Come avevo sospettato, nel 2012, nonostante il grande dispiegamento di forze, con tanto di blitz mediatici a Cortina e altri posti del turismo di lusso, con continui predicozzi moraleggianti da parte non solo di Befera ma anche del Presidente del Consiglio, Monti, il recupero dell'evasione fiscale, che resta sempre ancorata alla mitica cifra di 120 miliardi di euro (calcolata come nessuno lo sa ), nel 2012 ha fatto un passo indietro rispetto al 2011.. Non clamoroso (sempre più di 11 miliardi affermano essere stati recuperati ), però meno dei 12 e passa che rappresentavano il record ottenuto, guarda un po', in epoca Berlusconiana. Quel pizzico di "sana paura", predicata da Befera quando passava trionfante da una trasmissione tv all'altra (era OVUNQUE !!) , non è stato sufficiente rispetto all'istinto truffaldino (per una versione) o di sopravvivenza (altra versione) degli italiani che, a fronte di una oppressione fiscale sempre più feroce, hanno risposto evadendo forse di più, certo non di meno.
Tanto è vero che Befera si lamenta, dicendo che aver tolto strumenti odiosi, come le cosiddette ganasce fiscali all'auto, ha comportato una diminuzione del gettito specie per i piccoli importi (sotto i 2000 euro ).
Nel frattempo si sta preparando la ritirata di Equitalia. Ho già scritto su questo
( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/06/equitalia-non-e-che-cambiando-nome-il.html ) :
NON è che via Equitalia, noi italiani avremo finalmente un fisco più giusto, meno oppressivo e asfissiante. Anzi, c'è il rischio che a questi difetti se ne aggiungano altri. Il problema non è sostituire lo sceriffo di Sherwood, ma rivoluzionare il sistema fiscale, dando finalmente attuazione vera allo Statuto dei contribuenti, ignorato invece sia dal legislatore che dai giudici tributari e di Cassazione, stabilendo un tetto al prelievo, sanzionando gli abusi dell'amministrazione ( condanne risarcitorie per i danni causati dalla cartezza ingiusta ).Sul tema, l'illuminato parere di Davide Giacalone
Buona Lettura
DisEquitalia
Equitalia non è il problema. Liberarsi di Equitalia non è la soluzione. Data una pressione fiscale insopportabile, capace solo di creare povertà e incenerire ricchezza nella pira della spesa pubblica, e date modalità di riscossione intollerabili, ma consentite dalle leggi (come la pessima idea che ti prendano subito i soldi, nel mentre è pendente un ricorso, e che te li restituiscano con comodo dopo che l’avrai vinto), Equitalia è solo l’efficiente strumento della tortura fiscale. Se si accantona lo strumento e non si rinnega la dottrina sadomasochista, si creeranno inefficienza e maggiori costi. Il minore gettito non sarà dato da (saggia) scelta politica, retta da tagli della spesa, ma da più praticabili vie di fuga. Il trionfo dei disonesti e la dannazione degli onesti.
Di Equitalia criticai il presidente, Attilio Befera, che è anche direttore dell’Agenzia delle Entrate. Non mi pento. Se sei Mastro Titta non sei responsabile di omicidio, ma neanche rilasci interviste sulla tenerezza dei colli e l’affilatezza della lama. Il moralismo fiscale è disgustoso di suo, figuriamoci se imbracciato da uno strapagato dirigente, con i soldi del gettito fiscale. Ma a Equitalia ha fatto un buon lavoro. I risultati ci sono. Ed è proprio il successo che ha creato problemi, in un Paese in cui ci sono evasori delinquenti, ma anche per necessità. Davanti alla rivolta contro le cartelle esattoriali la politica non ha reagito cambiando leggi e pressione fiscale, o punendo la condotta degli enti locali che si finanziano con multe sleali, emesse laddove l’automobilista non ha altra scelta che violare limiti e divieti demenziali. Ha preferito dare la colpa a Equitalia. Ammesso che sia così (e non lo è), se la prendano anche i governi, di destra e di sinistra, che la vollero e pomparono. Nonché ne dipesero per alimentare l’incapacità di controllare la spesa.
Ora molte amministrazioni creano la propria società di riscossione, o si affidano a privati. Come se cambiare il nome o la titolarità dell’esattore cambi qualche cosa per il contribuente. Vedrete: costerà di più e funzionerà meno. Tutto pur di non far cadere la maschera di una fiscalità sbagliata in sé. E’ la dannazione italiana, il Paese in cui si crede che trovare un colpevole possa evitare di affrontare e risolvere un problema.
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