lunedì 11 gennaio 2016

INTEMERATA DI BATTISTA : LA SATIRA BLASFEMA CONTRO DIO, VIGLIACCA CON ALLAH.



Pierluigi Battista è un giornalista che apprezzo molto, a prescindere dal fatto che sia juventino ed il fratello di un collega a cui sono molto affezionato ( nonostante il suo essere un ultrà romanista) .
Mi piace il suo approdo liberale, laddove credo la partenza in giovinezza lo vedesse più spostato a sinistra (  peraltro sempre in senso liberal laburista, sicuramente mai massimalista).
Mi piace la chiarezza dei suoi articoli di opinione.
Ultimamente ne ha scritti diversi che avevano una marcia in più, a mio avviso, sul piano della verve polemica.
Ho condiviso pienamente quello coraggioso e fortemente critico contro il partito delle tasse e annessa leggenda del "pagare tutti per pagare meno", rispolverata - e non se ne sentiva davvero il bisogno - dallo stesso capo dello stato nel discorso di fine anno ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2016/01/e-pierluigi-battista-diserto-la-sacra.html ).
Opportuno, commentando i fatti di Colonia ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2016/01/dopo-colonia-battista-ricorda-i-fatti.html ) , il ricordo di Piazza Tharir, dove le donne egiziane erano state già molestate nella stessa ottica di riaffermazione della limitatissima libertà femminile propria della cultura islamica.
Oggi però si supera con un attacco estremamente duro contro la vigliaccheria insopportabile di certi ambienti della cultura e della satira occidentale e vieppiù nostrana, sempre pronti a prendere di mira, anche molto pesantemente, simboli del cristianesimo, laddove si palesano ben più che timidi nei confronti dell'islamismo, specie dopo fatti come la strage della redazione di Charlie Ebdo ma non solo.
La chiosa non fa una piega : la paura è sentimento comprensibile ed umano, mistificarla col rispetto però è penoso ed insopportabile.





La nostra ipocrisia sulle vignette blasfeme



Tutti i media hanno doverosamente ripreso l’ultima copertina di Charlie Hebdo, quella che raffigura un Dio assassino con le fattezze iconografiche del Dio cristiano: bene, l’autocensura si allenta, finalmente non si nasconde la realtà, le immagini più irritanti della satira non vengono cancellate.
Ma allora tutti i media che un anno fa, dopo lo sterminio islamista di Parigi, si rifiutarono di pubblicare le vignette su Maometto che avevano scatenato l’ira degli assassini jihadisti non lo fecero, come pure pateticamente dissero, per «rispetto», per non dare manforte ai bestemmiatori, per non urtare la sensibilità dei musulmani di tutto il mondo. Lo fecero, più semplicemente, per paura.
Pubblicare le vignette «blasfeme» sul Dio dei cristiani e degli ebrei non comporta nessuna conseguenza, pubblicare quelle su Maometto può esporre a rappresaglie mortali. Paura, non rispetto. Ipocrisia, non moderazione.
Gli scrittori, Joyce Carol Oates in testa, che un anno fa protestarono contro un premio da consegnare alla testata Charlie Hebdo in nome della libertà d’espressione, non lo fecero per rispetto delle religioni. No, per paura. I vignettisti italiani molto famosi e che stanno sempre in tv disegnano deliberatamente sconcezze sul Papa e mai su un imam non perché siano rispettosi, ma perché hanno paura: fanno tanto gli spavaldi, ma sono come Don Abbondio. Gli artisti che creano sculture o dipinti in cui la Madonna o Gesù Cristo vengono raffigurati in pose oscene, amano fare elettrizzanti «provocazioni» solo quando non entra in gioco la paura, che loro chiamano «rispetto» quando potrebbero offendersi quelli che decapitano e sgozzano.
Gli scrittori di opere teatrali possono pure fare affogare un crocefisso negli escrementi, ma scoprono il rispetto solo quando al centro della scena c’è qualche simbolo della religione musulmana: ma si chiama paura, non rispetto. Il silenzio sugli assassini di Theo Van Gogh e la messa al bando del suo «Submission» non c’entrano con il rispetto, c’entrano con la paura. Quando in un museo inglese tolgono dalle pareti un quadro con Maometto lo fanno per paura, non per rispetto: se c’era un pastore protestante o un rabbino disegnati senza rispetto lo lasciavano lì, nessuno li avrebbe sfiorati, nessuno si sarebbe presentato armato e minaccioso. L’ipocrisia, non il rispetto. La paura, non il rispetto.
La paura è un diritto. Scambiarla con il rispetto è una pura mistificazione.

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