giovedì 11 dicembre 2014

VERONICA PANARELLO : PIETA' L'E' MORTA


Coerente con la sua Mission, Il Garantista non muta rotta nemmeno in occasione della vicenda tragica di Loris Stival. Tutti, ma proprio tutti, i giornaloni sposano la tesi dell'accusa : Veronica Panarello ha ucciso il figlio. Questa certezza si trasferisce nelle piazze virtuali, in quelle tv, e quindi tra la gente.
La nuova Medea va linciata, mediaticamente, visto che purtroppo non è possibile farlo nella realtà.
Il Garantista, ostinato, testardo, ottuso no. Continua co' 'ste cazzate della presunzione di non colpevolezza, e non solo come trita premessa, recitata la quale tutti i media sparano a palle incatenate (la gente questo problema non ce l'ha : non sa nemmeno che esiste questo principio, e poi, fosse per loro, andrebbe abolito subito , ma proprio con convinzione. Non è il solo aspetto che questi pericolosi contravventori della morale (morale ???) comune portano biasimevolmente avanti. Nel momento in cui prendono in considerazione l'ipotesi che la madre possa veramente avere ucciso il proprio figlio di 8 anni, poi si pongono il problema di capire perché avrebbe fatto una cosa così atroce. Ma che cacchio c'è da capire ???
Al rogo no ? E subito ! Ah, non c'è più più. Vabbé allora che c'è ? Solo la galera ??? Ma almeno buttate via la chiave ! 

Il Garantista

Nessuna umanità nei confronti della madre di Loris, ci sentiamo come fossimo Dio  

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Veronica Panarello è innocente fino a prova contraria. E non basta dirlo, come hanno fatto alcuni conduttori tv che nel frattempo speculano sulla morte di Loris, bisogna anche praticarlo. In Procura e sui giornali. Ma qui vogliamo provare a ragionare per assurdo. E ci chiediamo: ma anche se Veronica fosse colpevole, merita di essere insultata e linciata, come stanno facendo media e cittadini-spettatori? La risposta è un secco no.
In queste ore mi hanno molto colpito le immagini dell’arresto. Veronica Panarello è stata insultata in quasi tutte le occasioni. Ormai considerata colpevole, senza processo, ha ricevuto offese sia fuori dalla Procura, sia fuori e dentro il carcere di Catania. In poche ore, la donna fragile è diventata il mostro a cui neanche la famiglia crede più. La sorella intervistata dal Tg1 l’ha rinnegata, dicendo che è viziata e che è colpa sua se la famiglia si è sfaldata. Ma le più accanite di tutte sono state le madri i cui figli vanno nella stessa scuola che frequentava il piccolo Loris. Nessuna inquietudine, nessuno spazio alla pietas. Veronica è diventata una negletta, una donna da mandare al rogo. Se è colpevole, anzi poiché è colpevole – dicono gli urlatori – non deve stare in carcere solo 16 anni come Anna Maria Franzoni, dove stare in galera per sempre. «Dovete – dice questo coro di giustizieri – buttare la chiave».
Mi chiedo come sia possibile questa totale mancanza di umanità. In nome di Loris si giustificano i sentimenti peggiori: la vendetta, la violenza, l’odio. Ci si crede superiori a chi si condanna. È come se, nel giorno del giudizio, si stesse dalla parte di Dio a decidere chi deve essere punito e chi premiato. Il male appartiene all’altro, al mostro, a cui non si riesce a guardare con un po’ di umanità e di amore. Se Veronica avesse davvero ucciso il figlio, meriterebbe ancora più attenzione e amore. Non è un’assassina incallita, una vendicatrice che va in giro ad uccidere le persone. Semmai avesse ammazzato il piccolo che ha generato, dovrebbe essere aiutata, non colpita e affondata. In ogni caso, è una persona bisognosa di aiuto, non di essere insultata.
La Costituzione italiana parla di reinserimento per il reo, di una seconda possibilità che deve essere offerta a chiunque. Nel caso di Veronica lo stato di diritto sparisce, la Costituzione diventa un ricordo lontano. Si ritorna alle società barbare, all’occhio per occhio, dente per dente. Anni e anni di giustizialismo hanno cambiato la testa delle persone. Siamo davanti a un mutamento antropologico e cognitivo profondo. Ogni tanto sembra di cogliere segnali di un ravvedimento, di un ritorno a principi di civiltà. Ma questa storia ci racconta invece che stiamo attraversando un’epoca buia, senza pietà e senza capacità di identificarci con gli altri: con il loro dolore, ma anche con le loro parti buie, con le loro sofferenze ma anche con quella cattiveria che c’è nell’essere umano. Negandola diventiamo ancora peggiori. Ci sentiamo la parte buona della società, i migliori, e da questo ingannevole pulpito spariamo le nostre sentenze.
Come ha scritto Eretica su questo giornale, nel caso di Veronica pesano i pregiudizi che ci sono nei confronti della figura materna. Si mette in scena una maternità senza ombre, in cui l’amore regna incontrastato. Molte donne che hanno vissuto questa esperienza sanno che non è così. Ci sono momenti di rabbia, di depressione, ci sono momenti in cui l’odio si sostituisce all’amore. Questo accade soprattutto quando ci si sente sole, stanche, senza prospettive. Accade a tante. Ma è difficile dirlo, raccontarlo. Farlo entrare nell’immaginario condiviso. Ma finché non si costruisce questo racconto comune e pubblico, chi è sola davanti a una maternità difficile, rischia di esserlo ancora di più. Le donne che hanno aspettato Veronica fuori dal carcere, con lo smartphone in mano per fare le foto, non hanno avuto dubbi sulla sua colpevolezza – lo ha detto la tv, lo dicono i giudici – non hanno avuto pietà per una donna, per le sue paure e fragilità.
Molti di voi, lo so, si stanno chiedendo: ma Loris che fine fa in questo discorso? Non interessa che sia stato ucciso? Certo che interessa e che dispiace molto. Ma non è rinunciando alla presunzione di innocenza, né evocando la vendetta che lo si riporta in vita. Non è così che lo si piange. Il linciaggio e l’odio che vediamo esibirsi contro Veronica rendono solo questa società peggiore.

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