lunedì 20 ottobre 2014

CRISTIANI PERSEGUITATI. A NOI OCCIDENTALI NON IMPORTA : CI SCALDIAMO, CASO MAI, SOLO PER "GLI ALTRI"



Pierluigi Battista lodevolmente ci prova a denunciare l'indifferenza di noi occidentali, che pure siamo stati la culla del cristianesimo, che resta tuttora la fede universalmente più diffusa (2,5 miliardi pari al 33%; l'Islam, seconda, ha 1,5 miliardi di fedeli, il 21% su scala mondiale), di fronte alla persecuzione dei cristiani nel mondo, specie da parte di certi stati musulmani (Nigeria in primis).
La cosa ulteriormente irritante, che questa indifferenza non anima solo i cinici strutturali, che non si mobilitano mai per nulla, ma anche quelli che invece sono i primi a fare girotondi (vabbè, quelli sono spariti), appendere bandiere arcobaleno (ok, sono ormai sbiadite) , scrivere hastag e twittare come ossessi (questo invece è di gran moda), ogni qual volta le vittime sono gli "altri" da noi. Se poi i pretesi carnefici sono americani o israeliani, allora ci si scomoda fino a scendere in piazza, a fare sit in e altre manifestazioni di protesta.
Altrimenti, l'indifferenza è totale.
E colpevole. 



Le troppe amnesie sui cristiani perseguitati
di Pierluigi Battista



Hanno condannato in Appello Asia Bibi, che perciò morirà in Pakistan, se la Corte Suprema confermerà il verdetto. È stata condannata per «blasfemia». Una bugia: l’hanno condannata, ne ha scritto Monica Ricci Sargentini, perché è cristiana e si ostina a non convertirsi, come le intimano i suoi carnefici. Quando verrà assassinata dallo Stato sulla base di un capo di imputazione orripilante, non ci saranno mobilitazioni, campagne d’opinione sui blog, hashtag, nastrini colorati, solidarietà internazionale. Infatti Asia Bibi è cristiana, e perciò la sua sorte non terrà il mondo con il fiato sospeso. Il mondo è indifferente alle persecuzioni che i cristiani stanno subendo per mano del fondamentalismo islamista. Ogni tanto ha un sussulto per le bambine rapite, stuprate e costrette a convertirsi dalle milizie di Boko Haram in Nigeria, quelle che vogliono chiudere le scuole con le bombe perché, dicono, «l’istruzione occidentale è un peccato».
   Ma la scrittrice nigeriana e cristiana Chimamanda Ngozi Adichie, che vive negli Usa e di cui Einaudi ha appena tradotto il romanzo Americanah , ogni giorno si informa con angoscia su una suora che viene ammazzata in Nigeria, o una comunità cristiana massacrata. Ogni giorno: non ogni tanto, distrattamente. Ogni tanto restiamo sgomenti per la sorte di Meriam in Sudan o per le carneficine di cristiani che l’Isis pratica a Mosul, i bambini sterminati, le chiese devastate, le famiglie costrette a scappare. Ma poi ce lo dimentichiamo, e non ricordiamo che il mondo non fu scosso da nessuna indignazione quando i fanatici in Siria crocifissero «infedeli» in piazza. Facciamo finta di non accorgerci che nella moderatissima Arabia Saudita il possesso di un rosario è passibile di pena di morte, o di un po’ di frustate se la sentenza fosse clemente.
   Facciamo finta di non sapere che i cristiani in Pakistan sono torturati, umiliati, senza che questo possa minimamente interrogare la nostra coscienza ecumenica, pacifista e civilizzata. Facciamo finta di non ricordare che persino nell’Afghanistan buono, quello presidiato dai nostri soldati delle nostre missioni, è stato condannato a morte Sayed Mussa, reo di essersi convertito al cristianesimo. Asia Bibi: e chi è mai? E chi si ricorda dei cristiani trucidati nella chiesa di San Domenico? Cristiani trucidati: ce ne sono ogni giorno. Noi ce ne accorgiamo solo ogni tanto.

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