L'inverno straordinariamente mite e non piovoso non ce lo possiamo godere perché ci terrorizzano con le polveri sottili che, senza pioggia, gravano sulle nostre città e sulla nostra salute. Alla preoccupazione si aggiungono i disagi creati dai provvedimenti sul traffico. A Roma da settimane si adottano con frequenza le targhe alterne, pare con nessun risultato significativo, ma tant'è, qualcosa bisogna pur fare, se no scattano le denunce di enti e associazioni ambientaliste, mentre a Milano si è arrivato proprio al blocco totale per tre giorni...
Sempre a Roma, i mezzi pubblici, che si sa bene non reggere il normale uso quotidiano, tracollano letteralmente quando sono sottoposti a stress straordinari, e puntualmente ieri si è verificato.
Così ha modo di continuare l'infinita diatriba tra coloro che giustificano l'uso del mezzo privato, denunciando l'inefficienza di quello pubblico (guasti, ritardi, sovraffollamento negli orari di punta), e coloro che contestano l'assenza di senso civico, con l'indifferenza per l'ambiente, la salute dei cittadini, ecc. ecc.
Ora, che ci sia un abuso dell'auto, bé questo mi pare innegabile: Vogliamo parlare delle frotte di genitori che si ostinano ad accompagnare i figli a scuola, anche dopo le elementari, per far star comoda l'amata prole ?? E' solo un piccolo esempio. Però è altrettanto incontestabile che i mezzi pubblici, specie a Roma, funzionano assolutamente male, e non che vengano spesi pochi soldi o impiegato scarso personale !
In questa querelle mi ha stupito, e ringrazio l'amico Nicola Scardi per aver segnalato l'intervento di Francesco Ramella sul BlogLeoni, immagino figlio del benemerito Istituto Bruno Leoni, che confuta la narrazione dominante e rappresenta come l'inquinamento nelle grandi città sia in assoluto calo rispetto a 30-40 anni fa.
In effetti io, e credo molti altri, mi chiedevo, e chiedo, come mai i continui progressi tecnologici (oddio, se sono tutti come quelli recenti della Volkswagen...) tesi a ridurre gli elementi inquinanti degli scarichi delle auto, in atto da lustri, non portassero effetti. Invece, a quanto leggo, i risultati positivi ci sono, eccome. E lo stesso riguarda il sistema del riscaldamento, con progressiva, massiccia riduzione e/o scomparsa delle caldaie a carbone e l'avvento del metano, notoriamente energia "pulita".
Delle due l'una. O questi euro 4,5,6 sono panzane, così come la diffusione dell'energia "azzurra", oppure inevitabilmente l'inquinamento doveva essere diminuito.
Se noi stiamo messi così, come stanno in Asia, America del Sud, Africa, e in particolare nei paese (ex) emergenti, dove tutte queste misure ambientali non sono nemmeno immaginate ?
Adesso però c'è il sole, di solito una benedizione ancorché la pioggia sia indispensabile per l'acqua e, da un po', per pulire il cielo dalla polveri sottili.
Aspettare senza eccessiva ansia che torni a piovere ?
Smog, l’emergenza che non c’è
Tutto è cambiato nella realtà ma quasi nulla
nell’informazione. Per lo smog è sempre emergenza, quest’anno come dieci o
venti anni fa. E, di fronte all’emergenza, non resta che adottare misure
eccezionali: blocchi del traffico, targhe alterne, mezzi pubblici gratuiti.
Eppure, da ormai molti anni, la strada è segnata e la direzione di marcia è
quella giusta. “E’ difficile fare le previsioni, soprattutto per il futuro”
sosteneva il nobel danese Niels Bohr. Vero in generale ma quella della qualità
dell’aria è la classica eccezione che conferma la regola. E’ possibile
affermare senza timore di essere smentiti che, al di là delle oscillazioni
annuali correlate alle condizioni meteorologiche più o meno favorevoli alla
dispersione degli inquinanti, tra cinque anni la situazione sarà migliore
rispetto a quella odierna e la tendenza verso il “bello stabile” sarà
ulteriormente rafforzata nel prossimo decennio.
Contrariamente a quanto ritiene la maggior parte degli
italiani, l’inquinamento atmosferico nelle nostre città è in calo da svariati
decenni. Pensiamo, ad esempio, alle famigerate polveri sottili, quel PM10
che, ci dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresenta il parametro
più significativo per valutare gli effetti sulla salute. Ebbene, nei primi anni
’70 in una città come Milano o Torino, la concentrazione media annuale di
queste polveri era superiore ai 150 microgrammi per metrocubo di aria. Oggi le
centraline di rilevamento ci forniscono valori medi nell’intorno dei 40-50
microgrammi. Vi è quindi stata una flessione dell’ordine del 70%.
L’aspetto più intrigante di quanto accaduto finora è quello
relativo al settore della mobilità. Il miglioramento della qualità dell’aria si
è infatti manifestato non perché abbiamo avuto successo ma nonostante il
sostanziale fallimento di quelle politiche di riequilibrio modale (meno auto,
più autobus e più treni) che, a partire da Bruxelles per arrivare fino alla più
piccola amministrazione locale, sono invariabilmente presentate come essenziali
ai fini della sostenibilità ambientale. L’elemento che ha contribuito in misura
quasi esclusiva alla riduzione delle emissioni è stato rappresentato dall’avanzamento
tecnologico dei veicoli.
Una vettura a gasolio immatricolata negli anni
’80 dello scorso secolo immetteva in atmosfera una quantità di sostanze
inquinanti pari a quella che oggi fuoriesce dai tubi di scappamento di circa
una ventina di auto. In assenza dell’abbattimento delle emissioni unitarie,
l’aria delle nostre città non solo non sarebbe migliorata ma avrebbe conosciuto
un progressivo peggioramento.
Il naturale rinnovo del parco veicolare nei prossimi anni
con il conseguente adeguamento di tutti i mezzi ai più recenti standard
normativi determinerà un ulteriore contenimento delle emissioni e, quindi,
degli effetti negativi sulla salute. Effetti da non sottovalutare ma neppure da
sovrastimare. Una spasmodica attenzione verso l’inquinamento collettivo può
infatti ridurre l’attenzione dei cittadini sul più grave e rimediabile dei
fattori di rischio sanitario: il comportamento individuale.
Al riguardo si
segnalano le parole di Umberto Veronesi: “un atteggiamento, inaccettabile, è
quello di cambiare la realtà dei fatti. Un luogo comune, molto diffuso, è
quello di affermare che l’inquinamento atmosferico, specie in città, è tale che
una sigaretta in più o in meno non fa alcuna differenza. È un’affermazione
sbagliata e priva di senso: l’inquinamento cittadino provoca bronchiti,
allergie, ma la possibilità che provochi tumore al polmone è minima rispetto a
quella del fumo di sigaretta. Pochi lo sanno, ma nell’arco alpino, ad esempio
in Friuli, dove si fuma molto, l’incidenza del cancro al polmone è superiore (e
la speranza di vita inferiore) a quella che si registra in città come Milano o
Genova. Impegnarsi per un ambiente più pulito è giusto, ma questo non deve distoglierci
dalla lotta contro i tumori”. L’Italia del nord che è una delle zone europee
ove, a causa delle particolari condizioni meteorologiche, più elevate
sono le concentrazioni di inquinanti e dove, stando ad un recente rapporto
dell’Agenzia Europea per l’ambiente, vi è il record di morti premature per smog
è anche in testa alle classifiche relative all’aspettativa di vita media
che è pari a quella della Spagna e superiore di oltre un anno rispetto a quella
di Germania e Regno Unito e di alcuni mesi rispetto alla Francia.
Forse, accanto alla giusta attenzione per la salute e per la
ambiente, dovremmo iniziare a preoccuparci anche delle conseguenze economiche
delle scelte in materia di politica dei trasporti: ogni auto in meno (ed ogni
autobus) in più che circola sulle nostre strade comporta una riduzione delle
entrate fiscali ed un aumento della spesa pubblica e, quindi, un peggioramento
di quel debito pubblico che se la passa assai peggio del cielo di Lombardia.
MARCO FANTI
RispondiEliminaIn proposito, a conferma di quanto scrivi, ti segnalo questa interessante tabella con i dati dell'Arpa di Milano http://arcipelagoareac.it/doku.php/libro:statoaria