giovedì 11 luglio 2013

LA ROULETTE RUSSA, DOVE NESSUNO DEI DUE SI SALVA

 
Naturalmente le pagine dei giornali sono piene ( e sarà l'argomento principale da qui al 30 luglio : uno stillicidio ) di commenti intorno all'udienza di Cassazione fissata per fine mese. Previsioni, comunicati, prese di posizione. Ho letto gli interventi di Polito (Corriere), di La Spina (Stampa) e di Giacalone (Tempo).
Tutti contengono cose vere, altre discutibili. Su una cosa io vorrei che si riflettesse, specie tra coloro che invocano il rispetto dei ruoli, delle istituzioni, la divisione dei poteri, il senso di responsabilità ecc. ecc. Sono tutti auspici nobili, che peccano però, a mio avviso, di astrattezza e siccome vengono da persone intelligenti, viene il dubbio che dietro ci sia anche un pizzico di ipocrisia.
Il problema dello scontro tra Magistratura e Politica è VECCHIO, antecedente all'avvento di Berlusconi, che sicuramente l'ha enormemente inasprito e incancrenito. Non è con Berlusconi che è stata abolita la norma COSTITUZIONALE (Zagrebelski se ci sei batti un colpo !) che prevedeva l'immunità parlamentare (vecchio articolo 68 che recitava : Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale; né può essere arrestato, o altrimenti privato della libertà personale, o sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, salvo che sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l'ordine di cattura. ). Viva quella norma, che i padri costituenti vollero proprio per proteggere i parlamentari dal potere esecutivo e giudiziario, tutti questi 20 anni sarebbero stati completamente diversi.
Così non è stato, e da tempo ne vediamo le tragiche conseguenze. Chiedo a Polito e La Spina : come si fa a invocare il pur giusto equilibrio e indipendenza tra i poteri dello Stato quando da tempo uno di essi ha preso il sopravvento ?? Come, se la stessa battaglia politica elettorale si fa guardando con occhio preoccupato o speranzoso alle possibili notizie provenienti dalle procure e dall'iscrizione del nemico politico nel registro degli indagati ? Al mio amico Riccardo Cattarini, dirigente del PD friulano, che si indignava al criterio elettorale di Debora Serracchiani di non candidare nessuno che fosse iscritto nel fatidico elenco, osservando , in maniera sacrosanta, che NON è la procura che deve decidere sui candidati di un partito, la poi neo governatrice del Friuli Venezia Giulia ha osservato "tu hai ragione, ma polticamente è un rischio che non ci possiamo permettere. Qui si vince per un pugno di voti e il tuo giusto garantismo ce ne può solo far perdere".
Dunque ? Di cosa parliamo quando scriviamo di "rispetto reciproco" , se siamo a questo punto ?
Faccio poi una considerazione ancora più azzardata. Come mai, se in Egitto una parte della popolazione si solleva contro il potere legalmente eletto, e l'esercito dà manforte a questi ultimi fino a rovesciare il presidente in carica, i nostri commentatori (buona parte) scrivono di "golpe popolare, non legale ma LEGITTIMO", e poi, da noi, se i parlamentari e gli elettori del centrodestra si agitano, assumono iniziative di protesta e altre ne immaginano, fino alla caduta del governo, si invoca sobrietà e senso del bene del Paese ?
Quelli di centrodestra, io tra questi, sono CERTI che Berlusconi sia stato un bersaglio politico di certa magistratura, e col tempo il radicarsi e inasprirsi di questa lotta ha impedito sempre di più aree di neutralità.
E del resto, quale serenità potranno mai avere i giudici della Corte di Cassazione sapendo che, comunque decideranno, 40 milioni di persone sono pronte a NON credere comunque alla imparzialità di quella decisione ? Ovviamente, se Berlusconi venisse assolto, ci saranno legioni che grideranno alla Corte che lo ha salvato, a questo punto nemmeno per berlusconismo ma per la "ragion di Stato". In caso contrario, sarebbe la decapitazione, di fatto, dell'intero centrodestra. Polito, io sono un suo estimatore, ma francamente  non riesco a capire come lei possa immaginare che una cosa così, che resterà nei libri di Storia, possa non avere ripercussioni politiche.
La verità è che NON ci si doveva arrivare a questo punto, e invece si è preferito lasciar fare a chi tutto questo l'ha voluto e perseguito con pervicacia. Magari non i più (comunque molti), ma adesso gli altri sono prigionieri.
Molto più condivisibile allora l'analisi di GIacalone, che di seguito propongo

Roulette russa


E’ una roulette russa. Sbaglia chi crede che la sola tempia esposta sia quella di Silvio Berlusconi. E’ da irresponsabili considerare il prossimo 30 luglio una normale scadenza giudiziaria. La sorte processuale riguarderà una sola persona, ma la pistola è puntata verso un intero equilibrio politico e istituzionale. Solo gli accecati dalla faziosità possono non vederlo.
Ieri sono successe tre cose significative. La prima: la mattina il Corriere della Sera ci ha informati che quel processo penale (diritti Mediaset) poteva non concludersi in cassazione, giacché in parte prescritto a settembre, quindi prima del previsto giudizio, ergo da rinviare all’appello. Escluso che la fonte della notizia fosse la difesa dell’imputato (che sostiene la sua innocenza), è sembrata una voce da cassazione fuggita. La seconda: nel pomeriggio arriva la notizia che il giudizio è fissato per fine luglio, quasi a volere dar ragione, ma evitare la sorte immaginata nell’articolo. Che la cassazione arrivi a sentenza prima delle prescrizioni è cosa buona, che i suoi calendari siano così giornalisticamente tempestivi è singolare. La terza: le dichiarazioni dei politici sono arrivate già scontate, ma il compassato avvocato Franco Coppi ha detto: troppo in fretta, siamo esterrefatti.
Eliminare un leader politico per via giudiziaria è molto pericoloso. Pretenderne l’immunità, facendosi scudo dei voti, è inaccettabile. Nessuno dei due valori e pericoli è inferiore all’altro, per questo alla roulette non saremmo dovuti arrivare. La via d’uscita, lo scrivemmo, era (è?) nelle mani del Quirinale: il senatore a vita non partecipa più alle elezioni e non decade, il leader politico viene sottratto alla gara, la gara non ha più un dominatore, mentre l’imputato va incontro alla sua sorte, divenuta privata. Quando manca il coraggio delle soluzioni i problemi s’incattiviscono. E ci siamo.
Attrezzare le barricate o approntare i festeggiamenti è la reazione di tifoserie incoscienti. Se la pallottola c’è, salta tutto, perché viene meno la libertà del consenso alle larghe intese (i ministri di centrodestra diventerebbero ostaggi ininfluenti). Se la pallottola non c’è,  più che il trionfo della giustizia si vedrà il trionfo del suo uso politico. Ci sono venti giorni per rimediare. Arrivarci senza rete è temerario.

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