Questo Blog è SEMPRE stato dalla parte dei due fucilieri di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano La Torre, non credendo alle accuse indiane di due militari che impazziscono e si mettono a sparare a degli innocui e pacifici pescatori. Naturalmente potrebbe accadere che il processo, quando si terrà - al momento, e sono passati più di QUATTRO ANNI dai fatti non ve n'è traccia - , dimostrerà il contrario e ne darò atto, a condizione che un procedimento che alla fine verrà celebrato con tanta distanza dagli accadimenti, fornisca elementi di colpevolezza ragionevolmente CERTI.
In Italia c'è una minoranza - a suo tempo un sondaggio li aveva quantificati in un 10%, obiettivamente non tanti, ma sempre troppi - che è arciconvinta della loro colpevolezza, e ritengono che ai due stia andando di lusso, costretti sì in India (da un po' La Torre, per motivi di salute, è tornato in Italia) ma non sbattuti in galera.
A questa gente parlare di processi, di presunzione di non colpevolezza, del fatto che finché non è stata accertata la colpa la normale condizione deve essere quella di libertà, non può entrare in testa. Troppo limitati.
Figuriamoci se dai concetti basici ci si sposta al diritto internazionale, al fatto che i due marò erano in rappresentanza dello Stato Italiano, che agivano a difesa di uno spazio, la Nave Lexie, che è Italia, con tutte le conseguenze in materia di competenza processuale.
Finalmente, dopo molti gravi errori ed esitazioni, il nostro Paese si è rassegnato a smettere bizantinismi da venditori di tappeti e ha scelto la via del diritto e dell'arbitrato internazionale, e i primi risultati si vedono.
Grazie alle disposizioni preliminari della Corte dell'Aja, anche Salvatore Girone potrà fare ritorno in patria, in attesa degli sviluppi procedurali, di là da venire, della sua vicenda.
E' un'ottima notizia, e per celebrarla ho scelto l'articolo che raccontala gioia della sua famiglia : la moglie, il padre, i figli.
Qualche volta accadono anche cose buone.
La gioia della moglie
Vania «Una notizia attesa da tre anni»
di Virginia Piccolillo
Nell’abitazione assediata dalle tv: «Salvatore dimostrerà
che è innocente»
DALLA NOSTRA INVIATA
Bari Una notte di speranza e di vuoti d’ansia nello stomaco.
Poi, alle 8, uno squillo. E la voce spezzata di Salvatore: «Torno». Gli occhi
verde intenso di Vania, la moglie del marò Salvatore Girone, si velano appena,
mentre sull’uscio, racconta l’istante in cui il cuore si è fermato e la gioia è
esplosa per la «notizia attesa da tre anni e tre mesi». Non ha mai ceduto
all’emozione e non intende farlo ora Vania. «Non posso permettermelo con due
figli: uno ora adolescente e l’altra di nove anni», dice con semplicità. Ma la
notizia «ha scioccato tutti», ammette, guardando la piccola di casa che corre
elettrizzata con un nugolo di cugini e amichetti, entrando e uscendo
dall’appartamento di Torre a Mare, ancora da arredare , dove Vania ha appena
traslocato. «Per sfuggire ai giornalisti», scherza, alludendo all’assedio di
flash, telecamere e fly, che già bivaccano davanti alla palazzina bianca,
«terrorizzata che riprendano i suoi bambini».
Ma quando torna Salvatore?
«Non l’ho capito», risponde, quasi arrossendo Vania. «Hanno
detto al massimo tra uno o due giorni. Passerà da Roma. Non so. Deve anche fare
i bagagli». Li ha già fatti in fretta e furia il marò i bagagli. Buttando in
valigia le foto, qualche oggetto, pochi vestiti e molti cattivi ricordi. I 110
giorni di arresti. Il via vai nei tribunali senza avere nemmeno un’impostazione
chiara. Il ritorno in patria e la doccia fredda del contrordine. Per questo ieri
ha detto: «Non ci riesco a credere». E in un post su Facebook scrive:
«Abbraccio tutti quelli che mi sono stati vicini». Porterà anche il suo cane
Argo. Un golden retriever che ha allietato le sue giornate in ambasciata.
Porterà il telefonino con l’sms tanto atteso, che non vuole cancellare, del suo
avvocato, Paolo Busco: «Preparati, puoi tornare».
Immediatamente il pensiero è volato ai ragazzi. Solo a loro
hanno pensato in questi anni amari Salvatore e Vania. «Ci descrivono come
persone esemplari. In realtà siamo una famiglia normalissima. Io sono una donna
di casa che non vede l’ora di riabbracciare suo marito. Ci conosciamo da quando
avevamo io 15 e lui 16 anni. C’è un legame forte tra noi. Forse è questo che ci
ha aiutato a resistere nei momenti più brutti». Il peggiore? «Più della
prigionia il giorno in cui è dovuto ripartire. Era tornato da dieci giorni. Ci
avevano detto che sarebbe rimasto. Avevamo ricominciato a progettare il futuro.
Invece lo hanno chiamato e quel giorno è dovuto partire». Concorda Michele
Girone, il padre di Salvatore, descritto da tutti come la «colonna» della casa.
«Ci siamo dati la mano e abbiamo formato un muro di energia e di fiducia che
non hanno potuto abbattere neanche quel giorno».
«C’ero quando lo ha dovuto spiegare al figlio che doveva
tornare a Nuova Delhi», ricorda Michele Emiliano, allora sindaco oggi
governatore della Puglia e ormai amico di famiglia. «Il bambino non si dava
pace. E io stesso dicevo a Salvatore di capire se poteva sottrarsi. Ma lui ha
guardato il figlio e gli ha detto: “Devo tornare per difendere l’onore dello
Stato”. Una lezione che non dimentico». E il suo di onore? Lasciato spesso in
secondo piano dietro le strumentalizzazioni politiche? Vania ti punta negli
occhi uno sguardo dolente e sincero: «Salvatore c’era. Sa come è andata. Sa che
non ha fatto niente. Non vuole sottrarsi. Ma dimostrerà che è innocente. Tutto
il resto non importa. Conta solo che potrà tornare a casa».
ecco,quanti saprebbero dire:torno per l'onore dello Stato
RispondiEliminaAi colpevolisti "per forza", quelli che le carte non le hanno lette e probabilmente non le leggerebbero posso soltanto augurare di non trovarsi in situazioni che richiedano l'intervento di servitori dello Stato così come successe all'ingrata Giuliana Sgrena .
RispondiEliminaUn piccolo tarlo del dubbio dovrebbe loro entrare nella mente quanto meno perché l'India a distanza di quattro e più anni non ha ancora formalizzato un atto di accusa che, almeno per un ignorante di cose di diritto quale sono, è peggio ancora di quanto succede da noi in materia di giustizia (In-giustizia, please).
Leno