Immaginiamo che in una qualsiasi delle città importanti dove si è votato domenica, si fosse applicato il sistema partorito con l'Italicum. Al primo turno, nessun vincitore - e meno male, vista l'astensione superiore al 40% - , nemmeno a Torino e Milano dove Fassino e Merola hanno raggiunto quella soglia solo con i listoni, laddove la legge elettorale nazionale prevede il premio solo alla lista-partito, non alle coalizioni.
Se poi pensiamo ai voti finiti proprio al PD (pochini no ? lo ammette anche il capo, che dovrà avvertire i ventriloqui, Guerini e Serracchiani, di cambiare il disco...) ecco che il miraggio del 40% (che pure, visto il premio che regala, non è soglia esagerata, anzi) si rivela per quello che è : un'ubriacatura di ottimismo e presunzione nata dopo le elezioni europee.
Però c'è il ballottaggio, e lì io - ragiona renzino - sarò il candidato affidabile contro gli ortotteri sfascisti.
Affidereste le chiavi di casa VOSTRA ad un grillino, ci sussurra subdolo nel segreto dell'urna il nostro ? Per molti la risposta sarà NO, e lui su questo conta.
Calcolo possibile, diciamo anche probabile (senza esagerare), ma rischioso.
Vedremo a Roma e Torino come andrà, e anche un po' a Milano.
Certo, votare per il sindaco non è come per il premier, però io sospetto fortemente che i voti del centrodestra, quelli che non finiranno nel cestino dell'astensione, premieranno più i grillini, in funzione anti renzi, che il contrario.
Prendiamo Roma, piazza che conosco meglio. Ebbene, sono pronto a scommettere che il 20% di voti della Meloni si divideranno tra astensione e Raggi, ben pochi confluiranno su Giachetti ( solo il mio e quello di Maria Luisa , la mia bella amica romanista ??) .
Il 10% scarso di Marchini (complimenti Cavaliere, un vero bacio della morte !) , si asterrà, o andrà sul candidato PD, ma non controbilancerà la maggior massa della destra Meloniana.
Viceversa, i voti finiti a Fassina, secondo me , sempre astensione a parte, premieranno più i protestatari gillini che uno come Giachetti (che pure qualche voto lo prenderà).
Insomma, sono abbastanza certo che la Raggi sarà il nuovo sindaco di Roma, il che non mi pare bello, ma tant'è...
Se poi una cosa del genere accadesse anche a Milano - dove, a dispetto e con auspicabile scorno del Ministro Martina, che ha sproloquiato per ore domenica notte sui 5 punti di vantaggio di Sala su Parisi, alla fine il distacco è stato di poco più di 4000 voti...- , coi grillini in soccorso anti renziano al candidato di centrodestra, o addirittura a Torino, annullando gli attuali 11 punti di distacco tra Fassino e la grillina Appendino (bel sorriso simpatico...), bè allora scommetto 1000 euro che l'Italicum sarà immediatamente rivisto e corretto...
Intanto, utile questa riflessione di Giacalone, che da sempre critica una legge che non ha uguali nelle democrazie occidentali, "mature" o no che siano.
Italicum stellare
Eppure qualche cosa di sensato e compito le urne
amministrative la dicono. Intanto che nell’Italia che vuol essere a forza
bipolarista (siamo alla seconda legge elettorale con il premio al polo che
vince) i due poli non ci sono. O ce ne sono troppi. Nei municipi la questione
si risolverà fra due settimane, perché il ballottaggio assolve alla sua
funzione naturale, quando si tratta di eleggere organi monocratici (il
sindaco). Ma se funzionassero come in Francia, per le elezioni legislative, ai
ballottaggi andrebbero in tre o quattro. Con tanti saluti al bipolarismo.
La seconda cosa l’ha detta Matteo Renzi, che cercando di
togliere valore nazionale ai risultati ha affermato che gli elettori sanno
scegliere, non si muovono (almeno non solamente) per schieramenti e partiti, ma
valutano i candidati. Ha ragione, è quel che accade. Ma, allora, se gli
elettori sono così smagati e capaci di scegliere, perché non possono farlo con
i parlamentari? Il ragionamento di Renzi, corretto, dovrebbe portare verso i
collegi uninominali, esaltando il discernimento esercitato dai liberi elettori.
Oppure, all’opposto, preso atto che i poli sono tre o quattro, che le truppe
frinenti marciano e non passano, ma permangono, e che ridurli a due per legge
sembra un filino forzato e rischioso, si dovrebbe viaggiare verso il ritorno
del sempre uguale, ovvero del sistema proporzionale. Preferisco la prima, ma ha
un senso anche la seconda. Ne ha assai meno il sistema vigente, sconosciuto nel
tempo e nello spazio, mai adottato da alcuna democrazia, forse proprio per
questo denominato: italicum.
Il sogno di un capo partito è quello di arrivare
al ballottaggio ponendo gli italiani davanti alla scelta: o io o quelli
dell’antipartitismo ortottero. Convinto che gli italiani, anche delle altre
sponde politiche, lo voteranno per evitar di veder le stelle. E se così non
fosse? Giocare all’austriaca può non essere saggio.
Presi da cotanto ragionare non vorrei sfuggisse che la Banca d’Italia ha rivisto al
ribasso le stime di crescita (1.1% nel 2016), tenendosi comunque sopra quelle
che ci assegna l’Ocse (1%). Lo ricordo solo per dire che, a parte tutto, ci
sarebbe l’incomodo della realtà, cui dedicare qualche attenzione. Se avanza
tempo.
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