sabato 20 dicembre 2014

OSTELLINO : NAPOLITANO E' STATO UN PRESIDENTE DI PARTE



Sempre duro e piatto Piero Ostellino nel suo appuntamento settimanale sul Corriere. Stavolta il bersaglio è il presidente della repubblica semi dimissionario - la cosa è imminente, per bocca dell'inquilino del Quirinale - , lodato dai più, e che invece il grande giornalista liberale non rimpiangerà. E' stato un presidente di parte, afferma, peraltro aggiungendo che era immaginabile, visto che la sua elezione è stata a maggioranza semplice, quella che poi lui ha principalmente tutelato. Aggiunge anche Ostellino che certo Napolitano non può essere paragonato a Scalfaro, che è stato veramente il peggiore presidente della repubblica italiana, fazioso come non si era mai visto ( e per fortuna, finora, non si è visto più, per quanto sia Ciampi che re Giorgio le loro preferenze le abbiano sempre fatte ben capire).  Condivido diverse osservazioni di Ostellino, come del resto in genere mi capita, però non tutte.
Per esempio non attribuisco l'evidente idiosincrasia del presidente per le elezioni al timore che non vinca la sinistra. Ostellino ricorda il 2011, quando, con l'Italia assediata dai mercati e dallo spread, Napolitano convinse Berlusconi a mollare Palazzo Chigi, insediando Monti. Ebbene, se ci fosse stato il voto anticipato allora, Bersani avrebbe vinto a mani basse ! Infatti Berlusconi chiese come garanzia al Presidente che non avrebbe sciolto le camere, e re Giorgio ottenne al riguardo l'obbedienza, sofferta, dell'allora segretario piddino (che probabilmente la notte non dorme ripensando a quell'errore). 
Oggi poi, pensare che Napolitano non vuole le elezioni nel timore che Renzino le perda di fronte a Berlusconi e Salvini, mi sembra veramente un pensiero azzardato. E' vero che i sondaggi in Italia sono inaffidabili, ma che Forza Italia sia in crisi nera, e Salvini, per quanto in crescita, sia lontano dal poter sostituire il Cavaliere nell'elettorato di centro destra mi pare palese, e mi sembra veramente strano che Ostellino mostri di ignorarlo. Renzi, se avesse un maggioritario adeguato, sia alla Camera che al Senato, che non ha ancora abolito come ramo elettivo del Parlamento, si butterebbe in ginocchio dal Presidente perché sciolga le Camere ! No, a Napolitano non piacciono le elezioni a prescindere. Non so se per aristocratica sfiducia negli italiani, o perché uno che è stato comunista poi nel voto democratico non tanto veramente ci crede ( aggiungo che non credo sia il caso di re Giorgio). I complottisti parlano di pressioni dei poteri forti, che hanno sempre indirizzato Napolitano a favorire governi in linea con la politica di rigore e austerità pretesa per continuare a sostenere il debito pubblico italico, e per far questo le elezioni non servono, anzi, possono essere d'intralcio.
Non la penso dunque come Ostellino riguardo le elezioni, ma questo non toglie che in varie occasioni l'operato di Napolitano sia stato altamente opinabile, parziale, e la scelta dei senatori a vita è stata effettivamente una pagina mediocre della sua presidenza : tutti soggetti di area sinistrese, come se non ci fossero persone eccellenti anche in quella moderata liberale, che tra l'altro stanno brillando per assenza al Senato. 
Sicuramente e ovviamente direi ha ragione Ostellino quando auspica che il prossimo presidente sia di migliore garanzia generale, per tutti gli italiani e non solo per quelli che guardano a gauche. Ma non mi sembra che sia questa l'aria che tiri. Una cosa : se Renzino mi imporrà Prodi al Colle,  veramente avrà nel Camerlengo un nemico dichiarato addirittura peggiore di Ostellino, che al momento è tra i più accaniti contro l'attuale Premier, anche oggi definito un affabulatore, e non   un buon governante.


Un linguaggio comune 
per il nuovo presidente



È incominciata la campagna, in Parlamento e nel Paese, per l’elezione del presidente della Repubblica e già nascono i primi equivoci sulla sua natura, primo fra tutti quello che l’eletto dovrebbe essere «di garanzia» nei confronti di tutte le forze in Parlamento. In realtà, non si vede come potrebbe essere di garanzia. Se non è eletto rapidamente, a maggioranza qualificata dei due terzi, ma, dopo le prime tre votazioni, a maggioranza assoluta, è certamente il presidente della maggioranza parlamentare che regge il governo. Insomma, un uomo di parte.
   Napolitano è stato, piaccia o no, un presidente di parte, favorevole soprattutto alla propria parte politica, vale a dire il Partito democratico. Lo ha fatto persino in modo, diciamo così, sfacciato, nel 2011, quando – persa da Berlusconi la propria maggioranza in Parlamento – aveva nominato senatore a vita e poi presidente del Consiglio il professor Mario Monti.
   Una operazione analoga Napolitano cerca ora di fare attraverso l’attuale capo del governo, Matteo Renzi, al quale dà il proprio sostegno per evitare, in nome di una fantomatica stabilità, nuove elezioni, nel timore le vinca, come sarebbe probabile data la situazione del Paese e i fallimenti di Renzi, la destra di Salvini e Berlusconi. Napolitano è prigioniero del vecchio schema della sinistra, secondo il quale la democrazia c’è quando a vincere le elezioni è la stessa sinistra, non c’è se le vincono gli altri. Renzi, che consulterebbe Napolitano persino se dovesse divorziare dalla moglie, non è un buon governante, ma un affabulatore che per restare in carica si è inventato persino delle Olimpiadi da tenere nel 2024 a Roma. A tenere bordone a Napolitano, è il sistema informativo che si è mobilitato per delegittimare Matteo Salvini, il segretario della Lega che ha rilanciato il proprio partito e minaccia di fargli conseguire un grosso successo elettorale.
   Napolitano non è stato un pessimo presidente come, ad esempio, Scalfaro, ma neppure buono. Si è mostrato, ad esempio di parte nominando senatori a vita quattro personaggi che, in Parlamento, avrebbero votato per il Pd. Forse, prima di procedere nella votazione per l’elezione del presidente della Repubblica, le forze politiche dovrebbero cercare, e trovare, un linguaggio comune e una procedura che risponda a concreti principi democratici al posto di quelli monarchici.

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