pulite. Scrive su giornali di destra ed è un nemico giurato del 41 bis (il regime carcerario speciale), si batte contro il sovraffollamento delle prigioni, le condizioni al loro interno (oggi la Cancellieri, una misurata, parlava di problema giunto allo stato della vergogna...), predica, consapevole della inanità, la presunzione di non colpevolezza e quindi l'eccezionalità che dovrebbe avere la misura di custodia cautelare.
Last but not least, si batte contro la giurisprudenza creativa che fa le leggi e tra queste, la più importante, il concorso esterno in associazione mafiosa .
L'altro giorno il senatore Compagna del PDL aveva depositato un disegno di legge nel quale aveva ripreso il tentativo antico quanto meno di tipizzare questa figura di reato che NON esiste nel codice ma, come se fossimo un sistema di Commom Law, è stato generato dalle sentenze di Cassazione. E' successo il finimondo e il disegno è stato ritirato.
Su questa cosa si è pronunciata opportunamente l'Unione delle Camere Penali con questo comunicato :

"Oggi la vicenda del tentativo di tipizzazione del concorso esterno si è arricchita di un nuovo e sconcertante episodio: il Presidente del Senato ha attaccato anziché difendere il senatore Compagna e le prerogative dell'Organo che presiede. L'avventato passaggio dalla DNA direttamente alla seconda carica dello Stato comincia a determinare i problemi che l'Unione aveva pronosticato.
In una nota diffusa ieri ci chiedevamo come fosse possibile, in una democrazia parlamentare, che un senatore fosse additato al pubblico ludibrio per il solo fatto di aver proposto una cosa, la tipizzazione del concorso esterno in associazione mafiosa, che non solo viene richiesta da diversi lustri da una parte dell’accademia e discussa in convegni giuridici da esperti della materia, ma è anche l’unica soluzione che permette di rispettare il principio costituzionale secondo il quale i reati devono essere espressamente previsti dalla legge e non creati dalla giurisprudenza. Ci stupivamo, ieri, che quel senatore non soltanto fosse stato lasciato solo a difendere il suo sacrosanto diritto ad avanzare proposte di legge, e in fondo la stessa autonomia del parlamento, ma addirittura costretto ad un rituale autodafé attraverso il ritiro della proposta, imposto dalle vestali della correttezza politica dell’antimafia. Oggi registriamo che il Presidente del Senato, lungi dal difendere quel sacrosanto diritto e quindi lo stesso ruolo dell’assise che presiede, si è felicitato del ritiro della proposta, addebitandolo a “vergogna”. Lo stupore di ieri, sia detto con franchezza, lascia il posto allo sgomento: se neppure la seconda carica dello Stato comprende l’enormità di un gesto simile, se invece di difendere la funzione legislativa attacca un senatore da uomo di parte, vuol dire che il senso dello Stato sta diventando merce rara.
O forse conferma solo quello che dicemmo qualche mese fa a proposito del fatto che passare dalla poltrona di Procuratore Nazionale Antimafia a quella di Presidente del Senato è un passo troppo lungo per farlo dall’oggi al domani; se non altro perché prima bisogna imparare ad apprezzare la funzione di chi le leggi le fa, liberamente, senza pressioni."



Ineccepibile.
Filippo Facci anche scrive la sua sull'argomento, e naturalmente è più tranchant.
Personalmente, l'ho detto altre volte, ritengo che qualsiasi iniziativa significativa in campo di giustizia penale in senso garantista non potrà trovare spazio in questo governo (e temo nemmeno in altri, almeno finché ci sarà Berlusconi come scudo e alibi del conservatorismo dei magistrati e della loro ala giustizialista).
Quindi ritengo l'iniziativa del senatore Campagna velleitaria, ancorché magari nobile per il principio difeso.
Come del resto lo era stata quella di Alfano sulle intercettazioni.
Ciò posto, sono pienamente d'accordo col fustigatore Facci, di cui riporto l'intemerata.
Buona Lettura

Concorso esterno? Da abolire. Con il machete...

Concorso esterno? Da abolire. Con il machete...


Il governo giocherella, si diverte, ci fa gli scherzi, finge di riaprire al condono edilizio, abbozza un divieto di candidatura dei movimenti, ridesta la legge sulle intercettazioni, lascia riaffiorare il Berlusconi incandidabile: sciocchezze, burle, del resto le proposte basta ritirarle, e se scoppia un casino tanto passa subito. Un tempo almeno era una tecnica: si proponeva 100 per incassare 30, erano dei test per vedere che aria tirava. Ora paiono petardi impazziti che oltretutto non denotano coraggio politico: si propone 30 e servirebbe 100, come nel caso del concorso esterno in associazione mafiosa. Un’invenzione giurisprudenziale, questa, che non va azzoppata, non va limata, non va disciplinata, non va tipizzata: va proprio eliminata col machete, poi col diserbante, poi col sale. Nel Codice non esiste, è stata stilizzata dalla Cassazione e non esiste in nessun altro paese del mondo: ma a nulla sono servite le proposte di modifica avanzate dalle commissioni Pagliaro e Grosso e Nordio. Adesso i bellimbusti del centrodestra - che sulla giustizia partirono leoni e ora sembrano criceti - propongono solo di ridurre le pene quando fu addirittura il Pds, nel 1996, a proporre l’abolizione, mentre Rifondazione comunista, nel 2001, pensò a una riformulazione da capo con criteri affatto diversi. La destra garantista, cioè, superata dalla sinistra forcaiola. Però il risultato è lo stesso. Nessuno. :

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