giovedì 24 dicembre 2015

POLITICA E BANCHE ATTENZIONE : I SOLDI NON SONO COME LE PERSONE, POSSONO SCAPPARE



Sulla questione delle banche, Etruria, Marche..., la querelle Boschi Father and Son, non mi sono occupato tanto. Rimasi, come credo quasi tutti, sconcertato dal pensionato di Civitavecchia che si era ucciso per aver perso i suoi risparmi, investiti improvvidamente in obbligazioni derivate (che abbiamo appreso essere ad alto rischio) della banca di cui papà Boschi era uno dei principali dirigenti.
Mi ha colpito molto ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/12/i-dubbi-e-le-domande-sul-suicidio-del.html ) che una persona, di 70 anni, immaginabilmente normale, con una decente pensione, in grado di risparmiare comunque 100.000 euro, decida di uccidersi per la perdita di questi ultimi.
Veramente mi viene da essere d'accordo con lo scrittore - per questo pensiero invece ferocemente criticato - che ha commentato "se la religione è l'oppio dei popoli, allora il denaro ne è il cianuro".
E questo anche nel caso, assai probabile, che il povero risparmiatore prosciugato sia stato vittima di impiegati bancari disonesti, che lo hanno spinto a sottoscrivere un investimento "vantaggioso e sicuro". "Che vuole caro Rossi, che la sua banca fallisca ??". Mi pare di vederli e sentirli...
Adesso se ne occupa la procura, e se le cose sono andate così, sarà bene che i responsabili, dai "mandanti agli esecutori", paghino.
Prima di lasciarvi al pensiero di Davide Giacalone, che mi pare dica cose molto sensate, comprese quelle tese ironiche sul celodurismo renziano (il premier quando parla sembra sempre che è grazie a lui se le cose avvengono o meno...un narcisismo patologico), una preghiera che non verrà esaudita.
Oggi, quando sottoscriviamo un'operazione di qualsiasi tipo in banca o presso una società d'investimento, veniamo subissati di carte da sottoscrivere. Ecco, mi piacerebbe che questa buffonata cessasse. Nessuno le legge, e servono solo a riparare il di dietro delle banche.
Allora, o le semplificate, di molto, in modo che veramente uno le legga e capisca cosa sottoscrive, o le eliminate proprio, che almeno uno non perde tempo e non viene preso in giro.
Non andrà così, anzi, magari aumenteranno, e diranno che "adesso i risparmiatori saranno più sicuri".



Ecosistema bancario

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I legami familiari finiranno con il sembrare un’attenuante. L’affetto per i congiunti, almeno, aiuta a capire il nervosismo di tante parole prive di senso. Per il resto domina l’incoscienza e l’azzardo, che quando si parla di banche e di risparmi sono il contrario di quel che serve. Con un doppiopesismo politico e morale tanto gigantesco da apparire grottesco. A forza di spararle grosse ci si sta dimenticando di come e perché siamo giunti a questo punto.
Matteo Renzi assume il tono di chi vuole evitare che si diffonda il panico, il che sarebbe giusto, se non fosse che poi gli fornisce basi razionali. Dice tre cose, prive di fondamento. 1. Afferma che il decreto del governo ha “salvato” milioni di risparmiatori e dipendenti. Falso, perché i risparmiatori sono tutelati dalla legge, che garantisce i depositi fino a 100mila euro. Semmai ha “salvato” quelli che avevano, liquida, più di quella cifra, mentre gli obbligazionisti subordinati restano esposti. Se nega il valore della legge e attribuisce il merito a sé, allora sì che il panico è ragionevole. Falso anche per quel che riguarda i dipendenti, “salvati”, semmai, dalle altre banche. Precedente pericoloso: cosa si fa quando vanno sulla strada lavoratori di altri settori?
2. Proclama che chi ha truffato deve essere punito. Lo prevede la legge, mica è una sua trovata. Se lascia intendere che ci vogliono le sue parole, per far valere una legge ovvia, il terrore è fondato. Dovrebbe dire una cosa diversa: contiamo che i vertici delle nuove banche denuncino i vecchi e attivino l’azione di responsabilità (come già opportunamente annunciato da quelli di Banca Etruria). Indipendentemente dall’opera dalle procure.
3. Dice: abbiamo mandato noi a casa i consiglieri d’amministrazione di quelle banche. No, prima sono state commissariate, dalla Banca d’Italia. Il giorno in cui il governo dominerà i cda delle banche è bene che la paura spinga i clienti ad andarsene prima.
La mozione di sfiducia, che sia indirizzata al governo o al ministro Boschi, sarà respinta. Non solo perché la maggioranza farà quadrato, ma perché quelle delle opposizioni non saranno quadrate legioni, semmai pattuglie disperse. Qualcuno voterà dall’altra parte perché non gradisce l’aggressione a un ministro donna (ma che razza di motivazione è?), qualche altro perché tiene sia famiglia che banca. Ma la cosa più preoccupante, di quella mozione, è che sembra voler far credere che se non ci fosse stato un legame familiare non sarebbe sorta la questione politica. Che, invece, è gigantesca. E non nuova, perché chi afferma di avere scoperto solo ora gli intrighi conniventi delle banche territoriali, il loro vivere in un ecosistema di condivisione e compartecipazione, o è babbeo o ci prende per babbei.
La questione di fondo è che mentre le banche americane fallivano a mazzi e mentre molte europee venivano protette con i soldi dei contribuenti, da noi si decise d’imboccare una strada diversa. Intanto perché il nostro sistema aveva vizi diversi da quelli che schiantavano gli altri, poi, ed è la cosa decisiva, perché avevamo già un debito pubblico intollerabilmente alto, quindi senza margini per intervenire. E’ grottesco il ballo dello scaricabarile, fra politica e autorità di vigilanza, perché pensa di nascondere l’evidenza: le banche furono lo strumento usato per non perdere il controllo del debito pubblico, che fu rinazionalizzato dopo essere stato esportato. Questo comportava la raccolta di capitali che certo non venivano da investitori internazionali, già in fuga. Si chiuse un occhio, sapendo di correre seri rischi, ma fidando nella protezione che sarebbe venuta, come è venuta, dalla Banca centrale europea. Ricordiamocene, perché il debito pubblico è ancora lì e cresce.
Il guaio è che al rischio calcolato se ne è aggiunto un altro: vertici di banche che usarono quella raccolta per altri fini, compresi quelli di finanziare l’ecosistema avvelenato di cui erano figli e genitori. Così troppi soldi sono andati a imprese che non li meritavano, ma li conquistavano grazie alle amicizie. E troppi soldi sono andati a operazioni manovrate da quelle stesse persone che popolavano i vertici delle banche. Triplo cinismo: contro risparmiatori ignari, allettati con la cupidigia e l’inganno; contro la solidità della banca; e contro uno sforzo nazionale che doveva avere ben altri fini. Questa gente va punita, essendo la sola via per offrire tutela ai raggirati. Sarà doloroso, ma assai meno del far pagare il prezzo a chi non godette del bengodi truffaldino. Siano essi contribuenti o imprese che avrebbero potuto prosperare, se non prive di credito perché prive di agganci.
Ogni furbata o scappatoia, ogni tentativo di fermare la giusta punizione, genererà sfiducia e paura. E se gli elettori possono astenersi, ma non scappare, i soldi possono scappare, per non astenersi.

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