sabato 10 gennaio 2015

OSTELLINO : BASTA COL BUONISMO. QUESTI SONO NEMICI.


Duro l'intervento di Ostellino che rafforza il concetto già espresso ieri ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/01/ostellino-tocca-agli-islamici-cambiare.html ) in un suo primo intervento sui fatti tragici di Parigi : sono i musulmani che devono cambiare, facendo quell'operazione culturale di separazione tra spiritualità e politica, tra Religione e Stato, che noi occidentali abbiamo realizzato da tempo. 
I cristiani, e i cattolici, hanno secoli assai bui alle spalle, ma ad un certo punto c'è stata una cesura, lenta, faticosa, e veramente è stato dato a Cesare "quel che è di Cesare".  Nei paesi Arabi, in Nord Africa, questo non avviene, e anzi c'è una recrudescenza dalla sharia e della conseguente teocrazia.  Non possiamo rispondere con la tolleranza all'integralismo di chi, approfittando della nostra benevolenza o ignavia, scava tunnel nella nostra civiltà con l'intento, nei decenni e anche nei secoli - il Profeta non ha fretta - di sottometterci (tra le traduzioni possibili della parola Islam, una è sottomissione...)  tutti all'unico vero Dio, che naturalmente è il loro. 
Si parla  di minoranze, in Europa -  perché nei loro paese non è così - dei fondamentalisti ed integralisti. Sarà anche vero, ma i moderati sono troppo tiepidi nei confronti dei fratelli "cattivi", tanto da far temere se non complicità e/o fiancheggiamento, una posizione di equidistanza, di neutralità non tollerabile di fronte alla guerra che si sta delineando. Il problema si propone vieppiù grave con i buonisti senza tempo di casa nostra. Come ricorda bene Ostellino, ai tempi delle Brigate Rosse fu indispensabile che la sinistra parlamentare, il PCI, smettesse di parlare di "compagni che sbagliano", e assumesse una posizione di contrasto netto e duro contro il terrorismo rosso. 
La stessa cosa dovrebbe avvenire oggi, e questo sia da parte dei citati musulmani moderati che dei buonisti italici, che di fronte all'inutilità del dialogo, con certe frange, replicano spiegando che si deve dialogare "meglio e di più". 
Gli utili idioti (per il nemico) ci sono sempre stati, nella Storia.


Difficile convivere con chi ci considera
nemici da colonizzare



Il miserevole spettacolo che l’Italia politica e giornalistica sta dando sulla strage di Parigi e il suo seguito è figlio allo stesso tempo — salvo minoritarie e lodevoli eccezioni — di carenza culturale e di stupidità politica. Entrambe sono la retorica supplenza della nostra identità ambigua e compromissoria. Perciò, in nome della convivenza con l’Islam, auspichiamo di fondare un nuovo Illuminismo, non sapendo palesemente che ce n’è già stato uno sul quale abbiamo fondato la nostra civilisation , mentre sono loro che non lo hanno ancora fatto e che dovrebbero farlo.
Ci si è lamentati che le forze dell’ordine francesi non fossero riuscite a catturare rapidamente i due lombrosiani criminali artefici della strage parigina. Ignoriamo, o fingiamo di ignorare, che ciò era dovuto al fatto che il cosiddetto estremismo islamico naviga nel mare delle collusioni e delle complicità con l’islamismo che chiamiamo ostinatamente moderato. Che moderato non è e che si è profondamente radicato nel continente con l’immigrazione. È stupefacente che a non capirlo sia proprio quella stessa sinistra che, da noi, aveva felicemente contribuito a isolare il terrorismo delle Brigate rosse prendendo realisticamente atto che esso navigava nel mare delle complicità antiliberali e anticapitalistiche generate dal «lessico familiare» comunista.
L’ignoranza che, da noi, circonda il caso francese rivela l’incapacità culturale, non solo della sinistra, di capire che cosa è stata, in Occidente, l’uscita dal Medioevo, la separazione della politica dalla religione, la cancellazione del dominio della fede religiosa sulla politica e la nascita dello Stato moderno; incapacità di capire che si accompagna a quella di prendere atto, per converso, che l’Islamismo è ancora immerso nel Medioevo ed è soprattutto incapace di uscirne. Le patetiche invocazioni al dialogo, alla reciproca comprensione che si elevano da ogni chiacchierata televisiva, da ogni articolo di giornale, sono figlie di un buonismo retorico, politicamente corretto, incapace di guardare alla «realtà effettuale» con onestà intellettuale.
Non stiamo dando prova neppure approssimativa di essere gli eredi di Machiavelli, bensì, all’opposto, riveliamo di essere i velleitari nipotini di Brancaleone da Norcia, lo strampalato protagonista di una saga cinematografica. Il miserevole spettacolo che diamo è anche la conseguenza dell’insipienza culturale di una sinistra che — perduto il rapporto organico con l’Unione sovietica, spazzata via dalle «dure repliche della storia» — non sa, o non vuole, darsi una identità. La nostra insipienza politica è generata dall’incultura. Non abbiamo perso l’occasione, anche questa volta, di mostrare d’essere un Paese da Terzo Mondo al quale, come non bastasse, un Papa pauperista detta la linea fra l’ottuso entusiasmo di fedeli che mostrano di credere ben poco nel messaggio di Cristo e molto più di essere i sudditi di una gerarchia che assomiglia a una corporazione o a un partito.
Avevo definito l’Islam, in un precedente articolo, una teocrazia, aggiungendo che qualsiasi tentativo, da parte nostra, di trovare con esso una qualche forma di conciliazione si sarebbe rivelato, a causa della contraddizione logica e storica, illusorio. Che piaccia o no al buonismo, siamo diversi. È inutile nascondersi dietro il dito di un universalismo di facciata che non regge alla prova della logica e della storia. Siamo anche migliori, avendo noi conosciuto, e praticato da alcuni secoli — a differenza di loro che sono, e vogliono restare, una teocrazia — la separazione della religione dalla politica. Pur con tutti i nostri limiti, pratichiamo l’insegnamento dell’Illuminismo e siamo entrati da tempo nella Modernità, mentre loro ne sono ancora fuori e non danno neppure segno di volerci entrare. Viviamo in regimi che praticano la tolleranza nei confronti di chi non la pensa allo stesso nostro modo o professa una religione diversa dalla nostra; siamo società che, per dirla con Isaiah Berlin, professano e rispettano la «pluralità di valori». Chi non la pensa come noi, non è considerato e trattato come un nemico. Loro ci considerano «infedeli» rispetto alle loro convinzioni e alla loro prassi; un nemico da sterminare come hanno fatto nei confronti della redazione del settimanale satirico parigino il cui torto era di aver fatto dell’ironia sul loro credo. Per noi, gli islamici sono gente che la pensa in un modo diverso.
Da figlio del Cristianesimo e del liberalismo mi chiedo come si possano uccidere uomini e donne in nome del proprio dio. Il criminale che torna sui suoi passi per finire un agente ferito e a terra è una bestia, con tutto il rispetto per gli animali. Le nostre reciproche culture sono inconciliabili ed è persino ridicolo auspicare che ci si possa incontrare almeno a metà strada. Dovremo convivere, sapendo che ci vorrebbero colonizzare e dominare attraverso quel «cavallo di Troia» che è l’immigrazione e che noi stessi incoraggiamo. Lo ripeto. Non siamo noi che dobbiamo riscoprire le nostre radici. Sono loro che devono rinunciare alle loro. Sempre che vogliano convivere pacificamente. Cosa di cui dubito.

2 commenti:

  1. SALVATORE DOMENICO ZANNINO

    Sarei più cauto.
    Uccidere in nome di Dio è praticamente rivendicare la fede verso un Dio assassino. Di Dio tutto si può dire: che non esiste, che se esiste è un Dio distratto alle sofferenze umane, ma un Dio mandante di omicidio è un inedito della Storia . Siamo oltre il nazismo nato nella culla del nichilismo nietchiano. Dunque non sono possibili mediazioni culturali o tentativi di comprensione di radici e cause. Il nazismo e le sue ideologie di conquista si combattono con le armi e non sono ammissibili sfumature e cedimenti.
    E questo è possibile senza rinnegare ciò che siamo , la nostra civiltà figlia della rivoluzione francese. Anche verso chi predica odio ed in relazione alle aree grigie degli Iman che paiono sfidare i confini della nostra libertà di pensiero. Non esiste forse nei nostri codici il reato di apologia del nazi-fascismo? I diritti fondamentali si comparano e dove si attenta alla vita il diritto di dire (minchiate) cede. I ragazzi che intervistati giustificavano l’eccidio di Parigi (“se la sono cercata”) andavano arrestati immediatamente se vogliamo difendere con proporzionata energia il nostro futuro di libertà. Le posizioni ambigue non fanno altro che il gioco delle destre.
    Perché un fascista rimane fascista con un turbante sulla testa o senza. E le posizioni di chi, speculando su questi fatti, sta cavalcando l’onda della paura sono la strada più sicura per darla vinta ai barbari. Le posizioni dei Salvini, dei Le Pen e di chiunque proclami lo scontro di religione sono farneticazioni speculari al servizio (“fiancheggiatori” per usare le parole della lega) dei terroristi almeno per tre ordini di ragioni. La prima è la realtà e complessità del fenomeno che mette a nudo tutta la vuota retorica di chi abbai alla luna. Chi dovrebbe difendere la nostra “società aperta” dal terrorismo internazionale di matrice islamica? L’Italia? La Padania? Gli unici attori internazionali capaci di un contrasto effettivo sono gli USA che hanno adeguata possibilità d’intervento militare ed intelligence fuori dai propri confini. Occorrerebbe una forza d’intervento rapido Europeo ed una intelligence europea che possa affiancare il gendarme stanco americano. Ma un Europa politica è proprio quello che queste forze non vogliono denunciando tutta la loro vacuità.
    Secondo . Per quale dannato motivo che non sia quello di fare un favore ai terroristi dovremo spingere un miliardo e circa seicento milioni di musulmani nelle braccia dei fanatici evocando scontri di civiltà? Chiedo a Ferrara ed agli altri evocatori delle crociate, ma perché dovremmo regalare un Al Sisi (giustamente celebrato dalle colonne del foglio) ai macellai integralisti perché si uniscano in un unico fronte? O addirittura interi pacifici Stati come l’Indonesia (oltre cento milioni di musumani)? La guerra al terrorismo si deve fare a braccetto con l’Islam illuminato, che crede nella tolleranza e nella convivenza nel rispetto reciprico. Pensare al contrario alla Salvini non è immorale perché in spregio delle vittime musulmane che in molti paesi combattono l’integralismo ma prima di tutto stupido.
    Terzo : La sconfitta nel lungo periodo di questi fenomeni non avverrà come ritiene sempre certa destra con la sola forza. La straripante supremazia militare di Israele ed i suoi risultati nell’eradicare il terrorismo dovrebbero essere un monito nella storia. Un esercito di maestre elementari diceva Bufalino per il contrasto alla mafia. Vale lo stesso principio nel terrorismo. La politica, quella che la rozza destra non conosce, deve dare scuole e speranze di futuro. Accanto ai cannoni servono le idee. Certa sinistra pensa siano sufficienti le scuole e le idee. La destra i cannoni. Ecco per me da liberale e popolare servono entrambe.

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    1. Trovo le sue considerazioni assolutamente acute e condivisibili. Qualcosa del genere l'ha scritta anche Davide Gicalone in un suo articolo che ho riportato nel post http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/01/ahmed-merabet-era-musulmano.html.

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