giovedì 11 luglio 2013

PER MERITO DI "MERITA", NEL PD SEMBRA RESPIRARSI ARIA NUOVA E PULITA SUL FRONTE GIUSTIZIA.


Confesso che qualche perplessità l'avevo nel decidere se andare ad assistere al convegno organizzato a Firenze dall'associazione MERITA , fondata da colleghi impegnati nel Partito Democratico, sul tema delicato del rapporto tra Media e Processo. L'invito mi era venuto però da Riccardo Cattarini, e come relatore principe avevo  il maestro Domenico Battista, per cui l'idea di passare comunque una giornata con due amici cui sono molto affezionato ha prevalso sulla atavica pigrizia romana.
Bene, l'aver fatto prevalere la parte "buona" è stato premiato. Non solo , come auspicato, il tempo trascorso con i due amici è stato piacevolissimo, ma anche gli ospiti, gli organizzatori del convegno, i colleghi Massimiliano Annetta e Stefano Pagliai, sono stati una sorpresa assolutamente positiva.
Intanto, l'associazione , che ha, tra i suoi ottimi intenti, quelli di riportare il garantismo al centro della politica di sinistra, in un'ottica riformatrice del pianeta giudiziario. I due, come accennato, sono iscritti al partito democratico e si  propongono, tanto per capire, di appoggiare la raccolta di firme per i referendum promossi dai radicali proprio sull'importante e delicato tema della giustizia.
Due eroi, praticamente, visto la strana alleanza esistente da oltre 20 anni tra i magistrati e la sinistra per cui i primi si occupano di chi di dovere e la seconda ostacola ogni tentativo di riorganizzare un settore agonizzante anche (non solo certo) per il conservatorismo (uso un eufemismo) della casta magistratuale.
Veniamo al tema del convegno e al suo svolgimento. E' durato tre ore, trascorse in maniera assolutamente agile e veloce grazie alla qualità e modalità degli interventi dei quattro protagonisti.
Stefano Pagliai ha fatto da introduttore e moderatore, ricordando come il problema tra Media e processo è figlio di un'altra, più esiziale querelle, quella tra Politica e Magistratura.
Quest'ultima , a sua volta, non nasce, come la vulgata populista pensa, con l'avvento di Berlusconi in politica, bensì con Mani Pulite (Domenico Battista la retrodaterà al tempo delle misure emergenziali prese per una più efficacia lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata). Sicuramente, dal 1992, i giudici si prendono la rivincita dopo l'introduzione dell'avversato processo accusatorio - 1989 - e la modifica importante dell'art. 111 della Costituzione. Con Mani Pulite il cammino per la compiuta realizzazione del giusto processo si blocca e con l'epoca berlusconiana non sembra possibile un qualsiasi scongelamento.
Prende dunque la parola Riccardo Cattarini, presidente della Camera Penale di Gorizia, che ha un approccio accattivante, parlando di cose serie con il tono di una chiacchierata tra amici. Nel farlo però mette subito i pountini sulle i , ricordando come il codice vigente preveda la tutela del diritto alla riservatezza individuale nonché alla segretezza degli atti istruttori. Ci sono gli artt. 114 del codice di procedura penale e l'art. 684 del codice penale. Facci li ricorda sempre ai suoi colleghi, facendo presente che quando si parla di legge bavaglio, di censura, si dice una gran sciocchezza perché queste norme già ci sono e da sempre ! Quello che si vorrebbe fare è inasprire le sanzioni che così come sono non operano la minima deterrenza. Quindi la categoria e i fan che in questa materia riesce ad arruolare, sono in assoluta mala fede non difendendo un principio ma la possibilità di violare la legge mantenendo le attuali norme che sono ridicole nelle sanzioni.
Gli organi di informazione, consapevoli del problema, hanno cercato di evitare questa modifica legislativa della discipina esistente dandosi un codice dontologico che contiene tante belle promesse ed impegni, che, se rispettati, risolverebbero almeno in parte il problema , ma di fatto poi così non è. Laddove le notizie sono di secondo piano, i giornali e i media in genere magari lo fanno pure lo sforzo di attenersi a quelle regole che essi stessi si sono dati, ma quanto la notizia è di serie A, quindi delitti di sangue di grossa risonanza (Cogne,  Amanda, Stasi, Sarah Scazzi...) oppure processi politici , specie se si tratta del Berlusca, allora si schiaccia il piede a tavoletta e chissene frega del codice ( e delle norme). Riccardo tenta anche di suggerire delle soluzioni concrete per risolvere o comunque attenuare il problema, specie delle fughe di notizie, sia, come detto, inasprendo le ridicole sanzioni attuali (con 120 euro il giornale se la cava) , sia introducendo una sorta di responsabile dell'ufficio che risponderà, in via amministrativa e magari anche civile per il fatto che il materiale d'indagine viene propagato illegittimamente.Foto
Interviene a questo punto Massimo Sandrelli, già responsabile di Repubblica per la pagina fiorentina, che ammette la responsabilità dei giornalisti ma avverte che se queste notizie poi escono sui media, è perché qualcuno alle redazioni le ha fatte arrivare, e in fondo il compito degli organi di informazione è dare le notizie.
Certo, ammette, a volte (spesso ? ) si esagera, specie nello sputtanamento della gente che resta infilata nella rete , ma alla fine della fiera, dice il giornalista, loro, quelli dalla stampa e della tv, sono i meno colpevoli. SI fanno usare, ma evidentemente c'è chi li usa, e codesti (siamo a Firenze...)hanno la responsabilità maggiore.
Una soluzione, suggerisce, potrebbe venire da una riduzione da parte di tutti, ma per primi avvocati e giudici, del proprio protagonismo.
La parola passa a Massimiliano Annetta il quale prende di mira il populismo Giuridico, usando una definizione di Luciano Violante, In primo luogo quello del cd. popolo viola - per fortuna scomparso in fretta dalle tv, così come prima erano cessati i girotondi (ma questa gente, quando  ripensa a se stessa impegnata in queste fiammate durate la vita di una farfalla, cosa prova ? ) - che gridavano in piazza "intercettateci tutti". C'era da rispondergli, chiosa Massimiliano, "speriamo di accontentarvi". E sì perché questi fanatismi falsamente etici valgono sempre e solo quando il giochino tocca agli altri... Accade così anche con le noie e le pastoie garantiste...tutta roba inventata dagli avvocati per ostacolare la "giustizia", ma quando siamo noi a finire sotto inchiesta, oh come cambiamo idea fulmineamente.  Ad un amico che mi diceva "io mi fido dei giudici" risposi "beh, ti auguro che ti accada di averci a che fare così vedi se è ben riposta". La reazione immediata fu un molto partenopeo gesto di scongiuro. Forse 'sta fiducia non era così granitica....
Efficace il ricordo di Luigi Ferrajolo in un suo - coraggioso direi, visto l'assise . intervento in un convegno di Magistratura Democratica, dove contestava la politicizzazione dei giudici, vulnus alla loro indispensabile immagine di imparzialità.  Sempre Ferrajolo ai magistrati ricordava alcuni principi che dovrebbero fare parte della loro deontologia . Tra questi, la consapevolezza, permanente, del carattere "odioso e terribile" del loro potere. Solo così potranno usarlo con la dovuta prudenza. Poi il dovere del Dubbio, e la coscienza della relatività della verità processuale, che non sarà mai quella con V maiuscola. Quindi il rispetto di tutte le parti del processo, imputato compreso , finalizzata anche a suscitare la fiducia nel citttadino (in 20 anni circa questo indice è passato dal 90% a meno del 20 ) . Il valore della riservatezza del magistrato, vanamente ripetuto dagli capi degli ermellini a ogni inaugurazione dell' anno giudiziario. L'inosservanza di questo codice da parte di molti (ovviamente non tutti, anzi e per fortuna) , il populismo e la contraposizione tra colpevolisti e innocentisti a prescindere (più numerosi i primi, ma le fazioni sono comunque dannose) , i carrieristi sempre più numerosi, specie tra le file dei PM, hanno lacerato il tessuto della giustizia penale, e la vittima principale è la credibilità del sistema giudiziario, Al proprio partito Massimiliano ricorda che quando la sinistra era sempre relegata in un ruolo di NON potere, la sua carta d'identità tipica e naturale era il Garantismo. Le cose sono cambiate con l'approdo al governo, anche favorito, perché no, da qualche non sana alleanza con certi magistrati. "Quando eravamo comunisti, eravamo garantisti. Ora siamo democratici, e ci scopriamo forcaioli . C'è qualcosa da rivedere".
L' ultimo intervento, da parte del relatore principe del convegno, Domenico Battista, è efficace nella sua individuazione di tre fattori chiave nella crisi tra processo e mezzi di informazione : 1) la modernizzazione e crescita degli strumenti di comunicazione . 2) Il passaggio dal sistema inquisitorio a quello accusatorio 3) La crisi di professionalità di tutte le parti coinvolte : avvocati, giudici e giornalisti.
Questi elementi hanno reso vieppiù arduo realizzare il già difficile compito di bilanciamento tra esigenze a volte contrapposte di tutela di diritti costituzionali quali quello alla riservatezza e all'informazione (personalmente ricordo che il primo ha un plus valore visto che la Carta lo definisce "inviolabile", aggettivo che NON usa per il secondo principio, pure ovviamente importante).
Sicuramente il proliferare dei mezzi di comunicazione, dalla rete ai cellulari, rendono ben più complessa la difesa della riservatezza, Pure rinunciare non si può, Di aiuto può essere un forte recupero di professionalità, con avvocati preparati, specializzati e anche convinti che l'assistitto non è un'occasione per farsi pubblicità ma una persona che si è affidata a noi e che dobbiamo difendere al meglio, senza personalismi né opportunismi. Discorso analogo, anche se su piano diverso , vale per i giudici, troppo protagonisti come avevano già ricordato sia Sandrelli che Annetta.. Quanto ai giornalisti, sparita la professionalità di quelli capaci di vere "inchieste", dove il giornalista non si accontentava della velina e/o dell'intercettazione passatagli dalla mano amica dell'ufficio del PM (ma oggi, in misura crescente, anche dagli avvocati).
La cultura del Processo, il perseguimento del Giusto Processo, possono essere gli obiettivi che se sempre tenuti presenti e quindi perseguiti dai vari comprimari chiamati a celebrarlo (e a raccontarlo) , potranno realizzare quel bilanciamento di principi costituzionali da cui il Maestro era partito.
Il Convegno si è chiuso qui e i relatori sono stati premiati (insieme al vostro gazzettiere...) da delle splendide bistecche offerte dall'Associazione Merita.
Degna conclusione di una ottima giornata piena di buone notizie : l'esordio di questa promettentissima associazione che magari fa entrare tanta aria buona nelle sprangate stanze della giustiza PD, una ricca rispolverata ai temi della delicata materia processo e informazione , la conferma di due grandi amici e la scoperta di due nuovi.
Sconfiggere i propri difetti (la pigrizia, ricordate ? ) paga sempre.

7 commenti:

  1. RICCARDO CATTARINI

    Bellissimo il convegno di ieri dell'associazione Merita a Firenze, e per me un vero onore essere invitato a intervenire assieme al "Maestro" Domenico Battista, Massimiliano Annetta, Stefano Pagliai e il giornalista Sandrelli. Qui l'amico Stefano Turchetti ne fa un resoconto allo stesso tempo profondo e divertente. Di mio, ringraziando per i complimenti che ho personalmente ricevuto, e che certo non merito, aggiungo che associazioni come Merita sembrano riuscire a fare quello che i partiti non fanno più, accorpare le intelligenze attorno a temi specifici di assoluta rilevanza. Lo capisse anche quella classe dirigente che ha perso le elezioni e ci ha messo in questa condizione drammatica, e che non vuole invece farsi da parte, allora davvero nel PD si respirerebbe quel l'aria nuova auspicata da Stefano. Ma qualcuno, sembra incredibile, pensa solo a nuovi incarichi e nuove nomine. Sarà il caldo?

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  2. MASSIMILIANO ANNETTA

    L'attenzione di un osservatore acuto come Stefano Turchetti e' un grande stimolo a proseguire nella nostra battaglia politica. con Domenico Battista, Riccardo Cattarini, Stefano Pagliai e tutti gli altri amici di "MerIta"

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  3. MARIA ROSA MARANI

    Interessante e divertente il resoconto. Aggiungo che se ciò fosse realizzato, noi cittadini non avremmo il terrore di incappare, per qualsiasi motivo, nell'attuale sistema "giustizia". Comprendo benissimo il "gesto scaramantico partenopeo".....ed aggiungo che è realistico affidarsi alla "smorfia, partenopea pure quella" per intuire la conclusione di un processo.Non me ne vogliano questi bravi avvocati, direi quasi dei "Don Chisciotte".

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  4. DOMENICO BATTISTA

    Grazie a Massimiliano Annetta , a Stefano Pagliai ed a tutto lo staff di Merita per l'ottima ed interessante iniziativa e per la "calda" ospitalità (ancorchè bagnata da un nubifragio scatenatosi in prossimità dell'evento). Per gli assenti un "cronista" di eccezione come Stefano Turchetti , alias Ultimo Camerlengo. Un incontro da rinnovare , anzi che "MERITA" di essere rinnovato.

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  5. MATILDE GIOVANI

    Stefano Turchetti , puntuale preciso e fiducioso come sempre! forza ragazzi! che c'è da fare e non poco. anche per risvegliare le coscienze critiche di molti coiscritti non ancora colleghi

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  6. STEFANO PAGLIAI

    Darci addirittura degli "eroi" mi pare eccessivo ma grazie mille per il bellissimo articolo e la splendida apertura di credito nei confronti di Merita. Spero sia solo la prima di molte occasioni che avremo per tornare a confrontarci e sviluppare i temi a noi cari.

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    1. Caro Stefano, sicuramente il termine "eroi" è forzato, però rende provocatoriamente l'idea di cosa significhi nuotare controcorrente, e senz'altro è quello che voi state, lodevolmente, facendo.

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