giovedì 13 novembre 2014

ITALICUM, CAMBIARE IDEA SI PUO', ANZI A VOLTE E' MEGLIO. MA ALLORA PERCHE' NON DIRLO ?

 

Ho letto i vari articoli dedicati dal Corriere della Sera all'incontro di ieri tra Renzi e Berlusconi. Il resoconto generale di Alessandro Tirocino e la finestra interna sulle due forze in campo : PD, con la solita Maria Teresa Meli e Forza Italia, con Paola Di Caro.
Preferisco postare quello de Il Garantista, che trovo più sobrio, anche se il gossip degli ormai tradizionali "retroscena" (così si chiamano gli articoli infarciti di voci fuori onda, testi virgolettati senza alcuna certezza della effettività degli stessi) ha una sua suggestione, come dimostra la perdurante resistenza delle riviste di pettegolezzi nelle edicole. 
Sulla questione dell'Italicum mi pare evidente la prepotenza renziana, scontata e ovvia considerata la sua posizione di forza. 
Nel marzo di quest'anno, il premier arrivò tronfio davanti alle varie TV dicendo che in un mese lui aveva fatto la riforma elettorale...
Qualcuno forse non lo ricorda ma io molto bene. In realtà quella formulazione dell'Italicum era nata morta in culla, che già si sapeva che al Senato doveva subire dei cambiamenti, per tenere buoni gli alleati di governo, segnatamente NCD ( Scelta Civica nel frattempo si è liquefatta, ed è una cosa che mi dà un certo godimento) e anche la minoranza interna del PD. A quel punto, il testo riformato, deve tornare all'altra aula del Parlamento per la definitiva - si spera - approvazione. Se tutto va bene, secondo i piani di ieri, se ne parlerà  per fine febbraio 2015. Un anno esatto dal "FATTO !" di Renzino...
A parte questo, curioso l'approccio dei renziani. "Basta tergiversamenti e meline !" rivolti a Berlusconi. Ora, è CERTO che il Cavaliere punti a perdere tempo, giustamente timoroso com'è di caricare la pistola delle elezioni anticipate in mano al Premier. Oggi, con il sistema proporzionale puro emerso dalla Consulta, senza premio di maggioranza, l'andare alle elezioni per Renzi servirebbe solo a punire la minoranza piddina, che vedrebbe falcidiata la sua presenza in Parlamento. Ma la possibilità di governare da solo se la scorda. Quindi quello di Renzi sembra più un bluff che una minaccia. Ma una volta che l'Italicum divenisse veramente legge, la cosa sarebbe diversa. Certo, resta il problema che fino a quando non è varata la riforma del Senato, rimane il bicameralismo perfetto, e l'Italicum vale solo per la Camera. Quindi avremmo l'anomalia - c'è chi dice incostituzionale - di due rami del Parlamento eletti in modo diverso. A parte questo problema, il Senato eletto in modo proporzionale non vedrebbe la maggioranza assoluta del PD, che al massimo può pensare di ripetere il 40% delle europee, e quindi si tornerebbe, almeno fino al termine della nuova legislatura (che la riforma del Senato potrebbe operare solo per il futuro), ad avere una Camera ben controllata da una sola forza ma la necessità di alleanze esterne al Senato.
Insomma, la situazione è complessa, e comunque non ho esitazioni a dire che Berlusconi cerca di prendere tempo, per se stesso, in primis.
Ciò posto, è Renzi a proporre le modifiche dell'Italicum, con l'aumento della soglia per il premio (da 37% al 40), con questo che va alla lista e non alla coalizione, con l'introduzione parziale delle preferenze e con la riduzione dello sbarramento per entrare in Parlamento (dal 5% al 3 !). 
Un assoluto stravolgimento. Ora, io e tizio facciamo un compromesso, in cui io gli vendo casa a 100.000 euro. Al momento del rogito tizio mi dice che 100.000 sono troppi e me ne vuole dare 50.000. Io mi alzo e me ne vado, lui mi accusa di non rispettare i patti e di voler perdere tempo...
Ecco, Renzi e i suoi sembrano Tizio. 
Già che ci sono, a parte i vizi giuridici che costituzionalemtne un esperto come Ainis ravvisa sia nell'Italicum al momento approvato che in quello che potrà venire (li trovate elencati nel post  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/11/le-riforme-smarrite-altro-che-fatto.html ), dico con serenità che io, nella sostanza, condivido buona parte dei cambiamenti richiesti dal Premier. Sicuramente sì la soglia al 40% (anzi, io la porterei anche un po' più su, che 14 punti di premio mi sembrano tanti, specie oggi con l'astensione che affligge le elezioni), e anche il premio alla Lista anziché alla coalizione l'approvo, visto il fallimento dei cartelli meramente elettorali che si sono visti (specie a sinistra...). Sulle preferenze, in linea di principio sono d'accordo, anche se sono consapevole dei rischi che esse comportano. Viceversa, sullo sbarramento per l'ingresso in Parlamento,  la soglia del 3% mi sembra decisamente bassa, e col sistema dell'Italicum, dove chi ha vinto (in ogni caso al ballottaggio) si prende comunque il 54% dei seggi, l'opposizione frammentata con tanti partiti e partitini in Parlamento agevola ancor di più il già favorito vincitore.  Il 4% mi sembra un compromesso accettabile, e forse a quello si arriverà. 
Quindi, come vedete, alla fine sono d'accordo con le variazioni renziane, però perché non dire le cose come stanno : "caro Silvio, ci abbiamo ripensato, secondo noi l'Italicum su cui avevamo raggiunto un accordo non va bene, dobbiamo cambiarlo. Noi vorremmo farlo così. Scusaci e dicci se ti può andare bene anche a te"
Più onesto no ? 
Ah già, la Politica è altro, avete ragione.


Il Garantista

Italicum, raggiunta intesa parziale

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Doveva essere risolutivo e invece l’incontro di un’ora e mezza a palazzo Chigi tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si è chiuso con un accordo parziale: sì all’innalzamento al 40% della soglia per l’accesso al premio di maggioranza e introduzione del sistema di voto con le preferenze, ma con la formula del capolista bloccato in 100 colleghi. Il bicchiere mezzo vuoto è invece rappresentato dalla soglia di sbarramento e sull’attribuzione del premio di maggioranza alla lista, anzichè alla coalizione, sui quali le distanze rimangono invariate.
Ma il comunicato congiunto Pd-Fi rimarca i punti di vicinanza. “L’Italia -si legge nel comunicato- ha bisogno di un sistema istituzionale che garantisca governabilita’, un vincitore certo la sera delle elezioni, il superamento del bicameralismo perfetto e il rispetto tra forze politiche che si confrontino in modo civile, senza odio di parte. Queste sono le ragioni per cui Pd e Fi hanno condiviso un percorso difficile, ma significativo, a partire dal 18 gennaio scorso con l’incontro del Nazareno”.
“L’impianto di questo accordo e’ oggi piu’ solido che mai, rafforzato dalla comune volonta’ di alzare al 40% la soglia dell’Italicum, e dall’introduzione delle preferenze dopo il capolista bloccato nei 100 collegi. Le differenze registrate sulla soglia minima di ingresso e sulla attribuzione del premio di maggioranza alla lista, anziche’ alla coalizione, non impediscono di considerare positivo il lavoro fin qui svolto e di concludere i lavori in aula al Senato dell’Italicum entro dicembre e della riforma costituzionale entro gennaio 2015″.
Renzi e Berlusconi ribadiscono che non ci sarà un voto anticipato. “La legislatura che dovrà proseguire fino alla scadenza naturale del 2018 costituisce una grande opportunità per modernizzare l’Italia. Anche su fronti opposti, maggioranza e opposizioni potranno lavorare insieme nell’interesse del Paese e nel rispetto condiviso di tutte istituzioni”. A qualche osservatore, il comunicato finale, è un modo per continuare a tenere in piedi il Patto del Nazareno a rinsaldare l’asse Renzi-Berlusconi in vista della futura elezione del presidente della Repubblica.
Sulla sponda Pd c’è attesa per il confronto in direzione che verrà aperta da Matteo Renzi, da cui la minoranza interna si aspetta qualche elemento in più di giudizio sulle conclusioni dell’incontro di Palazzo Chigi ma anche sulla delega lavoro (sulla quale il governo quasi di sicuro apporrà nuovamente la fiducia) e sulla legge di stabilità. Per stabilire una linea comune, la sinistra Pd ha convocato una riunione pre-direzione alla quale hanno preso parte, tra gli altri, Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani, Maurizio Martina e Nico Stumpo.
Intanto al Senato è stata definita la tabella di marcia della riforma. Il primo appuntamento è per martedì 18 alle 15, con la relazione della presidente della Affari Costituzionalie relatrice del testo, Anna Finocchiaro. Seguiranno, mercoledì e giovedì, le audizioni sotto forma di indagine conoscitiva, degli ex presidenti della Consulta Gaetano Silvestri e Giuseppe Tesauro, che serviranno a “sciogliere alcuni nodi”.

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