lunedì 20 ottobre 2014

LA DONNA UCCISA A MILANO ERA GIà SCAPPATA DAL FIDANZATO DUE MESI FA. EPPURE ERA TORNATA CON LUI.



Siamo a fine ottobre, mancano due mesi alla conclusione del 2014 e non ho dati aggiornati sul numero delle donne uccise quest'anno, se la tragica media di una ogni tre giorni, sostanzialmente mantenuta in questi ultimi anni (nel 2013 furono 128, qualche statistica ne indica qualcuna in più), sarà confermata. A giudicare dalla recrudescenza degli ultimi mesi, temo di sì. 
L'episodio più recente, nel centro di Milano, con la donna uccisa dal fidanzato dopo che soli due mesi fa la stessa era scappata dalla violenza di lui, rifugiandosi presso dei vicini, ripropone peraltro il problema di sempre : le vittime complici dei loro carnefici.
Non è l'unica riflessione che mi viene. Dopo un anno dalle nuove norme contro il cosiddetto femminicido, non sembra che i risultati siano confortanti. La repressione, storicamente, funziona poco (i pensi alla pena di morte vigente in diversi stati USA, dove gli omicidi non sono inferiori di numero a quelli degli stati dove essa è proibita), specie in certi reati, dove la determinazione di chi delinque è del tutto superiore al timore dela prigione (spesso peraltro queste persone, dopo aver ucciso, si tolgono la vita), mentre la prevenzione richiede strutture e uomini esperti e rapidità d'intervento. Elementi che da noi sono poco frequenti.
Se poi ci si mettono le vittime a rimanere nelle mani dei loro persecutori, il quadro, plumbeo, è completo. 



Il Corriere della Sera - Digital Edition

Uccide la fidanzata strangolandola 
 Due mesi fa la salvarono i vicini
Il delitto in centro a Milano. L’assassino trovato in piazza Sant’Ambrogio

 

MILANO Due mesi fa, racconta un conoscente del palazzo di fronte, scappava insanguinata e trovava rifugio nell’androne di un condominio e nell’abbraccio di alcuni vicini, rapidi nel chiamare i soccorsi. Gli agenti avevano fermato il fidanzato. «La sera lui era già a casa». Ieri, spiegano i poliziotti, non ha fatto in tempo a uscire di casa: l’ha ammazzata nell’appartamento al quarto e ultimo piano, per poi telefonare a un amico, raccontare il delitto («L’ho uccisa io, adesso cosa faccio?»), e andarsene a pochi metri dalla Basilica di Sant’Ambrogio. Lì s’è seduto su una panchina e ha aspettato. Gli agenti, che intanto avevano ricevuto la chiamata dell’amico, l’hanno rintracciato grazie al cellulare. Altri colleghi sono andati sul luogo del delitto. Una poliziotta della scientifica, quand’era mezzanotte, è uscita dal portone con un sacchetto in mano: dentro c’era un elastico da portapacchi, forse l’arma del delitto, forse avvenuto per strangolamento.
Sull’omicidio, ancora a serata avanzata, c’erano poche certezze. Se non la nazionalità, italiana, dell’aggressore e della vittima; l’età (sono entrambi 42enni); e infine l’indirizzo, che per la geografia è un indirizzo nobile: siamo in via della Commenda 28, all’angolo con via Orti, nel quartiere di Porta Romana, uno dei cuori della vecchia Milano.
Il civico 28 è un bel palazzo con studi professionali e abitazioni. In una di queste, è voce diffusa, erano frequenti i litigi. E i litigi, che cominciavano con urla e con insulti, spesso terminavano nello scontro fisico, nel lancio di oggetti, come ad esempio — la scena è rimasta ben impressa nei ricordi di quel conoscente del palazzo di fronte — il lancio di bottiglie di vino. I due fidanzati cercavano di coprire le risse tenendo la musica dello stereo ad altissimo volume. Un tentativo vano: nel palazzo tutti sapevano, chiamavano polizia e carabinieri. Il fidanzato ha trascorso ore in Questura, sentito dal pm di turno Giancarla Serafini insieme agli investigatori della settima sezione dell’Ufficio prevenzione generale, guidato dal primo dirigente Maria José Falcicchia. Il padre gestisce un negozio di riparazione di gioielli e di orologi, un’unica vetrina al piano terra dello stesso 28 di via della Commenda. Si tratta di persone conosciute, a Porta Romana, mentre la famiglia della donna sarebbe originaria della zona dei Navigli.
Secondo i primi riscontri, il delitto sarebbe stato d’impeto, avvenuto al termine dell’ennesimo scontro. Forse l’assassino voleva scappare, e infatti il punto dove i poliziotti l’hanno fermato, in piazza Sant’Ambrogio, non è proprio vicinissimo a via della Commenda. Più probabile però che lui per primo abbia capito quanto fosse inutile fuggire, soprattutto dopo la telefonata all’amico.
I primi poliziotti sono arrivati nel condominio dell’omicidio intorno alle 21. Hanno iniziato a suonare il citofono della casa al quarto piano, dopodiché hanno provato con le altre abitazioni fin quando un residente ha aperto il portone. Il cadavere è stato trasportato intorno a mezzanotte e mezza all’obitorio di piazzale Gorini. Insieme all’elastico da portapacchi, probabilmente uno di quelli utilizzati sulle macchine per legare i bagagli. La Scientifica ha raccolto e «isolato» anche uno smartphone. I rilievi dei poliziotti sono proseguiti fino all’alba; l’appartamento è stato sequestrato. Oggi gli investigatori sentiranno altri famigliari e amici della coppia, per quel poco ormai d’aiuto che può arrivare dal passato.

Andrea Galli
Cesare Giuzzi

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