Devo confessare che anche io, di fronte alle notizie quotidiane di donne violentate (lasciamo stare ora i carabinieri di Firenze, storia comunque brutta fosse anche vera la versione dei due militi) in questa torrida estate 2017, sono rimasto interdetto. Cosa sta accadendo ?
Certo, la mente va subito all'invasione di migranti, ma poi le cronache spiegano come anche gli indigeni si danno il loro da fare.
Poi però mi è venuto un dubbio, ricordandomi due articoli letti anni fa, uno di Facci, sui suicidi, e l'altro sul bel quotidiano web di Luca Sofri, Il Post, proprio sui dati delle violenze sulle donne, che spiegavano come i numeri veri non confermavano la percezione trasmessa dai giornali.
Leggendo questi ultimi, che magari per un periodo si soffermano particolarmente su determinati episodi rispetto ad altri, uno si fa la convinzione di trovarsi di fronte ad un fenomeno in esplosione, e invece così non è in realtà.
Ed ecco che stamane Mattia Feltri, nella sua rubrica su La Stampa, conferma la bontà del dubbio descritto : gli stupri, in Italia, sono diminuiti, così come una serie di altri reati.
Statistiche del Viminale, ribadite dall' articolo, che pure posto di seguito, del celebre collega, l'avv. Carlo Federico Grosso.
Con questo vogliamo dire che non ci si deve preoccupare, che possiamo lasciare tutto com'è ?
No, ma come scrive ottimamente l'avv. Grosso, la strada non quella delle leggi speciali, semmai un serio lavoro di crescita civile e culturale (roba lunga, ma indispensabile se veramente vogliamo risolvere) e nel breve termine migliorare la prevenzione.
Per le punizioni, quelle già ci sono. Il problema è applicarle.
L'ITALIA CHE NON C'E'
MATTIA FELTRI
Abbiamo un’altra emergenza: l’emergenza stupri. «Ma che sta
succedendo?» si è chiesto Matteo Salvini mentre proponeva la castrazione
chimica per gli stupratori. Eh, sta succedendo che gli stupri sono in calo. Di
poco, troppo poco, ma in calo: 2.333 da gennaio a luglio 2017 contro i 2.345
dello stesso periodo 2016, dicono i dati del Viminale. Piuttosto a Roma c’è
l’emergenza polizia, segnala il sindaco Virginia Raggi. Mancano le guardie
(poliziotti, carabinieri eccetera). Che poi siamo il Paese con più guardie per
abitante d’Europa, il terzo al mondo dopo Russia e Turchia, dice il Wall
Street Journal. Ah, il Lazio è la regione italiana con più guardie pro
capite d’Italia, ne ha più del triplo della Lombardia, dice sempre il Viminale.
Sarà che sono tutti nei ministeri e negli uffici perché in effetti per strada,
e soprattutto di sera, non si vedono.
Certo, c’è l’emergenza parchi, che sono diventati
accampamenti per immigrati. Però il controllo dei parchi tocca ai vigili
urbani, e Roma ha un numero di vigili urbani per abitante che è il terzo in
Italia, ma pure i vigili alla sera preferiscono rincasare. Così esplode
l’emergenza rapine, anche se negli ultimi due anni sono diminuite del 23 per
cento (sempre dati del Viminale, sempre periodo gennaio-luglio). E poi esplode
l’emergenza furti, anche se negli ultimi due anni sono diminuiti del 22 per
cento. Più in generale è esplosa una terribile emergenza criminalità, anche se
i reati sono complessivamente diminuiti del 26 per cento. Però, ecco,
un’emergenza l’abbiamo: l’emergenza matti.
Lo stato di diritto contro la violenza
CARLO FEDERICO
GROSSO
Leggi speciali per
contrastare la violenza sessuale? Stando a quanto è stato riportato ieri dalle
agenzie lo avrebbe ipotizzato, addirittura, il sindaco di Roma Virginia Raggi.
Che la violenza sulle donne sia fenomeno esecrabile è ovvio. Che si debba reagire
agli episodi ricorrenti di violenza con una legislazione speciale di emergenza
mi sembra, tuttavia, un non senso.
Occorre, piuttosto,
assicurare che la legislazione penale vigente venga applicata efficacemente e
con rigore e che, se del caso, vengano rafforzati i già previsti presidi di
protezione, di prevenzione e di controllo del territorio.
Innanzitutto sembra
opportuno precisare che, se è vero che a livello di percezione il fenomeno
criminale della violenza sessuale sembra essere aumentato, le statistiche
ufficiali rivelano il contrario: sia pure soltanto con riferimento ai casi di
violenza denunciati, essi parrebbero essere diminuiti di più del 10% dal 2006
al 2015. E gli stupri sarebbero ulteriormente diminuiti nel primo semestre del
2017 rispetto al semestre corrispondente del 2016. Quale legislazione di
emergenza, dunque?
Ricordo d’altronde
che una legislazione speciale di emergenza era stata introdotta, nel nostro
Paese, al tempo del terrorismo, per estirpare la violenza allora dilagante. Ma
ricordo pure che, se si fa eccezione per l’efficacia dirompente di talune norme
premiali, le disposizioni che hanno appesantito le sanzioni penali, attenuato
le garanzie individuali, introdotto scorciatoie all’azione delle forze
dell’ordine poco sono servite allo scopo. Semplicemente, hanno imbarbarito il
livello dello stato di diritto introducendo nel nostro sistema giuridico
pericolose scorie autoritarie.
Che fare, dunque, di
fronte ai casi di cronaca dei quali i giornali hanno ampiamente parlato nei
giorni scorsi? Come dicevo, applicare rigorosamente la legge penale vigente e
rafforzare nei limiti del possibile i presidi di tutela dei cittadini sul
territorio.
La legislazione
penale in materia di violenza sessuale mi sembra adeguata ad una repressione
efficace del fenomeno: essa prevede la reclusione da cinque a dieci anni per
l’ipotesi base di chi con violenza o minaccia costringe taluno a compiere atti
sessuali, pena che viene elevata in casi particolarmente gravi in ragione della
qualità del soggetto agente o di quella della vittima (es. minore).
Si tratta a questo
punto di applicare adeguatamente e rigorosamente tale legislazione: nella
cornice di un processo giusto per l’imputato, ma che garantisca nello stesso
tempo il soggetto passivo della violenza da ambigui tentativi delle difese
degli imputati - purtroppo talvolta ancora presenti e tollerati nei processi
per stupro - di truccare le carte e di ribaltare il rapporto esistente fra
carnefice e vittima. Ma a tale ultimo riguardo non sono utili o possibili
riforme legislative, ma deve essere la magistratura a farsi, di fatto, garante
della correttezza dello svolgimento del processo.
La legge prevede
d’altronde già oggi che il territorio sia pattugliato e controllato dalle forze
dell’ordine a protezione dei cittadini contro i fenomeni di criminalità. Il
controllo non è adeguato o sufficiente? Lo si potenzi, si investano per quanto
possibile risorse, si predisponga un sistema capillare di videosorveglianza.
Ancora una volta, nessuna legge speciale, bensì l’impiego di strumenti adeguati
di tutela conseguenti ad un adeguato investimento di denaro nella
sicurezza.
Il tema della
violenza sulle donne è, per altro verso, più complesso rispetto a quanto
risulta evidenziato dagli episodi dei quali hanno parlato i giornali nei giorni
scorsi. Non c’è, soltanto, la violenza degli estranei perpetrata nelle strade.
C’è la violenza quotidiana consumata nelle mura domestiche, c’è la violenza
perpetrata all’interno delle piccole comunità isolate, c’è la violenza subita
in silenzio dalle donne terrorizzate dal contesto famigliare o sociale
circostante.
Anche con
riferimento a queste situazioni di violenza la reazione giudiziaria deve essere
inflessibile e l’applicazione della legge penale rigorosa. Ma anche qui il tema
principale è costituito dalla predisposizione degli strumenti in grado di fare
emergere, e pertanto anche sotto questo profilo contrastare, tali fenomeni
criminali di regola sommersi: potenziamento dei servizi sociali, potenziamento
delle istituzioni di protezione delle donne, interventi sul terreno della
educazione civile.
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