Il Procuratore Generale presso la Cassazione, Ciani, all'inaugurazione dell'anno giudiziario lamenta la perdurante campagna di "denigrazione e delegittimazione" della magistratura, accusata ingiustamente di tracimazioni politiche. Si, certo, degli errori sono stati commessi, ammette (bontà sua...), ma non avevano quella finalità...
Lasciamo per un attimo perdere la polemica politica, ma non pensa il Procuratore Generale che se la classe magistratuale sia scesa sotto al 50% ( e se non ci fossero i fan collusi dell'antiberlusconismo, io ritengo che questo valore sarebbe ancora più basso...) nell'indice di fiducia degli italiani lo deve anche ad altre cose ? Il troppo vasto numero di errori giudiziari, il protagonismo mediatico, l'adozione di provvedimenti abnormi destinati a non essere mai puniti...
Tra questi, esemplare il caso ILVA di Taranto. Il Camerlengo se n'è occupato in tanti posti, stigmatizzando la GIP Todisco che sembra chiaramente aver fatto della vicenda una questione personale con i Riva.
Chi vuole ha un piccolo archivio da consultare :
http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/12/la-cassazione-boccia-nuovamente-la.html
http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2012/09/caso-ilva-ricusare-la-todisco-non-e.html
http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2012/08/caso-ilva-terza-puntata-ma-questo-gip.html
e questi sono solo un campione.
Il sequestro monstre di 9 miliardi di euro a tutte le società in qualche modo ricollegabili ai Riva è stato l'ultimo colpo di mano, che è stato bocciato con parole durissime dalla Corte di Cassazione.
Il commento stavolta lo lascio al mio Maestro di questioni penali, l'avvocato e caro amico Domenico Battista, che nel segnalare la notizia sul Sole 24 Ore (che pure trovate di seguito), ne lamenta la scarsa eco.
Ha ragione. Noi, nel nostro (infinitesimo ) piccolo, proviamo a rimediare.
Ma perchè questa clamorosa notizia ha trovato così poco spazio nei media ? Eppure, a prescindere dagli aspetti tecnici procedurali, il fatto che la Corte di Cassazione abbia annullato il decreto di sequestro emesso dal GIP di Taranto in quanto "ABNORME" avrà pure una qualche valenza ? E la domandina, banale banale, terra terra quanto volete, "adesso chi paga ?", unita alla certezza che non sarà certo l'autrice di quel provvedimento "abnorme" a subire il sia pur minimo pregiudizio finanche di carriera (anzi !!!), vorrà lasciare spazio a qualche meditazione ? Per esempio a chi pensa che "la riforma della giustizia" la debba scrivere ed approvare l'ex sindacato ed ora associazione politica ANM ?
Leggere anche sul Foglio di oggi "L'accerchiamento giudiziario dlel'ILVA genera solo mostri", con una attenta analisi dei costi economici che hanno determinato i provvedimenti di un singolo magistrato ? Ci vogliamo rendere conto o no che il sistema non garantito delle misure cautelari REALI pone altrettanti problemi di quelli drammatici dell'abuso delle misure cautelari PERSONALI ? (avv. Domenico Battista)
Ed ecco come il Sole 24 Ore ha dato notizia della sentenza
Ilva, la Cassazione: abnorme il sequestro degli 8,1 miliardi
Domenico Palmiotti
TARANTO
Il provvedimento con cui il gip di Taranto, Patrizia Todisco, ha sequestrato, nei mesi scorsi, beni e conti del gruppo siderurgico Riva presenta «aspetti di abnormità strutturale che lo pongono fuori dall'ordinamento con l'esigenza della sua conseguente rimozione».
È netto il pronunciamento dei giudici della Corte di Cassazione a proposito dell'ordinanza con cui il gip, nell'ambito dell'inchiesta sull'inquinamento dell'Ilva, a partire da maggio 2013 aveva messo sotto chiave 8,1 miliardi di euro partendo da Riva Fire ed estendendosi alle società collegate tra cui Riva Energia, Riva Acciaio e Muzzana Trasporti. Un maxi sequestro che la Cassazione ha annullato senza rinvio poco prima di Natale, liberando dai «sigilli» anche le società controllate dall'Ilva amministrate dal commissario Enrico Bondi. Ieri c'è stato il deposito delle motivazioni.
Esaminando gli atti del gip, la Suprema Corte dice che «in difetto di una richiesta da parte del pm», è stata autorizzata «una estensione del sequestro preventivo in relazione a oggetti (azioni, quote sociali, cespiti aziendali ecc.) e a destinatari (le società ricorrenti, neanche sottoposte a indagine riguardo ai fatti di reato oggetto di contestazione) del tutto diversi rispetto a quelli indicati nell'originario decreto». La Cassazione rammenta infatti che «il decreto di sequestro aveva come soggetti destinatari Riva Fire (ovvero l'ente, o gli enti, eventualmente nati dalla sua trasformazione o fusione, anche per incorporazione o scissione parziale) e solo in via meramente subordinata - in caso di incapienza dei beni della prima - l'Ilva spa». Il gip, invece, non ha illustrato «i motivi dell'autorizzata estensione, oggettiva e soggettiva, della misura cautelare reale anteriormente disposta». Ma soprattutto, rileva la Cassazione, non vengono spiegate «le ragioni dell'estensione del sequestro rispetto a soggetti e beni ricompresi nel provvedimento cautelare genetico, omettendo peraltro di specificare i motivi per i quali tali beni – facenti capo a società giuridicamente autonome anche se controllate rispetto a quelle coinvolte nell'indagine – siano stati considerati profitto dei reati associativi e ambientali». Soprattutto «non vengono illustrate le ragioni per cui i beni costituenti oggetto del sequestro debbano considerarsi profitto del reato e dunque aggredibili con una misura cautelare reale».
E ancora, secondo la Cassazione, l'ampliamento del sequestro a società che si ritengono controllate o comunque nell'orbita di Riva Fire e Riva Forni Elettrici «poggia su un presupposto la cui esistenza rimane indimostrata». Infatti, «non è possibile sulla base di una relazione di controllo o di collegamento societario solo genericamente prospettata ricavare l'esistenza di alcun nesso logico-giuridico tra quest'ultimo e il conseguimento di eventuali illeciti benefici da parte delle controllate».
Intanto procede alla Camera dei deputati l'esame in aula del decreto legge 136 sull'Ilva di Taranto e sulla Terra dei Fuochi. La conclusione del voto è attesa oggi, dopodichè il decreto andrà in Senato. Infine sul piano di rilancio dell'Ilva presentato alle banche dal commissario Enrico Bondi arriva un'apertura dell'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni: «L'Ilva – sostiene il top manager – non è un'azienda in restructuring o da salvare. Ha una solidità patrimoniale importante. Non la classificherei tra le aziende in crisi».
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