martedì 21 giugno 2011

MA QUANTO DISTA LA GRECIA ???

Come di consueto, quando Polito scrive, il "camerlengo" legge con attenzione e condivide. Perché finora non è mai successo di leggere cose meno che interessanti e stimolanti


MANIFESTAZIONI DAVANTI AL PARLAMENTO GRECO 
Stavolta il "nostro" si dedica ad un argomento spinosissimo sul quale ho già scritto e riportato altri pareri. La crisi Greca e quello che più generalmente comporta per l'Europa e per noi. 
Ogni tanto mi prende un colpo....."debito pubblico spaventoso, ridimensionamento dell'impiego statale, popolazione che vive al di sopra dei propri mezzi, l'Europa, i tedeschi in particolare, stanchi delle cicale, il privato benestante e il pubblico allo sfascio..." oddio siamo noi !!! E invece sono i greci. Meno male mi dico. Miope...
E si perché a me sembra che i difetti siano molto molto simili...quindi preoccupantemente ipotizzabile che quel quadro -  condizioni  rovinose dei conti dello Stato, cure drastiche che i governanti dicono di accettare pur di avere i finanziamenti richiesti (centinaia di miliardi !!!) mentre la gente sta in piazza a dire che col cavolo !!! -un domani possa essere il nostro.
Io condivido la posizione di fondo espressa da Polito, che è di rigore e di persecuzione del risanamento ulteriore dei conti.
MA come si concilia questo con le esigenze di "crescita" ? In tempi brevi mi sa che non si può. Cerco di spiegarmi meglio. Io immagino che il nostro paese si debba dare una bella riaggiustata ed eliminare tutta una serie di sprechi e di parassitismi. Sull'impiego statale secondo me negli ultimi anni cose buone sono state fatte anche se migliorare si deve e si può. Ma molto deve essere fatto in quei particolari tumori che sono  la Pubblica Istruzione e la Sanità. Io a differenza di liberali più liberisti di me che  immaginano un minor intervento pubblico in questi settori, ritengo  invece che, insieme alla difesa, la sicurezza e la Giustizia, anch'essi debbano restare di gestione pubblica. Ma assolutamente migliore, più razionale, non più  clientelare (o peggio) dell'attuale. Poi c'è da riorganizzare le professioni, con il numero chiuso, le selezioni a monte, in modo da evitare che troppa gente vada a ingolfare settori saturi, con conseguenti disservizi sia a livello qualitativo che produttivo. In campo previdenziale, comprendere che voler dare a tutti significa penalizzare , depauperando risorse, quelli che hanno veramente bisogno. E quindi NON solo ovviamente scoperta ed  eliminazione dei falsi invalidi, ma anche criteri meno generosi nell'elargizione di sostegno a persone si bisognose ma non "gravi". L'elenco è lungo...e già vedo piazza Montecitorio popolata da migliaia e migliaia di "indignati".  Mentre i "beneficiati" delle tasse e i "vessati" dell'Agenzia delle Entrate si guardano sempre più pericolosamente in cagnesco.
Polito, come si fa ? 

NÉ TRUCCHI NÉ MESTIERANTI”

di ANTONIO POLITO dal Corriere della Sera del 21 giugno 2011

Fermare chi vuol truccare i conti o l’Europa rischia di perdere i pezzi.
 
L’Europa sta davvero rischiando di andare in pezzi. Non riesce infatti a salvare dalla bancarotta la piccola Grecia. E la folla verde di Pontida poteva benissimo essere un raduno di greci indignados: anche i leghisti si ribellavano all’austerità imposta dall’Unione per l’euro e chiedevano meno tasse e tagli.
Seppure con aspetti di farsa, la vicenda politica italiana partecipa pienamente alla tragedia europea. L’Europa sta davvero rischiando, come forse mai prima, di andare in pezzi. E la folla verde di Pontida poteva benissimo essere un raduno di greci indignados: in fin dei conti anche i leghisti si ribellavano all’austerità imposta dall’Unione per salvare l’euro, e chiedevano meno tasse, meno tagli, meno multe. O si ribellavano agli impegni militari assunti con gli alleati europei, proponendosi il ritiro dalla Libia. Moneta e difesa, i due pilastri sulle cui crepe può davvero sbriciolarsi, nel giro di qualche settimana, lo storico progetto dell’Europa unita. La grande Europa non riesce infatti a salvare dalla bancarotta la piccola Grecia. Non ci riesce non solo perché costa; ma soprattutto perché vi si oppongono gli elettorati del Nord, manco a dirlo indignati anche loro, stanchi di soccorrere i reprobi, indifferenti al fatto che così aiutano anche se stessi (o almeno le loro banche, che poi è la stessa cosa). Ferite profonde, e forse mai più rimarginabili, si stanno aprendo in quello che sarebbe dovuto diventare un unico demos europeo. I berlinesi schiumano di rabbia perché non vogliono che le loro tasse continuino a finanziare la dolce vita dei greci; ma ad Atene sfilano accusando i tedeschi di costringerli a una nuova povertà, e issano cartelli in cui Merkel e Sarkozy sono chiamati «nazi» . Che meraviglia c’è, dunque, se i leghisti nostrani si ribellano al patto di stabilità dei comuni o alle quote latte di Bruxelles? Nello stesso tempo, la grande Europa non riesce a piegare la piccolissima Libia di Gheddafi. Senza gli americani, gli europei stanno facendo cilecca. La più imponente alleanza militare della storia dell’umanità rischia seriamente di perdere la sua seconda guerra (e la prima, in Afghanistan, di sicuro non l’ha vinta). Dice Kurt Volker, un ex ambasciatore Usa: «Per gli europei, Nato significa America; per l’America significa Europa. Così non appartiene più a nessuno di noi» . I ridicoli budget destinati alla difesa dai Paesi europei, abituati a essere difesi dagli americani con i soldi degli americani, stanno fallendo la prova del fuoco. Con gli Usa sempre più immersi nel Pacifico e sempre più lontani dal Mediterraneo, stiamo mostrando a teppisti di ogni risma di essere troppo imbelli per tenere l’ordine in questa parte del mondo. Che cosa sia oggi l’Europa della difesa è ben descritto dalla scena del ministro La Russa che si presenta con sei ore di ritardo alla riunione della Nato a Bruxelles e poi spiega al Corriere che si trattava di «un ritardo studiato: in quelle ore si parlava di Libia e io non volevo ascoltare nuove richieste» . C’è da meravigliarsi, allora, se a Pontida suonano la ritirata? La crisi che sta squassando la politica italiana è crisi finanziaria, politica e morale proprio perché si iscrive nel dramma continentale. Per questo produce più effetti politici un report di Moody’s che cento Pontida. C’è qualcosa infatti che ci accomuna alla Grecia; ed è che se sgarriamo, se diamo una mano a spezzare l’euro e l’Europa, anche noi avremo solo da perderci. Nel ’ 99 pagammo una salata euro-tassa per entrare nella moneta unica, e i greci non ce la fecero. Entrarono due anni dopo, ma dopo aver truccato i conti. Il contenuto della crisi politica italiana è ancora oggi lo stesso: dobbiamo sperare che vinca chi non intende truccare i conti e chi vuole rispettare gli impegni. E che perdano i tanti mestieranti nostrani del pianto greco.




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