venerdì 30 agosto 2013

LE SCIOCCHE ESTERNAZIONI DI FASSINA E QUEL MAL DI PANCI PIDDINO CHE PROPRIO NON PASSA


Magari Fassina voleva solo riconciliarsi con l'anima cigiellina del PD, dopo aver osato dire la verità scomoda sull'evasione di sopravvivenza (una bestemmia, per dementi e/o faziosi come la Camusso). Forse veramente l'abolizione dell'IMU gli è parsa una cosa ingiusta e dannosa. Sta che all'indomani dell'annuncio dell'abolizione della tassa sulla prima casa, almeno per il 2013, il viceministro se ne esce come i dolori annunciando che, a questo punto, l'aumento dell'IVA è inevitabile.
Della serie, evitato un siluro al governo Letta, eccotene subito pronto un altro. 
A Fassina risponde, egregiamente, Dario Di Vico, nell'editoriale odierno del Corsera. 
Nel leggere l'evidente fastidio dell'opinionosta per l'esternazione del piccolo studente di D'Alema, sono rimasto anche sorpreso, che Di Vico è uno dai toni sempre moderati, anche quando è critico.
Stavolta, pur rimanendo sempre correttissimo com'è nel suo stile, si avverte che anche lui di questo tira e molla non ne può più.
Ma leggete voi stessi

Il peso dell'incertezza

Dialogo e priorità del governo Letta

Non è un esecutivo di legislatura e di conseguenza il governo Letta nel fissare le priorità risente del posizionamento elettorale che vanno assumendo le principali forze che lo sostengono e che tengono d'occhio l'evoluzione dei sondaggi. Si spiega così la prevalenza nell'agenda del superamento dell'Imu su altri capitoli d'intervento - cuneo fiscale - che possono essere considerati altrettanto urgenti e forse di più. Ma questa è la realtà del quadro politico italiano uscito dalle urne e nessuno purtroppo può prescinderne. Il danno ulteriore lo si causa quando al mix di instabilità sopra delineato, e alla difficile ricerca di soluzioni condivise, si aggiunge il mal di pancia di quanti all'interno del Pd non hanno digerito le larghe intese.
Allora, come è accaduto ieri con le dichiarazioni del vice-ministro Stefano Fassina, tutto diventa più difficile. È arduo rintracciare un filo coerente nelle scelte del governo e il dialogo con gli italiani si prospetta avventuroso. Se, come ha fatto Fassina, si sostiene che ora - per colpa del superamento dell'Imu - sarà inevitabile alzare l'Iva si crea solo confusione. Magari si tiene in caldo il rapporto personale con la Cgil ma non si aiuta il Paese. Trovarsi come è accaduto con le dichiarazioni del premier Enrico Letta e di altri ministri (Maurizio Lupi) che contraddicono Fassina e con le rettifiche del segretario e del responsabile economico del Pd che vanno nella stessa direzione di Lupi e contro il collega di partito, serve solo a compromettere ancora di più il rapporto con l'Italia profonda. Quella che dopo una modica quantità di ferie ha ripreso a lavorare e a produrre.
Eppure Letta non avrebbe bisogno che i suoi collaboratori gli creassero nuovi problemi, ce ne sono già abbastanza sul tappeto. Le incertezze tributarie, infatti, non si sono del tutto diradate. Non dimentichiamo che l'Imu sin dalla nascita si è rivelata una tassa di cui non era facile comprendere importi e scadenze e oggi, anche quando ne è stato annunciato il pensionamento in favore della service tax, rimangono aperti diversi quesiti. Non sappiamo ancora bene quali saranno le coperture, che regime fiscale verrà applicato alle seconde case e se la nuova imposta prevederà un tetto o meno. Tutte incertezze che vanno chiarite affinché le famiglie possano rivedere i loro bilanci e decidere cosa destinare, per esempio, ai consumi. Se prevale la nebbia fiscale si rafforza la tendenza a risparmiare e a non sostenere la domanda interna. E addio ripresina!
L'arrivo del mese di settembre chiede, dunque, al governo un esercizio di chiarezza. Sul versante delle imposte (non aumentando l'Iva), su quello dei provvedimenti per la crescita ma anche sul controverso tema dei tagli alla spesa. Dal ministro Fabrizio Saccomanni ci aspettiamo un passo in avanti nella politica degli annunci. Non è più sufficiente rassicurare genericamente l'opinione pubblica e i mercati, è arrivato il tempo in cui gli interlocutori si aspettano che il governo indichi quali sono nel dettaglio i risparmi previsti. L'incertezza si batte anche così.

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