Bello, ancorché con forti sfumature di amarezza e giusta polemica, l'elogio del Garantismo fatto da Pierluigi Battista sul Corriere della Sera di oggi.
La descrizione del vero Garantista è ineccepibile, così come il monito a non esserlo solo nei giorni pari o dispari, a seconda della convenienza della propria parte, variamente declinata (partito, famiglia, amici...).
Aggiungo solo una cosa, per contrapporla a quelli della terza via, che non si mischiano coi "giustizialisti", in odore di forca (non bello dai ! ) , ma nemmeno vogliono scontentare il popolo del colosseo e della ghigliottina, oggi avidamente appollaiato sulle poltrone davanti alla tv a fare pollice verso nelle sublimi trasmissioni "giudiziarie" di Porta a Porta, Chi l'ha visto, Quarto Grado e non so quale altra immondizia televisiva del genere sia stata partorita ultimamente.
Costoro sono i "legalisti", i fautori della "legalità", come se pretendere il rispetto delle garanzie, previste dalla Costituzione, dai Codici e dai Trattati internazionali, fosse esercizio di "illegalità".
In realtà il rimprovero sotteso anche di questi signori, che in questo riecheggiano i manettari travagliati, è che per i garantisti le prigioni non dovrebbero esistere, che tutti sono sempre innocenti, che l'invocazione del rispetto delle regole e il loro non stravolgimento per placare le paure e le pruderie giustiziere della gente peggiore, sono in realtà la difesa dei "cavilli", a favore dei clienti, colpevoli sempre, dei malnati avvocati penalisti, con troppo pelo sullo stomaco.
Ecco, i garantisti, aggiungerei alla bella descrizione di Battista, non sono affatto innocentisti tout court, sempre e comunque, se non nel senso costituzionale di pretendere che si attenda la condanna definitiva perché un uomo possa dirsi colpevole (qui basta il titolo di un giornale o sulla TV) .
Ma se alla fine di un giusto processo, una persona viene riconosciuta responsabile del delitto attribuitogli, ebbene non sarà il garantista ad opporsi ad una pena che a sua volta sia giusta, e non vendicativa, sommaria, "esemplare".
E tantomeno si opporrà a che quella pena sia compiutamente scontata, in carceri che non debbono essere hotel ma nemmeno camere di tortura.
E chiedere troppo, signori della "legalità" ?
La nobiltà antica del garantismo
di Pierluigi Battista
Sarebbe il caso, per decenza e pulizia del linguaggio, di
abolire del tutto dal vocabolario politico la parola «garantista», almeno per
salvarne la dignità.
Garantista sarebbe infatti: chi difende i princìpi dello
Stato di diritto, chi vuole processi giusti, chi detesta lo sputtanamento
mediatico, chi difende il valore costituzionale della presunzione d’innocenza.
Invece in Italia garantista è, nella totalità dei casi tranne rarissime
eccezioni come i Radicali con Tortora o oggi Luigi Manconi che difende con
coerenza i diritti dei poveracci e quelli degli avversari politici, chi vuole
veder tutelati i diritti degli amici, dei sodali, dei parenti, riservando agli
altri la gogna.
Per cui si vedono fieri garantisti che si scandalizzano se
escono intercettazioni intrusive sul caso Consip, perché quella è la parte politica
da difendere, ma non hanno nulla da eccepire, anzi sotto sotto godono pure, se
si apre la telenovela dei messaggi WhatsApp di Virginia Raggi, una nemica e
dunque passibile di trattamento mediaticamente rude. E viceversa vedrai feroci
forcaioli come i grillini che diventano agnelli garantisti se a finire sotto il
torchio della giustizia capita qualche esponente del Movimento 5 Stelle. Uno
spettacolo che sarebbe comico, se non fosse penoso e se non deturpasse il
nobile nome di «garantismo», scambiandolo per uno strumento in mano al clan di
appartenenza per piegarlo dove soffia il vento.
Per cui, aboliamolo, nel ricordo della sua antica nobiltà. E
per sottrarlo dalle grinfie di chi non ci crede nemmeno un po’, ma ne agita la
bandiera solo per convenienza politica, a zig zag, come capita. Se vedete un
articolo che ne fa menzione, sappiate che lì non si vuole difendere un
principio, ma un’amicizia, uno schieramento, una militanza comune.
E ricordando
che il garantista è vero se una volta, almeno solo una volta, è capace di
difendere qualcuno lontano dalla propria cerchia, qualcuno antipatico, qualcuno
che appartenga a uno schieramento politico con cui si è quotidianamente in
lotta. E che se si è garantisti, lo si è per sempre, e non solo quando fa
comodo.
Cioè, in Italia: mai, se non appunto le nobili eccezioni prima
menzionate. Un po’ di sana ecologia lessicale non guasterebbe. Poi, avanti con
la scazzottata politica, ma almeno senza l’ipocrisia.
Giù le mani dal
garantismo.
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