sabato 9 luglio 2011

USCITA LA SENTENZA SUL LODO MONDADORI : CAMPAGNA ACQUISTI DEL MILAN FINITA PER MANCANZA FONDI.

Chi legge il Camerlengo lo sa : io non tenero con i giudici della nouvelle vague ,  specie poi quelli di Milano che si sono meritati l'apprezzamento sarcastico di instauratori del "rito ambrosiano", parallelo e alternativo a quello nazionale.
Ritengo che la Procura milanese abbia assunto il compito di liberare l'Italia da Berlusconi, ma invece di imbracciare coraggiosamente le armi e salire sulle montagne per una nuova lotta partigiana, preferisce farlo nelle più comode aule di tribunale, sotto l'ala protettiva della opposizione sciocca (che non vede come una magistratura politicizzata sia un vulnus per la democrazia ) e del CSM complice.
Premesso questo, la vicenda del Lodo Mondadori presenta delle obiettività che appare difficile contestare. 
Una volta assodato che il Giudice Metta fu corrotto . e su questo ci sono sentenze penali passate in giudicato, che l'annullamento del lodo Mondadori, che aveva dato ragione a De Benedetti e quindi torto a Berlusconi, era stato "comprato", bé , fatto salvo che i processi si fanno in Tribunale e non sui giornali e/o nelle piazze, stavolta mi sembra che per il premier le speranze di cavarsela fossero veramente poche.
Sull'entità della cifra non so esprimermi. Rispetto al primo grado se non altro la Corte D'Appello ha avuto l'umiltà e la prudenza di rivolgersi a tre professori e a non inventarsi di poter far da sé come fece presuntuosamente il giudice di primo grado. E la somma è stata decurtata del 25%. 
Non poco ma 560 milioni di euro restano un bel salasso, e a mio modestissimo parere male fecero i legali di Berlusconi a siglare l'accordo con la controparte in pendenza dell'appello : rinuncia a mettere in esecuzione la sentenza di primo grado (esecutiva per legge) a fronte di una fideiussione bancaria e l'impegno della Corte di pronunciarsi in tempi brevi ( appunto perché la legge è uguale per tutti....in corte d'Appello le cause dei cittadini "meno uguali" vanno in decisione nel 2014...) .
Risultato, appena riceveranno la sentenza le banche dovranno pagare e quindi poi rivalersi sulla Fininvest. 
Noi, piccoli avvocati artigiani,  avremmo provato ad avere fiducia nella giustizia e ci saremmo giocati la partita chiedendo la sospensione dell'esecutorietà della sentenza (istituto previsto) a fronte dell'enormità dell'esborso sentenziato , 750 milioni, in grado di destabilizzare il gruppo. Secondo me lo avrebbero ottenuto (accade spesso per cifre assolutamente inferiori, ancorché sempre consistenti e quindi a rishcio fallimento di chi deve pagarle). 
Al di là di questo, io credo, ma è una congettura, che a suo tempo , in modo molto italico, qualcuno volle essere sicuro di vincere, non giocandosi la partita (che poteva essere vinta sul campo, il lodo Mondadori era tutt'altro che perfetto)  ma comprandola.
Si sa, agli italiani piace vincere facile.
E Berlusconi è il più italiano di tutti. Su questo nessun dubbio 
Buona Lettura

Dal Corriere della Sera.it del 9 luglio 
"Maxisconto dei giudici a Silvio Berlusconi sul «lodo Mondadori»: un quarto secco in meno, da 750 a 560 milioni di euro. Ma per il premier questo risparmio di 190 milioni è l’unica buona notizia: anche la seconda Corte d’Appello civile di Milano, infatti, condanna la società del presidente del Consiglio e dei suoi figli a pagare alla Cir complessivamente 560 milioni (tra capitale, interessi legali dall’ottobre 2009 e spese legali) come risarcimento a Carlo De Benedetti per i danni causati all’editore di «Repubblica» dalla corruzione giudiziaria che nel 1991 inquinò la fine del braccio di ferro tra Berlusconi e De Benedetti per il controllo della prima casa editrice italiana, la Mondadori.
LA SOMMA 
-  L’entità della somma si compone del risarcimento vero e proprio, quantificato in 540 milioni di euro; degli interessi legali del 2,5% a partire dalla data della sentenza di primo grado emessa dal giudice Raimondo Mesiano, cioè dall’ottobre 2009; e delle spese legali fissate in 8 milioni di euro. A determinare gran parte della riduzione del risarcimento è stato l’esito della consulenza tecnica d’ufficio che nel marzo 2010 la Corte d’Appello aveva affidato ai professori Luigi Guatri, Maria Martellini e Giorgio Pellicelli per verificare «se fra giugno 1990 e aprile 1991e siano intervenute variazioni dei valori delle società e delle aziende oggetto di scambio tra le parti»: quesito al quale i tre consulenti hanno risposto calcolando una riduzione del valore delle aziende attorno al 18,8%.
I TEMPI
- Nella giustizia civile le sentenze sono immediatamente esecutive già dopo il primo grado, ma nel dicembre 2009 gli avvocati delle due parti (Giuseppe Lombardi, Giorgio De Nova, Achille Saletti e Fabio Lepri per Fininvest, Elisabetta Rubini e Vincenzo Ruoppo per Cir) raggiunsero un’intesa per «congelare» il versamento a fronte di due condizioni: una maxifidejussione di 800 milioni prestata da un pool di quattro banche alla Fininvest in favore della Cir, e l’impegno della Corte d’Appello a definire in tempi rapidi la causa di secondo grado iniziata il 24 febbraio 2010.  Questo significa che ora la Cir — appena nel giro di qualche giorno avrà in mano le copie "registrate" della sentenza firmata dai giudici Luigi De Ruggiero (presidente), Walter Saresella (relatore) e Giovambattista Rollero — avrà titolo per escutere la fidejussione in Banca Intesa Sanpaolo (capofila del pool con Unicredit, Monte dei Paschi di Siena e Popolare di Sondrio) e così incassare immediatamente i 560 milioni di euro sanciti dai giudici d’Appello. Proprio quello che voleva scongiurare il codicillo infilato di soppiatto dopo il Consiglio dei Ministri nel testo della Legge Finanziaria, ritirato dopo le polemiche ma nel contempo rivendicato come «sacrosanto» dal premier e ora destinato (secondo quanto dichiarato da Berlusconi e da membri della sua maggioranza) a poter essere resuscitato sotto forma di emendamento nel corso dell’iter parlamentare della manovra contabile.
LA VICENDA
- L’odierna causa civile, foriera dei 560 milioni di euro di risarcimento alla Cir, è diretta conseguenza dei processi penali scaturiti dall’inchiesta avviata nel 1996 dai pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo. I dibattimenti hanno già stabilito in via definitiva che l’avvocato Fininvest Cesare Previti, nell’interesse dell’azienda di Berlusconi, insieme ai legali Attilio Pacifico e Giovanni Acampora fecero pervenire al giudice Vittorio Metta 400 milioni di lire in contanti, parte dei 3 miliardi che 20 giorni dopo la sentenza di Metta i conti esteri Fininvest «All Iberian» e «Ferrido» avevano bonificato il 14 febbraio 1991 al conto estero «Mercier» di Previti. Per cosa? In cambio della compravendita di un verdetto, l’annullamento in Corte d’Appello civile a Roma del «lodo Mondadori», e cioè della decisione di un collegio arbitrale di tre giuristi scelti dalle parti per dirimere la controversa interpretazione degli accordi con la famiglia Formenton erede delle quote del genero di Arnoldo Mondadori, decisione che inizialmente era stata favorevole a De Benedetti nella contesa con Berlusconi per il controllo della casa editrice Mondadori. Quell’annullamento in Appello spianò la strada a Berlusconi perché pose la Cir nella condizione di trattare da una posizione molto più debole il compromesso con Fininvest: una transazione mediata dall’allora imprenditore andreottiano e oggi parlamentare pdl Giuseppe Ciarrapico, e infine sfociata nella spartizione del gruppo editoriale con i libri, i settimanali (tra cui «Panorama») e un conguaglio di 365 miliardi di lire a Berlusconi, e invece «l’Espresso», «Repubblica» e i quotidiani locali «Finegil» a De Benedetti. I processi penali si sono conclusi il 13 luglio 2007 in Cassazione con la condanna per corruzione del giudice Metta a 2 anni e 9 mesi (in continuazione con altri 6 anni già inflittigli per l’altro processo Imi-Sir), dell’avvocato Previti a 1 anno e mezzo (in aggiunta ai 6 anni di Imi-Sir), e dei legali Pacifico e Acampora a 1 anno e mezzo in continuazione con le precedenti condanne per Imi-Sir rispettivamente a 6 anni e a 3 anni e 8 mesi. L’unico a non subire conseguenze penali è stato proprio Silvio Berlusconi, il quale, seppure indagato per il medesimo reato costato poi la condanna a Previti, ottenne nel 2001 la prescrizione grazie al fatto che nella fase del rinvio a giudizio i giudici concessero, esclusivamente a lui, le attenuanti generiche."

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