lunedì 3 giugno 2013

PROCESSO RUBY - BERLUSCONI : LA PAROLA ALLA DIFESA


E al processo Ruby la parola passa alla difesa. Ho ascoltato un breve pezzo dell'arringa dell'avvocato Ghedini, e il tono non ha l'accoratezza che invece capita di ascoltare nei pubblici ministeri, sempre accesi dal sacro furore dell'indignazione.
Ieri, in un lungo pistolotto, Luigi Ferrarella ci spiegava come i PM non perseguitano Berlusconi ,a si limitano ad applicare la legge e non è colpa loro se il codice prevede certi reati. Abbiamo già commentato l'articolo (chi vuole, trova qui il post   http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/06/ferrarella-critica-i-tifosi-del.html      ) . Una cosa voglio aggiungere, dopo aver sentito Ghedini citare gli articoli del codice di procedura penale, le sentenze di Cassazione, e anche il succedersi delle norme avvenuto anche di recente per i delitti in oggetto. AL riguardo, ricordo che la riforma di una norma in campo penale opera solo per il futuro, in caso di inasprimento della disposizione, e al contrario in caso di alleggerimento. Facendo un esempio di mera fantasia, per spiegare ...Un Furto : se quando ho commesso il fatto rubare era reato e oggi non lo è più, io sarò assolto, mentre se fosse il contrario, che rubare era lecito quando ho compiuto l'atto e poi la legge fosse mutata, parimenti dovrò essere assolto.
Il principio, che scuoterà la bile dei giustizialisti, è semplice : se la coscienza sociale e civile è cambiata rispetto ad un fatto GIA' commesso, questa circostanza potrà valere pro reo e mai contro. 
Ciò posto, c'è un altro problema da affrontare ed è la crescente semplificazione dei processi, con la loro degradazione a un livello nazionalpopolare, come se il diritto fosse mero accertamento dei fatti e non ci fosse la necessità di una lettura giuridica degli stessi. Diversi colleghi ma anche professori di diritto hanno denunciato, ultimamente, un "involgarimento" dei processi, nel senso di una minore attenzione al diritto, sia procedurale che sostanziale, rispetto alla percezione dei fatti. Azzardo : una sorta di inversione dell'approccio giudicante, dove la valutazione dei fatti non deve (dovrebbe ? ) essere mai disgiunta dalla loro valenza secondo diritto, mentre adesso, se il fatto c'è, allora deve esserci la sua condanna. Così può ragionare mia madre professoressa pensionata di lettere, NON un Giudice degno di questo nome.
Nel caso di specie, il reato di concussione è faccenda complessa, tanto che il Maestro Battista ne fece oggetto della sua tesi di laurea. Non si conclude col semplice accertamento del rilascio di Ruby trattenuta nella Questura di Milano, ma bisogna provare che questo fu conseguenza di una indebita pressione di un soggetto, con la qualità di pubblico ufficiale, nei confronti di un altro. Ebbene, questa pressione, notoriamente, gli interessati, cioè coloro che l'avrebbero dovuta subire, l'hanno tutti negata.
Prescindendo dal fatto, pure assorbente, resta poi la disquisizione in diritto della potenzialità della condotta e delle parole di Berlusconi in questo senso . Mi riferisco all'aver palesato l'allora Premier la possibilità di una situazione incresciosa stante la asserita (millantata, si seppe POI ) parentela di Ruby con Mubarak . Basta questo ? Non è questione semplice, che si risolve con la personale opinione (oltretutto determinata dal tifo) .
Preoccupante l'esordio di Ghedini che, rivolgendosi alla Corte, premette la sensazione, da difensore, di uno sfavore   da parte della stessa, oltretutto "vicina culturalmente alle posizioni dei PM".
Una dichiarazione grave, che nessuno farebbe sapendo bene di suscitare l'umana irritazione dei destinatari.
Però a volte si è costretti a dire ciò che realmente si pensa. Evidentemente, a differenza di quello che pensano e hanno scritto i Giudici della Cassazione investiti del caso, la richiesta di trasferimento del processo non era determinata solo da ragioni dilatorie. A me è capitato di avere questa sensazione, e non me la sono tenuta per me : qualche volta mi è andata anche bene, che a volte i giudici sono capaci di resipiscenza.
Altre male.
Ecco l'articolo sul Corriere on line. Buona Lettura

l'arringa dei difensori di Silvio Berlusconi

Processo Ruby, Ghedini: «Assolvete Berlusconi, il fatto non sussiste»

Il legale: «Ho avuto l'impressione di ingenerare un certo qual fastidio nei confronti dei giudicanti»

Niccolò Ghedini in aula per l'arringa della difesa al processo Ruby (Ansa)Niccolò Ghedini in aula per l'arringa della difesa al processo Ruby (Ansa)
Parola alla difesa al processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi, per il quale la procura di Milano ha chiesto una condanna complessiva a sei anni di reclusione, di cui cinque per la concussione e uno per la prostituzione minorile. Niccolò Ghedini, in apertura della sua arringa, ha definito «prevenuti» i giudici davanti ai quali si celebra il processo. «Nel corso di questo processo - ha aggiunto - ho avuto l'impressione di ingenerare un certo qual fastidio nei confronti dei giudicanti. Analogo fastidio non sembra ingenerare la procura della Repubblica». Il legale ha sostenuto inoltre che il collegio ha «vicinanza culturale» ai pm. Ghedini, in apertura del suo intervento, ha chiesto di acquisire i verbali delle dichiarazioni rese da Ruby nel processo a Minetti, Fede e Mora, e ha definito la richiesta di pena a sei anni di carcere per Silvio Berlusconi «stratosferica e straordinaria». Le ragazze di Arcore Le ragazze di Arcore    Le ragazze di Arcore    Le ragazze di Arcore    Le ragazze di Arcore    Le ragazze di Arcore
RUBY E MUBARAK - «Silvio Berlusconi ha parlato di Ruby ad un pranzo ufficiale con il presidente dell'Egitto. Questo vuol dire che aveva l'assoluta convinzione che fosse egiziana», ha fatto notare Ghedini, ricordando il pranzo ufficiale a Villa Madama. «Se no, come avrebbe fatto a parlare di una ragazza minorenne, marocchina, che viveva in Sicilia, in stato di povertà, il cui padre era un ambulante?».
CONCUSSIONE - Per quanto riguarda il reato di concussione, Ghedini ha chiesto «l'assoluzione perché il fatto non sussiste». Riferendosi alle telefonate che Berlusconi ha fatto in questura la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, chiedendo di affidare Ruby, fermata per un furto, a Nicole Minetti invece di mandarla ad una comunità per minori, Ghedini ha affermato: «Secondo la procura l'allora presidente del Consiglio avrebbe abusato della sua qualità di pubblico ufficiale per sottrarre Ruby all'autorità. Non si riesce a capire da quale autorità, dal momento che Ruby non doveva essere arrestata né portata in carcere». «Non sempre - ha sottolineato - le azioni compiute da un pubblico ufficiale possono essere considerate reati contro la pubblica amministrazione. Possono essere anche azioni umane non correlate da alcuna malizia».
Il pianto di Ambra Il pianto di Ambra    Il pianto di Ambra    Il pianto di Ambra    Il pianto di Ambra    Il pianto di Ambra
PROSTITUZIONE MINORILE - Per quanto riguarda l'accusa di prostituzione minorile, «tutte le testimoni negano di aver avuto rapporti sessuali con Berlusconi», ha detto Ghedini. Il difensore sottolinea che, per la Procura di Milano, gran parte delle testimoni sono «inattendibili perché pagate dal presidente. Ma molte - sostiene - erano già aiutate economicamente. È un aiuto dato in continuità». Ghedini ha sottolineato il fatto che nei telefonini e nei pc delle giovani ospiti del Cavaliere non sono state trovate «foto compromettenti», ma solo «una foto di Silvio Berlusconi con dietro una libreria, che è stata presa ad Arcore» e una foto di Iris Berardi vestita da poliziotta, che la ragazza ha detto essere stata scattata durante una festa di Carnevale in un locale.
LA STATUETTA DI PRIAPO - «La statuetta lignea non c'entra nulla con questo processo ma con la ricostruzione sociologica e morale che la Procura vuole fare della vita di Berlusconi», ha detto Ghedini riferendosi alla cena del 22 agosto 2010 quando, secondo alcune testimonianze, durante la cena delle ospiti ad Arcore avrebbero mimato atti sessuali con una statuetta di Priapo. Per Ghedini, però, è una circostanza esclusa dal capo d'imputazione perché si è svolta ad agosto, quando Ruby era già da mesi stata esclusa dalle cene di Arcore. L'accusa contesta a Berlusconi di avere compiuto atti sessuali con Ruby dal 14 febbraio al 22 maggio 2010.
RUBY NON C'ERA - Ghedini è quindi arrivato a uno dei passaggi cruciali della sua arringa: tutte le testimoni dell'accusa, tranne una, non hanno partecipato alle serate comprese nel periodo tra il 14 febbraio e il 2 maggio 2010. Ghedini ha passato in rassegna queste testi, una ad una: Ambra Battilana, Melania Tumini, Maria Makdoum, Chiara Danese, Natasha Teatino e Imane Fadil. Tranne quest'ultima, le altre ragazze sono state ad Arcore quando Ruby non c'era. La stessa Fadil, ha ricordato Ghedini, parla di «cene di tipo erotico» riferendosi a serate quando Ruby non c'era. Di contro, è la tesi di Ghedini, ci sono 25 testimonianze che parlano di serate di natura completamente diversa rispetto a quelle raccontate dai testi dell'accusa, cene «normali» in cui si chiacchierava di calcio e altri argomenti. «Sono 50 i testimoni che dicono tutti le stesse cose, sono fatti oggettivi e il resto è fantasia», ha concluso Ghedini.
QUELLA NOTTE - «Silvio Berlusconi non ha mai chiesto di accelerare le procedure» per il rilascio di Karima El Mahroug, fermata dalla polizia a Milano la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010. Lo ha sostenuto Ghedini citando le parole dell'allora capo di gabinetto della Questura di Milano, Pietro Ostuni, chiamato la sera del 27 maggio da Silvio Berlusconi. Per Ghedini, come ha riferito Ostuni nella sua testimonianza, ci fu da parte di Berlusconi solo una richiesta «di informazioni». Di fronte al fatto che «non c'è richiesta di accelerare le procedure e non c'è richiesta di infrangere la legge, come si fa a contestare una concussione e a chiedere una pena di 5 anni?», si è domandato Ghedini.
RILASCIATI - Il pm dei minori Annamaria Fiorillo che si occupò di Ruby quella sera, era solita rilasciare minori fermati per piccoli reati dalle forze dell'ordine a Milano. «Lo stesso 27 maggio 2010 - ha ricordato Ghedini - sono stati fermati dalla polizia due ragazzi, di 17 e 15 anni, segnalati come sospetti borseggiatori. I due giovani entrano in questura alle 19.10 ma il pm Fiorillo, dopo la precedura di fotosegnalamento, dispose il rilascio dei due». Per Ghedini, che ha elencato molti casi di minori portati in questura per piccoli furti e poi liberati, ha sottolineato come il fatto di inviare minori in comunità non fosse la prassi più frequente per il pm Fiorillo.


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