martedì 28 gennaio 2014

ALLA VIGILIA DELLA NUOVA PRONUNCIA DELLA CORTE, UN BIGNAMI DELLA VICENDA MEREDITH E AMANDA (CON SOLLECITO SULLO SFONDO)


In una giornata tutto sommato tranquilla, a parte il Napolitano Boia che sarebbe uscito dalla bocca di un deputato grillino, che però fa notizia fino ad un certo punto che i soggetti  di quella parte si sa di che pasta son fatti per lo più, trovo utile il bignami pubblicato da La Stampa sulla vicenda processuale di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati dell'omidicio di Meredith Kercher visto che siamo alla vigilia della seconda sentenza d'Appello, dopo che la Corte di Cassazione aveva bocciata la prima che li aveva assolti. 
Tra le cose che leggo, mi colpisce la frase con la quale il PG aveva biasimato la decisione della Corte di Perugia, definendola "raro concentrato di violazioni di legge e di illogicita".  Conosco magistrati che per molto meno si inalberano come iene contro avvocati che osino esprimersi con durezza verso le decisioni dei precedenti giudici, loro colleghi... Ma si sa, come si capisce dalle parole di  togati illustri come Giovanni Canzio, presidnete della corte d'appello di Milano, è un momento molto delicato per la categoria e la suscettibilità è alta.
Nel leggere, un suggerimento. Il Bignami, che tale è una sintesi di poche righe che raccoglie fatti contenuti e commentati da migliaia di pagine processuali, può essere buono a scuola per strappare una sufficienza striminzita. Non altro. In questo caso può essere utile per recuperare la cronologia dei fatti, la loro successione, ma NON certo per farsi una idea di innocenza o di colpevolezza.
Ma credo sia un'avevrtenza superflua, che tanto, la maggior parte degli italiani la loro sentenza l'hanno già fatta da tempo, che dopo essere da subito diventati grandi allenatori di calcio da bar ora ci stiamo specializzando anche nei processi da salotto.




Conto alla rovescia per il caso Meredith Giovedì la sentenza, Sollecito in aula

C’è molta attesa per il verdetto del processo bis. Amanda lo attenderà a Seattle
Amanda Knox all’arrivo a Seattle il giorno dopo la liberazione
 
 
Conto alla rovescia per la sentenza del processo bis in corso a Firenze a carico di Raffaele Sollecito e dell’ex fidanzata Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher. Raffaele Sollecito sarà in aula, alla lettura della sentenza per l’omicido della studentessa inglese che fu sgozzata nell’abitazione di via Della Pergola, a Perugia, il primo novembre 2007. La Corte d’Assise d’appello si pronuncerà sulla richiesta dell’accusa di condanna a 27 anni di reclusione per e Sollecito e a 30 per la coinquilina di Meredith, Amanda Knox. La studentessa di Seattle seguirà la sentenza dalla sua casa americana, avendo deciso di non tornare in Italia. La sentenza è prevista per giovedì prossimo. Ecco le tappe principali della vicenda.

IL DELITTO
1 novembre 2007: Meredith Kercher viene uccisa nella sua stanza da letto della casa di via della Pergola, a Perugia dove vive da poco più di un mese insieme ad altre tre ragazze. Qualcuno la accoltella alla gola. Copre il suo corpo con un piumone, ruba le sue carte di credito, i suoi due telefoni cellulari e 300 euro che aveva nella borsa. Chiude la porta della sua camera da letto a chiave. Il giorno dopo, il 2 novembre, il cadavere viene trovato intorno all’ora di pranzo, da alcuni abitanti della casa, da Amanda e Raffaele e da due agenti della polizia postale a cui erano stati consegnati due telefoni cellulari di Meredith buttati nel giardino di una casa situata nelle vicinanze.

AMANDA, RAFFAELE E PATRICK VENGONO ARRESTATI
6 novembre 2007: Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Patrick Diya Lumumba vengono arrestati per l’omicidio della giovane studentessa inglese dagli agenti della squadra mobile della questura di Perugia che in conferenza stampa affermeranno: «il caso è risolto». Amanda accusa Patrick di aver ucciso Meredith. Lumumba dice che la sera dell’omicidio di Meredith era a lavoro al suo pub Le Chic. Un professore universitario svizzero lo conferma. Torna appositamente a Perugia a testimoniare. Amanda e Raffaele sostengono di aver passato la notte a casa di Raffaele.

LE PROVE CONTRO AMANDA E RAFFAELE
15 novembre 2007: Il dna di Meredith Kercher viene isolato sulla lama di un coltello da cucina sequestrato a casa di Raffaele Sollecito. Sul manico gli esperti della polizia scientifica trovano quello di Amanda Knox. La polizia scientifica esegue molte analisi, tra cui quella su un’impronta palmare lasciata col sangue, trovata sul cuscino lasciato sotto il cadavere di Meredith.

FUORI LUMUMBA, DENTRO GUEDE’
19 novembre 2007: Viene emesso un mandato di cattura internazionale per Rudy Hermann Guede, che ha lasciato l’impronta sul cuscino adagiato sotto il corpo della povera Meredith. Guede è ricercato per omicidio aggravato e violenza sessuale. Ma Rudy ha lasciato Perugia subito dopo l’omicidio. iL 20 novembre 2007 Patrick Lumumba viene rimesso in libertà. Rudy Hermann Guede invece viene bloccato dalla polizia tedesca a Magonza, in Germania, dove era scappato dopo l’omicidio di Meredith. Rudy ammette da subito la sua presenza sul luogo del delitto, ma dice di non essere l’assassino. Sarebbe scappato per la paura di rimanere coinvolto in qualcosa di più grande di lui. Dice di essere entrato in casa di Meredith e di aver avuto un approccio sessuale con lei, di essere andato in bagno e di aver sentito un urlo. Di essere uscito e aver incrociato due non meglio specificate persone, un uomo e una donna. Di aver raggiunto Meredith agonizzante e di aver provato a tamponare la sua ferita. Di essere poi scappato, per la paura.

IL PRIMO PROCESSO
19 giugno 2008: I pubblici ministeri Giuliano Mignini e Manuela Comodi depositano l’atto di chiusura delle indagini che precede la richiesta di rinvio a giudizio. Per i magistrati Meredith Kercher è stata uccisa da Amanda, Raffaele e Rudy durante un tentativo di violenza sessuale. Per la loro ricostruzione, Amanda avrebbe sferrato la coltellata mortale mentre i due ragazzi costringevano ferma Meredith.
16 settembre 2008: Il gup Paolo Micheli accoglie la richiesta di rito abbreviato che Rudy Hermann Guede presenta tramite i suoi due legali Nicodemo Gentile e Walter Biscotti.
28 ottobre 2008: Il gup Paolo Micheli condanna Rudy Guede a trent’anni di reclusione e rinvia a giudizio Amanda Knox e Raffaele Sollecito. I pubblici ministeri avevano chiesto l’ergastolo per Rudy Guede e il rinvio a giudizio per Amanda e Raffaele. La Knox alla lettura del dispositivo scoppia in lacrime. Ai due imputati vengono negati gli arresti domiciliari.
16 gennaio 2009: Inizia il processo davanti alla Corte d’assise di Perugia presieduta da Giancarlo Massei ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito. I due ex fidanzati sono accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, violenza sessuale, furto, e per Amanda Knox anche calunnia nei confronti di Patrick Lumumba.
04 dicembre 2009: Amanda Knox e Raffaele Sollecito vengono rispettivamente condannati a 26 e 25 anni di carcere dalla Corte d’Assise di Perugia che emette il suo verdetto dopo quasi 11 ore di camera di consiglio intorno alla mezzanotte. Amanda scoppia in lacrime. La sorella di Raffaele gli urla di farsi forza. I pm avevano chiesto l’ergastolo. Per il computo della pena dei due imputati le attenuanti generiche vengono equiparate all’aggravante dei futili motivi e i reati vengono unificati con il vincolo della continuità. Ad Amanda un anno in più per la calunnia contro Lumumba.

IL PROCESSO D’APPELLO
22 dicembre 2009: La Corte d’Appello di Perugia riforma parzialmente la sentenza di primo grado emessa dal gup Micheli nei confronti di Rudy Guede e lo condanna a 16 anni di reclusione anziché a 30 perché gli vengono concesse le attenuanti generiche.
24 novembre 2010: Inizia il processo d’appello ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Le difese fanno richiesta di una perizia superpartes sul gancetto del reggiseno di Meredith Kercher e sul coltello che in primo grado venne identificato come l’arma del delitto.
16 dicembre 2010: La prima sezione della corte di Cassazione conferma la sentenza d’appello per Rudy Hermann Guede. La sentenza diventa a questo punto irrevocabile.
30 giugno 2011: i periti Stefano Conti e Carla Vecchiotti depositano la loro perizia su coltello e gancetto con cui mettono in dubbio i risultati a cui è giunta la biologa della polizia scientifica Patrizia Stefanoni e il lavoro della biologa stessa. Per loro i risultati non sono attendibili quindi non possono essere usati contro Raffaele e Amanda. -
24 settembre 2011: La procura chiede nuovamente l’ergastolo per Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Le difese chiedono invece l’assoluzione
4 ottobre 2011: È Il giorno del verdetto. La città di Perugia è invasa da telecamere, non si parla d’altro. Migliaia di giornalisti, fotografi e reporter accreditati. Entreranno solo alcuni di loro in aula. Il servizio d’ordine è imponente.Amanda Knox e Raffaele Sollecito vengono assolti dalla corte d’Assise d’Appello di Perugia. Dopo l’assoluzione la Knox torna immediatamente negli Stati Uniti. Nella motivazione della sentenza i giudici di secondo grado parlano di «mancanza di prova di colpevolezza». La procura generale presso il tribunale di Perugia deposita il ricorso in Cassazione contro la sentenza di assoluzione. Deposita il ricorso anche la famiglia Kercher tramite il loro legale.

LA CASSAZIONE: TUTTO DA RIFARE. VIA AL PROCESSO BIS
25 marzo 2013 La Cassazione annulla con rinvio la sentenza di assoluzione di secondo grado emessa dalla Corte d’assise d’appello di Perugia. Confermata invece la condanna per calunnia per Amanda Knox. Il processo si rifarà a Firenze. Il pg definisce la sentenza di secondo grado un «raro concentrato di violazioni di legge e di illogicita».
30 settembre 2013: Inizia il processo bis ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito davanti alla corte d’assise d’appello di Firenze. I due ex fidanzatini non sono in aula. Lei vive a Seattle e ha pubblicato un libro sulla sua vicenda giudiziaria. Raffaele è all’estero.
- 1 ottobre 2013: La Corte d’assise d’appello di Firenze concede una nuova perizia sulla traccia ´I’ del coltello sequestrato in casa di Sollecito a ridosso dell’omicidio.
31 ottobre 2013: Il dna sulla traccia del coltello è di Amanda Knox. Lo affermano i carabinieri del Ris nella perizia che depositano alla corte di Firenze. Per l’accusa è un segno di colpevolezza. La difesa sostiene che Amanda usava quel coltello quando cucinava con Raffaele.
- 26 novembre 2013: Il sostituto procuratore generale di Firenze Alessandro Crini chiede 30 anni di carcere per Amanda Knox e 26 per Raffaele Sollecito.
- 30 gennaio 2014: è il giorno della sentenza del verdetto bis a Firenze. 

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