lunedì 10 febbraio 2014

IL PREFETTO CHIAMATO A FAR CESSARE L'ILLEGALITA' DEL TEATRO VALLE. NE AVRA' IL CORAGGIO ?


Ammiro il coraggio con cui Pierluigi Battista conduce le sue battaglie di opinione sfidando gruppi molto propensi alla violenza verbale che poi non si sa mai possa tracimare in quella fisica. E' uno dei "nemici" di Travaglio, e quindi dei suoi ossessionati fan, è critico con Grillo, quindi peggio che andar di notte, è amico di Israele, non perché sionista ma perché crede nel diritto di quel popolo di avere una   patria e di vivere senza persecuzioni razziali millenarie. E' uno dei pochissimi che denuncia lo scandalo dell'occupazione del Valle. Teatro di proprietà del Comune di Roma che alcune decine di personaggi hanno occupato da tempo, dove non pagano nulla - non solo l'uso di un bene non proprio, ma nemmeno le bollette di luce e acqua, che incredibilmente continua a pagare il Municipio e quindi noi romani ! - tantomeno i diritti SIAE , e ora chiedono la "legittimazione" del loro colpo di mano , con l'avallo, non so se tacito o addirittura espresso del Prefetto della loro autoproclamazione di quello stabile come "Bene Comune". Comune a LORO, che lo occupano. A parte che non vedo come un Prefetto possa trasferire la proprietà di un bene, che non mi risulta rientri nei suoi poteri, ma ovviamente mi domando, insieme a Battista, perché, se accadesse un simile scempio, il giorno dopo non potrebbero ripetersi 10,100,1000 occupazioni ? 
Mi domando come sia possibile che il Comune abbia continuato a pagare le utenze, mentre era in attesa che qualche magistrato disponesse il ripristino della "legalità".
Già, la Legalità. La parola con la quale si riempiono la bocca tante, troppe persone quando la condotta "illegale" è attribuita agli avversari. Poi sparisce, e la tolleranza cresce.
La coerenza è difficile, si sa, per tutti. Ma l'ipocrisia è altra cosa. E questi signori si macchiano di questa.
Così, non mi stupirei che alla fine a Roma accadesse quanto già accaduto a Napoli e denunciato ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/09/de-magistris-e-la-legge-che-napoli.html), vanamente, da Antonio Polito : le case popolari occupate dagli "amici degli amici" e che lo "sceriffo" De MAgistris intende sanare. 


"Il bene comune secondo gli okkupanti" 
 
Ma con tutte le brutture del mondo, proprio dell’occupazione abusiva del Teatro Valle ti devi interessare? Va bene, tra pochi giorni il prefetto deve decidere se bisogna accettare il fatto compiuto, se verrà riconosciuta come personalità giuridica la fondazione che si è autocostituita con carta bollata per autoproclamazione assembleare, che si è appropriata arbitrariamente e con un atto di forza di un bene pubblico e lo ha ribattezzato orwellianamente «bene comune», che fa di una prepotenza un diritto acquisito. Con tutto quello che succede nel mondo, proprio delle sorti di un teatro storico è necessario occuparsi?
Beh, sì. Perché se il prefetto dovesse accettare che chi si appropria indebitamente di un bene pubblico può essere premiato e riconosciuto, allora il giorno dopo, sappiatelo, un gruppo di volenterosi amanti della cultura e del teatro occuperà nottetempo altri palcoscenici, estrometterà tutti gli altri e metterà sul vessillo del bene sequestrato l’emblema del «bene comune». Comune, nel senso che è di chi vi si è installato giorno e notte. Di chi, come ha osservato Gino Paoli a capo della Siae, fa concorrenza sleale agli altri teatri, perché non paga i diritti e i tributi che tutti gli altri, meno furbi degli okkupanti, sono tenuti a pagare. Di chi ha un concetto così alto del «comune» da far saldare appunto al Comune (al resto della cittadinanza) le bollette della luce e degli altri servizi. Ha detto Carlo Cecchi, un grande attore, un uomo sensibile alla cultura e ai valori del teatro: «In nessun Paese civile si lascerebbe un teatro fra i più antichi nelle mani di un piccolo gruppo di persone che potrebbero gestire, al massimo, un centro sociale». In nessun Paese civile, no. Ma a Roma, sì. A Roma, nel cuore del teatro okkupato, come si legge nelle cronache, «la Digos è stata messa alla porta»: territorio impenetrabile, che gode di un privilegio sconosciuto al resto dell’umanità. A Roma la giunta comunale è accondiscendente per quieto vivere, e nei mesi scorsi l’assessore alla Cultura Flavia Barca, mentre si cerca di sfoltire il personale di un Comune sull’orlo del default, ha assunto come «consulente» l’ex portavoce degli okkupanti.
Con tutte le illegalità di cui si macchia l’Italia, proprio sull’illegalità di chi si appropria abusivamente di un teatro dovremmo spendere la nostra attenzione? E poi, che parolona, «legalità»: ci si crede a giorni alterni, per denunciarne la violazione quando lo fanno i nemici, per giustificarla con le solide argomentazioni dei giuristi raffinati se invece sono i nostri «amici» a non versare i contributi Siae. Per cui, prepariamoci: se il prefetto dovesse dar ragione alla fondazione, che mille occupazioni di teatri pubblici fioriscano. Basta chiamarle «bene comune» e il gioco è fatto. Con tutte le brutture del mondo, dovremmo forse preoccuparcene?


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